Silvio Berlusconi e il rapporto con le donne

Aveva ragione la perfida Veronica, nel definire Berlusca malato? Credo di no

Di Paolo Diodati
Politica

L'immenso successo di Silvio Berlusconi in tutto il mondo, è dovuto al fatto che, avendo tutti la stessa origine in ciascuno di noi alberga un più o meno grande Silvio Berlusconi

È entrato nella Storia

Si parlerà di lui per secoli, per sempre.
Si scriveranno libri, si gireranno film sulla sua vita. "Una vita da non morire mai", come titola una canzone già scritta per lui. Film varianti de Il Caimano, magari peggiorate. Film che lo santificheranno. È indubbio: c'è chi lo ha amato tanto e chi lo ha odiato forse altrettanto. E così continuerà ad essere.
Come è stato detto, siamo tutti figli delle stelle e pronipoti di Sua Maestà il Denaro. Quindi l'immenso successo di Silvio Berlusconi in tutto il mondo, è dovuto al fatto che, avendo tutti la stessa origine (Stelle e Denaro) in ciascuno di noi alberga un più o meno grande Silvio Berlusconi. Come in ciascuno di noi (beh, non esageriamo, in quasi tutti noi), vive il famoso e spesso ridicolizzato e vituperato, fanciullino. E Berluscono, oltre al Sole in tasca, al sorriso pronto per tutti, all'insolita grande generosità, rara nei miliardari, ha avuto, fino alla fine, anche il fanciullino dentro.
Ricordo quando un collega simpatico provocatore anticonformista, a ogni successo elettorale del Camorrista e sospetto stragista, girava per la Facoltà dicendo: "Ma come si spiega, qui dentro non c'è uno che dice di votare Berlusconi, in giro lo stesso. Ci fosse uno che abbia il coraggio di dire che lo vota. Nessuno! E quello poi vince! Devono per forza esserci dei brogli..." 


 
Nel 1976 Indro Montanelli invitò a votare DC e per convincere chi diceva peste e corna di quel partito, aggiunse la celebre frase "turandovi il naso". E così tanti se lo turarono, che la famosa macchina da guerra del PCI fu fermata e sconfitta.
ll successo di Berlusconi, in un'Italia in cui ci si vergognava di dire apertamente, specialmente in pubblico, che lo votava, era dovuto anche a quelli che si turavano il naso, ritenendo gli altri peggiori di lui.
Sarebbe inutile e noioso, aggiungere la mia, alle numerose analisi di tutte le sue attività, che fioriscono su giornali cartacei o telematici. Qui sottolineo solo i due fatti politici che ritengo più importanti:
  • aver "sdoganato" i "fascisti" di Fini @ C ed aver recuperato Bossi che voleva spaccare in due l'Italia. Da queste iniziative, coraggiose e rivoluzionarie per l'aria che tirava, nacquero le basi per il nuovo PCI (Partito Conservatore Italiano);
  • è stato troppo leggero o timido in due occasioni storiche, che gli avrebbero permesso di passare alla Storia come grande Statista in campo internazionale: in occasione dell'incredibile, criminale attacco alla Libia di Sarkozy, nei bombardamenti della Bosnia e nell'attuale guerra in Ucraina. Fece delle dichiarazioni, si mostrò titubante, ma di fatto, non fece quello che avrebbe potuto fare: sostenere che l'appartenenza alla Nato s'è mostrata sempre più incompatibile con la nostra Costituzione e se gli Usa vogliono continuare a intervenire in tutte le controversie internazionali, lo facessero da soli o con chi ha una Costituzione che permette attacchi preventivi e in qualsiasi controversia in qualunque parte del mondo.
Ciò detto tocco un tasto personale che non inficia la sua grandezza come politico, uomo d'affari, Presidente miracoloso del Milan, ecc.. Parlo del suo comportamento con le donne, la sua incapacità di farne a meno forse neanche per un giorno. A fine articolo, riporto uno scritto del 2009, in pieno scandalo orgettine, in cui, visto il pericolo di un processo di tipo "pecoreccio", mi permettevo di dare un particolare consiglio all'allora settantaduenne e chiacchieratissimo Presidente. 

 
Queste le prime parole dell'omelia funebre dell'Arcivescovo Delpini
 

Vivere

vivere e amare la vita

vivere e desiderare una vita piena

vivere e accettare le sfide della vita

Vivere e desiderare una vita che non finisce

vivere e soffrire il declino

e continuare a sorridere

amare e desiderare d'essere amato.

 

Questo attacco, al primo ascolto, mi sorprese fino a quasi scandalizzarmi. Troppo lirico, troppo enfatico, troppo retorico. Man mano però che l'Arcivescovo procedeva, ne ho apprezzato sempre più il tono e la conclusione

(questo è stato l'uomo, pregi e difetti. Ora il giudizio spetta a Dio). Alla fine sono arrivato a giudicarlo perfetto.

L'attacco lirico descrive Berlusconi al meglio.

Non corteggiava solo le donne. Corteggiava tutti, perché voleva piacere a tutti ed essere amato da tutti. Il suo cruccio più grande era quando scopriva che c'era gente che non lo amava. Gli sembrava impossibile.

Per aver fatto il galante giocherellone, con una signora, cosa che ha fatto abitualmente fino alla fine, dicendole in pubblico e in presenza dell'allora moglie Veronica Lario "Signora, la sposerei immediatamente, se non fossi sposato e "con lei andrei ovunque", il 31 gennaio 2007 trovò su Repubblica, in prima pagina, l'inizio della sua fine. Veronica, non solo non l'amava più, ma metteva in piazza, sul giornale più antiberlusconiano che potesse esistere, i suoi giudizi velenosi "è un uomo malato, va con le minorenni. Non posso vivere con un uomo simile".

L'uomo che il 17 aprile scorso disse "Chiamatemi il Rieccolo", ora a detta anche di Ezio Mauro, cominciò a morire quel 31 gennaio del 2007. Delle compagne fisse che ha avuto, la Pascale s'è poi sposata con una donna e la Fascina, 33 anni, 53 anni più giovane di lui, 100 milioni di lascito... misteri della vita, misteri dell'amore.

Ho sempre ammirato la sua prima moglie, Carla Elvira Dall'Oglio, una vera Signora e forse la donna che l'ha amato di più, nonostante avesse visto suo marito Impazzire per la Lario e piantarla su due piedi.  L'unica assente al suo funerale e quella che ha trovato la frase più bella e ancora piena d'amore: un abbraccio infinito.

Aveva ragione la perfida Veronica, nel definire Berlusca malato?

Credo di no. Eccezionale in tanti campi e sotto tanti aspetti, era un tipico e mediocre "masculo" italico che, grazie ai soldi, poteva ricorre all'usa e getta con le donne. Oltre al Viagra e simili di cui sicuramente avrà fatto uso, ricorreva anche all'efficace stimolazione naturale data dal cambio visivo e tattile della favorita. 

Perciò gli sta bene il verso "vivere e desiderare una vita piena... da non morire mai.

 

Paolo Diodati. La solitudine del numero uno 
Al nostro Presidente, moderno Re Mida: invito all’autoironia

07 Settembre 2009

 Caro Presidente,

in tutta sincerità: di fronte alla tanto discussa solitudine dei numeri primi gemelli, a cui si è ispirato Paolo Giordano, la sua solitudine in questo periodo spingerebbe a parlare di solitudine assoluta del numero uno. In solitudine in una certa sfera affettiva, forse la più importante, la si vorrebbe rattristato e casto. Un suo incontro galante o amoroso spinge anche i ghibellini a chiedere interventi del Vaticano ancora più chiari nel condannarla. Braccato, spiato, contattato, illuso e raggirato da chi sfrutta un suo contatto, per averne un ritorno in danaro o in immagine. Insomma, attualmente credo che nessuno vorrebbe trovarsi nella situazione in cui si trova lei.

Sono tra gli italiani che le riconoscono, a prescindere dalla condivisibilità delle sue idee e azioni, i pregi della comunicativa, del calore umano e della simpatia. Sappia che sostenere questa innocente ovvietà mi procura, nell’ambiente iper-intellettuale in cui lavoro, oltre ai comuni inviti ad andare a fare quella cosa là, i più virulenti accidenti, accomunandomi a lei, nell’augurio di passare al più presto possibile a miglior vita. Migliore, si fa per dire, perché è ovvio dove: all’inferno.

Tra le doti che riconosco lei abbia spesso, sempre tra tante contestazioni, c’è quella dell’auto-ironia.

Ebbene, veniamo al dunque. Leggendo le dichiarazioni dell’avv. Ghedini sul Corriere, come strascico anche della famosa e incredibile esternazione (per quel che ne penso, veda Veronica e l’astronave, su TF), ci accingeremmo ad avere i resoconti di un processo in cui si dovrà dimostrare che lei è perfettamente funzionante dal punto di vista sessuale. Lei avrà tutte le attenuanti per reagire alle informazioni pecorecce di alcuni giornali, ma la prego: risparmi a lei, a noi tutti, un simile processo. Diventerebbe uno dei più famosi e ridicoli della storia. L’accusa e la difesa potrebbero esibire centinaia di escort disposte a dire tutto e il contrario di tutto. Con il rischio concreto di tirare in ballo la rigidometria.

Ricordo che in una classifica sul rendimento sessuale, al primo posto c’erano i macellai, all’ultimo gli universitari che non avevano fatto carriera. Lei se la batterà ancora con i macellai ma, signor Presidente, magari a 100 anni, si troverà a dover rispondere ancora una volta alla domanda: “Come va con le donne?” Mi permetto di consigliarle di prevenire sarcasmi, battute e nuovi processi, senza aspettare i 100 anni, ricorrendo all’autoironia. Ecco il consiglio.

 

«Come va con le donne? Se proprio vuole saperlo» dovrebbe spiegare «mi consenta una risposta non secca e un po’ velata, dato l’argomento. Al termine di una delle famose cene di lavoro, musica e poesia, dopo l’ultimo brindisi, mi avvicino alla donna, in genere la più bella, con cui ho già stabilito quel particolare feeling, quel intesa ambigua ed eccitante fatta di sorrisi, occhiate, splendidi preliminari anticamera di una delle più grandi gioie che ci ha regalato la Natura, e le chiedo, con aria ammiccante: “Gradisce un po’ di stracchino?” E lei, sbalordita: “Come, Presidente, dopo questa abboffata storica, i digestivi messicani e i superdigestivi dei frati camaldolesi, Lei mi offre lo stracchino?” E io, sfoderando uno dei miei migliori e famosi sorrisi, con l’aggiunta d’un malandrino occhiolino: “Alludo al mio stracchino…”. “Certosa?” “A volte… - con aria contrita - Certosino…”.* “Ah, che sogno, Presidente, allora certo che sì!” E qui, il culmine dell’autoironia. “Se le piace lo stracchino, ma veramente stracchino… la farò morire!”»

 

Questa la risposta da dare, spiritosa e, prima o poi, assolutamente realistica.

Oggi, domenica 6 settembre 2009, il Corriere riporta la sua speranza di essere ricordato come giusto e bravo. Nell’essere giusto, dovrebbe rientrarci anche l’essere saggio… Sia saggio. Questa auto-ironia o simili, Presidente, dovrebbe usarla adesso, subito, chiudendo per sempre un argomento al quale dovrebbe essere riservata la maggiore riservatezza, evitando un processo boccaccesco, pecoreccio, surreale, umiliante, degradante.

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