Soumahoro, ora si apre anche un “problema Fratoianni”

Caso Soumahoro, la Regione Lazio avrebbe versato altri 557 mila euro

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Caso Soumahoro, nuovi fatti assai inquietanti

 

Il caso di Aboubakar Soumahoro si arricchisce di giorno in giorno si potrebbe dire di ora in ora, di nuovi fatti assai inquietanti.

Da ultimo il Secolo d’Italia ha riportato la notizia che la giunta Zingaretti diede più di 500 mila euro alle coop della famiglia di Soumahoro arricchendo le zone d’ombra e le ipotesi di reato per quanto riguarda le due cooperative di migranti guidate dalla suocera Marie Therese Mukamitsindo e dalla moglie Liliane Murekatete.

Le indagini sono in corso come riportato dal Procuratore Capo Giuseppe De Falco.

Dopo i proventi realizzati con i migranti africani - che ha fruttato ben 65 milioni di euro - la coop Karibu e il Consorzio Aid si sono occupati dei profughi ucraini in fuga dalla guerra.

Ricordiamo che la Karibu ha iniziato la sua attività a Sezze per poi trasferirsi a Latina. Come noto le condizioni in cui venivano (vengono?) tenuti i migranti sono “difficili” per usare un eufemismo. Abbiamo tutti ascoltato i racconti con la voce contraffatta di chi ha raccontato la mancanza di acqua ed energia elettrica, oltre che ad un evidente stato di sporcizia fisiologica.

Da poco è giunta notizia di un’altra indagine e cioè di una nuova somma di ben 557 mila euro versata alle cooperative della famiglia Soumahoro dalla Regione Lazio a guida di Nicola Zingaretti, di cui 259mila euro la Karibu con la specifica causale’: “Per la capillare accoglienza dei rifugiati ucraini e l’inclusione socio-lavorativa” (più il progetto Perla per una somma di 80 mila €).

All’ Consorzio Aid sono stati invece versati 298mila € con la generica causale: “bisogni degli ucraini per il sostegno socio-lavorativo”.

Questo per quanto riguarda la cronaca in continuo aggiornamento.

Poi c’è il risvolto politico che si arricchisce anch’esso di importanti fatti che stanno venendo progressivamente a galla.

L’ex senatrice Elena Fattori, ex Cinque Stelle e poi Sinistra Italiana, aveva infatti comunicato al leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni tutti i suoi fondati dubbi sulla candidatura di Soumahoro.

Quando ancora era con il M5S la Fattori aveva visitato la cooperativa Karibu dichiarando che: "Era sporca, fatiscente, c'era la muffa, mi dissero che la caldaia funzionava male. La senatrice era rimasta così colpita negativamente dalla vicenda da segnalare la cosa al Sottosegretario all’Interno Gaetti.

A questo punto si apre un “problema Fratoianni” che ha difeso spesso l’ivoriano e anche Bonelli dice ancora “che non lo scarico ma deve chiarire tutto”.

Ma il problema è proprio nel fatto che il deputato non chiarisce e quando qualche giorno fa è andato da Formigli a PiazzaPulita ha messo una toppa che è stata peggiore del buco, facendo, tra l’altro, riferimento ad un “diritto all’eleganza della moglie” che ha avuto un impatto devastante sulla sua immagine social.

Fratoianni è accusato di gestione superficiale della candidatura che già prima si sapeva inopportuna perché le “voci” su Soumahoro giravano ed anche don Andrea Pupilla, a capo della Caritas diocesana pugliese, l’aveva pubblicamente segnalato insieme anche allo stesso Fratoianni che però non rispose mai.

La sinistra, insomma, sta scaricando Soumahoro ed a difenderlo, come l’ultimo dei samurai giapponesi nella giungla è rimasto Paolo Mieli che anche di fronte alla valanga dell’evidenza si rifugiato della facile scorciatoia del “razzismo”.

Sarebbe conveniente per la stessa Sinistra Italiana che Fratoianni facesse un esame di coscienza politico e rassegnasse le dimissioni dal vertice del suo partito, per non coinvolgerlo ulteriormente dal punto di vista dell’affidabilità presso un elettorato che gli ha consegnato una fiducia risultata carpita.

Da ultimo è infatti emerso anche il fatto che dieci dirigenti pugliesi di Sinistra Italiana avevano avvertito Fratoianni che –anche in questo caso- ha ignorato la missiva.

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