Sardegna, vendetta FdI contro la Lega per lo 'sgambetto' a Truzzu
Vertici delle Fs decisi a Palazzo Chigi e non al Mit, ministero di Salvini. Veneto a FdI e frenata sull'autonomia
Nota congiunta Meloni, Salvini, Tajani per gettare acqua sul fuoco. Ma nonostante i leader facciano i pompieri dietro le quinte, dopo la sconfitta pesantissima in Sardegna...
"I dati disponibili sul voto in Sardegna consegnano una vittoria per meno di 3mila voti alla candidata del centrosinistra Alessandra Todde sul candidato di centrodestra Paolo Truzzu. Siamo rammaricati per il fatto che l'ottimo risultato delle liste della coalizione di centrodestra, che sfiorano il 50% dei voti, non si sia tramutato anche in una vittoria per il candidato presidente. Da queste elezioni, dunque, non emergerebbe in Sardegna un calo di consenso per il centrodestra. Ma rimane una sconfitta sulla quale ragioneremo insieme per valutare i possibili errori commessi. Continueremo a lavorare imparando dalle nostre sconfitte come dalle nostre vittorie". Così una nota congiunta firmata Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani dopo un vertice a Palazzo Chigi all'indomani delle elezioni regionali in Sardegna.
Ma nonostante i leader del Centrodestra cerchino di gettare acqua sul fuoco e fare i pompieri, dietro le quinte le polemiche nella maggioranza sono feroci.
Anche perché, prima del vertice a Palazzo Chigi con la premier e il ministro degli Esteri, Salvini da Pescara si era lasciato andare a una stoccata diretta alla premier: "Quando cambi un candidato in corsa è più complicato. Vale anche per un sindaco. Ma non sarò mai quello che, quando le cose vanno bene, è merito mio e quando le cose vanno male è colpa degli altri". Un chiaro siluro a Meloni, poi messo a tacere dalla nota congiunta.
Paolo Truzzu si è assunto la responsabilità della sconfitta delle elezioni regionali in Sardegna, visto soprattutto il disastroso dato di Cagliari, proprio nella città dove è ancora sindaco (ormai uscente) e che ha premiato nettamente Alessandra Todde. Dietro le quinte, però, in Fratelli d'Italia si ragiona su quel 4% di differenza tra il totale delle liste del Centrodestra e la percentuale ottenuta da Truzzu.
E il forte sospetto, anzi la certezza, sia della premier sia dei massimi vertici di FdI è che ci sia stata una sorta di vendetta soprattutto da parte del Partito Sardo d'Azione, che ha visto tagliare fuori all'ultimo momento il suo Governatore uscente Christian Solinas (colpito anche dall'inchiesta giudiziaria poco prima della chiusura delle liste), e in parte anche dalla Lega con il cosiddetto voto disgiunto. Ora ci si chiede che cosa potrebbe accadere nel governo e nella maggioranza.
Prima di tutto l'attenzione si sposta sulle Regionali in Abruzzo del 10 marzo, ma a livello di Centrodestra sono in molti a scommettere che le fibrillazioni aumenteranno notevolmente. Ufficialmente nessuna accusa tra alleati. La Lega tace e Fratelli d'Italia, per bocca del vicecapogruppo alla Camera Roberto Speranzon esclude una ritorsione leghista.
Ma a microfono spento c'è la convinzione che sia stato proprio lo sgambetto del Carroccio e dei suoi alleati sardi a far perdere Truzzu. Oltre al fatto di aver atteso fino all'ultimo per scegliere il candidato presidente con moltissime polemiche. Un candidato decisamente sbagliato visto che nella sua Cagliari ha preso una batosta clamorosa.
E adesso? La prima ritorsione che Giorgia Meloni potrebbe mettere in atto contro Matteo Salvini riguarda le nomine, attese a marzo, dei vertici delle Ferrovie dello Stato. In teoria il dossier è del dicastero dei Trasporti e delle Infrastrutture, quindi del segretario leghista, ma - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - Palazzo Chigi con Meloni e il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giambattista Fazzolari imporranno loro i nomi dei vertici delle Ferrovie con una tensione destinata a crescere ulteriormente con Salvini.
Non solo. A questo punto, fonti di FdI, spiegano che la Lega "si può scordare del tutto non solo il terzo mandato dei Governatori (già bocciato in Commissione al Senato) ma anche la guida del Veneto nel 2025". In sostanza, la premier vuole liquidare Zaia e prendersi almeno una regione del Nord, senza se e senza ma. E visto che in Piemonte Alberto Cirio è blindato, considerato anche il buon risultato di Forza Italia, l'obiettivo è il Veneto. Un'altra ripicca-ritorsione di Fratelli d'Italia potrebbe esserci sull'autonomia regionale con una frenata alla Camera in modo che il via libera finale alla legge Calderoli slitti a dopo le elezioni europee, facendo così un dispetto alla Lega che vuole sbandierare il risultato dell'autonomia proprio per recuperare voti in Veneto e in tutto il Nord.
Insomma, siamo solo all'inizio e la bagarre nel Centrodestra sarà forte e senza esclusione di colpi. Senza dimenticare che alle Europee si vota con il proporzionale e quindi tutti contro tutti. E senza dimenticare che l'abbraccio a Zelensky e il sostegno incondizionato della premier all'Ucraina non è affatto piaciuto ai massimi vertici della Lega, Salvini in testa.