Stellantis, il silenzio assordante e colpevole della sinistra su Tavares

Da Elly Schlein a Maurizio Landini, il nulla o quasi

di Vincenzo Caccioppoli
Politica

E pensare che, proprio da uno sciopero durissimo, scatenato dai sindacati di allora, con il naturale appoggio del partito comunista di Enrico Berlinguer, nel settembre del 1980, che vide l’occupazione degli stabilimenti di Mirafiori

Di tutta la faccenda Stellantis, con le (forse) tardive dimissioni del ceo Carlos Tavares, giunte due giorni fa, la cosa che forse lascia maggiormente perplessi è l’atteggiamento tenuto in questi mesi, da Elly Schlein, verdi e sinistra e soprattutto dal sindacato, guidato da Maurizio Landini. Di fronte ad una crisi aziendale durissima, che rischia seriamente di azzerare la produzione industriale di auto in Italia, la sinistra poco o quasi nulla ha avuto da dire. Non si chiedevano le barricate o le rivolte sociali. come Landini annuncia da giorni contro la manovra del governo, ma insomma un minimo di partecipazioni in più verso il destrino di migliaia di lavoratori sarebbe stato certamente apprezzabile.

E pensare che, proprio da uno sciopero durissimo, scatenato dai sindacati di allora, con il naturale appoggio del partito comunista di Enrico Berlinguer, nel settembre del 1980, che vide l’occupazione degli stabilimenti di Mirafiori, da parte di migliaia di operai, che provocò la reazione dei colletti bianchi, con la marcia dei quarantamila, che avviò in un certo senso la ripresa degli anni successivi della Fiat. Il tutto scatenato dalla decisione dell’azienda di licenziare 13000 dipendenti. Ora invece sia il partito democratico, che AVS di Fratoianni e Bonelli (che sono certamente corresponsabili di questa situazione, a causa della loro rincorsa sfrenata verso una ideologica e per nulla pragmatica rincorsa alla transizione green).

Un’opposizione di sinistra che si rispetti, insomma, invece di sbraitare contro il ridicolo pericolo del ritorno del fascismo e contro la distruzione della sanità pubblica (che in gran parte anche i loro governi hanno contribuito a rendere tale), dovrebbe aver già mosso i suoi passi, per chiedere il conto a chi è colpevole di una possibile prossima desertificazione del settore auto in Italia. Per non parlare poi della Cgil di Landini, sempre sulle barricate contro il governo, ma molto più arrendevole verso il management di Stellantis (mentre con la Fiat di Marchionne Landini sembrava avere un conto in sospeso).

Il governo invece cerca da tempo di mettere l’azienda di fronte alle sue responsabilità, cercando anche di modificare, a Strasburgo, quelle regole europee che stanno alla base di questo declino del comparto in Europa. il ministro del made in Italy, Adolfo Urso ha preparato insieme al premier ceco un non paper, che ha presentato settimana scorsa al Consiglio Competitività della Unione, per riesaminare le modalità che porteranno allo stop ai motori endotermici nel 2035. «L'Italia è capofila in Europa di un non paper sull'automotive che chiede di rivedere quelle norme che rischiano di mettere in ginocchio l'industria europea dell'auto, e di riaffermare il principio della neutralità tecnologica. Noi siamo convinti che vadano usate e sostenute tutte le tecnologie che contribuiscono ad abbattere le emissioni, senza chiusure ideologiche e dannose per molte filiere», ha detto Giorgia Meloni, in un videomessaggio all'Assemblea generale di Alis, l'associazione di oltre 2.300 imprese del mondo della logistica intermodale e sostenibile.

E questo segue l'atteggiamento sempre critico che i suoi eurodeputati a Bruxelles hanno avuto su molte delle norme, portate avanti dall’ex commissario Frans Timmermans. Il ministro Urso, che ha avuto un contatto telefonico con John Elkann (si vedranno il 17 dicembre) ha cercato in questi mesi di trovare una soluzione al calo di produzione dell’azienda in Italia. La sua polemica proprio con Tavares, nei mesi scorsi, ha segnato il rapporto conflittuale tra il governo e l’azienda. Ma in tutto questo, come detto, si deve invece registrare il silenzio assordante delle opposizioni sul tema. Quasi mai abbiamo ascoltato un leader delle opposizioni criticare la gestione della storica azienda di automobili torinese. In Germania, solo per citare ultimo caso, il potentissimo sindacato IG metal, ha appena proclamato un durissimo sciopero ad oltranza contro la decisione dell'azienda Volkswagen di chiudere tre stabilimenti in Germania. Landini, invece, che pure viene da una lunga esperienza nel sindacato dei metalmeccanici, non pare certo minimamente combattivo sulla materia, come invece lo è contro la politica economica del governo.

Qualche malizioso faceva notare come il fatto che la proprietà di Gedi, che edita Stampa e Repubblica (non proprio giornali teneri con il governo Meloni), sia proprio di Exor della famiglia Agnelli, potrebbe averle garantito una certa benevolenza da parte delle opposizioni. E tal proposito occorre anche aggiungere come i due giornali quasi mai abbiano criticato apertamente la gestione Stellantis. Malgrado Tavares, più volte abbia fatto intendere che, senza ulteriori sovvenzioni, l’azienda avrebbe smobilitato la produzione in Italia e quindi minacciato migliaia di licenziamenti per far fronte ad una crisi che è superiore anche a quella degli altri competitor, nessuno, a sinistra, ha mai paventato scioperi o richieste di chiarimenti al management. Per non parlare come detto del sindacato, che dovrebbe essere in prima linea nel difendere i lavoratori degli stabilimenti Stellantis, la cui situazione nel nostro paese, è a dir poco preoccupante.

Alla Mirafiori di Torino sono rimasti circa 22.000 occupati, circa la metà di quelli che erano vent’ anni fa, di cui oltre 2.000 in cassa integrazione. In quello stabilimento si produce essenzialmente la 500 elettrica\ibrida, alcune carrozzerie di vari modelli ed una decina di esemplari al giorno di Maserati, ivi trasferita dopo la definitiva chiusura dello stabilimento di Grugliasco. A Melfi gli attuali occupati sono circa 5.500 di cui un quinto sono in cassa integrazione o messi in trasferta. Vengono ivi prodotti due modelli a marchio Jeep, la Lancia Y, la 550 X, un modello a marchio Opel e un modello a marchio DS. A Cassino gli attuali occupati sono circa 2700, la metà di qualche anno fa. Vengono ivi prodotti due modelli a marchio Alfa, la Giulia e la Stelvio, oltre alla Maserati Grecale. Una quota di questi effettua la trasferta principalmente verso Pomigliano.

A Pomigliano gli attuali occupati sono circa 4.500. Vengono prodotti la Fiat Panda e l’Alfa Tonale e la sua versione americana Dodge Hornet. Perché allora guardando questi dati e vedendo come la sinistra non abbia da dire nulla (o quasi), a difesa dei livelli occupazioni e di migliaia di famiglie di lavoratori, non si può non dare ragione a chi accusa. da tempo, la sinistra da essersi imborghesita e di avere perso il contatto con le classi più deboli, quelle operaie e agricole, per strizzare sempre più l’occhio a chi invece un tempo combatteva. E a dimostrazione di ciò è il fatto che nei grandi centro urbani e nei centri storici di essi la sinistra fa sempre il pieno, mentre il centro destra guadagna consenso nei centri industriali e rurali, in Italia, cosi come in Europa e in cosi negli Stati Uniti.

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