Sondaggi, numeri clamorosi dopo il Friuli. E' cambiato tutto. Ecco i dati

Lega boom al 12%, FdI cala al 24. Pd al 17%, nessun "effetto Schlein"

a cura di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista
Elezioni Regionali
Politica

La proiezione nazionale del voto in Friuli. Tonfo del M5S annientato dai No Vax

Le elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia sono state sì un evento locale, ma è innegabile che i loro risultati abbiano anche il valore di un test su scala più ampia. In altre parole, ci possono dire qualcosa di come stanno evolvendo i rapporti dimensionali fra le principali forze politiche. Il punto è che estrapolare delle tendenze o delle indicazioni generali a partire dal voto di una regione piccola e con un’identità culturale ben caratterizzata, è un’operazione non facile e soggetta a notevoli margini di errore. Se, comunque, ci si vuole provare, a mio parere il quadro emergente è il seguente (prendendo come base di comparazione i risultati delle elezioni politiche 2022).

A centrodestra, è avvenuto un ribilanciamento fra Lega e FdI. La prima è cresciuta, il secondo si è ridimensionato. Su scala nazionale potremmo avere una Lega in corsa verso il 12 per cento, e Fratelli d’Italia in lenta erosione attorno al 24 per cento. Risulta  invece stabile Forza Italia, al 7 per cento circa. Il totale del “tridente” di centrodestra farebbe dunque circa il 43%. Ma alla sua destra potrebbe esserci lo spazio per un ipotetico nuovo partito di “scontenti” appunto di destra, capace di veleggiare attorno al 5%.

A sinistra, il Pd appare in lieve flessione, su base nazionale potrebbe fare il 17 per cento. Anche l’alleanza Verdi più Sinistra non sembra andare oltre il suo tradizionale 3-4 per cento. Avremmo dunque un centrosinistra a poco più del 20 per cento, in attesa di un “effetto Schlein” che ancora non si è manifestato. Quanto ai Cinque Stelle, il Movimento si mostrerebbe in flessione rispetto alle politiche del 2022, con una consistenza elettorale non superiore al 13-14 per cento. Per finire, pure il Terzo polo formato da Renzi, Calenda e +Europa nell’insieme si mostra deludente, e non farebbe più del 6%.

Se dunque proiettassimo i risultati del Friuli-Venezia Giulia su scala nazionale arriveremmo alla conclusione, indubbiamente sorprendente, che ci potrebbe essere spazio nel prossimo futuro per nuovi partiti. Una “sinistra che non c’è”, meno “elitaria” del Pd e più radicale nella critica al sistema rispetto a Verdi e Sinistra. Un “centro che non c’è”, meno mediatico e meno personalistico rispetto a Renzi e Calenda e più collegato ai bisogni del territorio. E un “civismo protestatario che non c’è”, capace di mettere in discussione il nuovo ordine mondiale tecnocratico che ha cominciato a costituirsi con la pandemia. Forse proprio il fatto che mancano dei partiti portatori di istanze differenti, in qualche modo più radicali (a sinistra) o meno leaderistiche (al centro), spiega la crescente disaffezione degli elettori.

Per quanto concerne infine la situazione del Movimento Cinque Stelle, va ricordato che il suo andamento è stato sempre fortemente oscillatorio da un'elezione all'altra, e soprattutto da un livello elettorale (comunale o regionale) all'altro (nazionale o europeo). Certo, questa volta il risultato è stato veramente deludente, con un modestissimo 2,5 per cento scarso. Una delle ragioni di questa evidente sotto-performance consiste sicuramente nella concorrenza esercitata dalla formazione civico-protestataria, "Insieme Liberi", guidata da Giorgia Tripoli. La quale, con il suo quasi 5%, ha praticamente doppiato il M5S sottraendogli una quota importante di mercato elettorale. A dimostrazione che l'area del disagio e della protesta ha caratteristiche di fluidità persino maggiori di quelle che contraddistinguono le altre formazioni politiche.

Scenari da fantapolitica? Può darsi. Ma spesso sono proprio piccoli i segnali strani che vengono ignorati dai commentatori a rendere deludente la politologia, per quanto concerne la capacità previsionale. A parte le considerazioni sui partiti che non ci sono, più prudentemente, dall’analisi del voto in Friuli-Venezia Giulia, possiamo dire che il centro-destra nel suo insieme mantiene saldamente il suo ruolo dominante, mentre sia il centro-sinistra che il centro-centro devono ancora trovare una loro identità vincente.

 

Tags:
elezioni friuli nazionalesondaggi partiti dopo friuli