Soumahoro si paragona a Mandela. A Natale il turno di Martin Luther King

Nuovo capitolo della saga di Aboubakar

Di Giuseppe Vatinno
Politica

I miei eroi sono quegli uomini e quelle donne che si sono impegnati a combattere la povertà ovunque nel mondo”, disse Nelson Mandela

 

Inizia un nuovo anno ed inizia un nuovo capitolo della saga di Aboubakar Soumahoro.

In un post sui social l’ultimo giorno dell’anno è infatti partito di nuovo di megalomania e questa volta si è paragonato addirittura a Nelson Mandela con alle spalle una gigantografia del leader sudafricano.

“Mi è stato spesso chiesto chi è il tuo eroe? E io rispondo: non scelgo il mio eroe in base alla posizione che ricopre. I miei eroi sono quegli uomini e quelle donne che si sono impegnati a combattere la povertà ovunque nel mondo”, disse Nelson Mandela.

Ma questo non è un episodio isolato. Anche a Natale il deputato di colore era partito di egonautismo citando Martin Luther King:

“Auguri di un sereno Natale all’insegna dell’amore che ci permette di resistere alla malvagità e alla cattiveria per coltivare l’altruismo e la solidarietà. Come disse Martin Luther King, ‘alla fine, non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici'.

A parte la melassosa retorica del contenuto è veramente singolare osservare la psicologia dell’ex sindacalista: mentre l’intero mondo gli crolla addosso, con la moglie e la suocera indagate per le gravissime irregolarità nella gestione di un fiume di milioni di euro lui continua imperterrito a presentarsi come il paladino e il difensore degli ultimi e degli emarginati proprio lui la cui famiglia non pagava gli stipendi ai poveri braccianti e li teneva in condizioni inumane, senza cibo, acqua e luce e nella sporcizia più totale.

Poi Libero scoprì i selfie della moglie Liliane con vestiti e borse di lusso e lui la difese per il suo “diritto all’eleganza”, atteggiamento che fece ulteriormente imbufalire l’opinione pubblica, dopo l’episodio dell’entrata in Parlamento con gli stivali (oltretutto non suoi) lordi di fango.

Finora Soumahoro si è salvato dicendo di non essere a conoscenza di nulla pensando che gli italiani siano un branco di poveri citrulli ma è un po’ difficile credere che non sapesse niente perché, guarda caso, la sede della sua Lega dei braccianti condivide lo stesso palazzo di quella delle cooperative e Striscia la Notizia lo ha beccato in un video ad una inaugurazione di una “casa dei diritti” proprio nella cooperativa Karibu di sua suocera e quindi non poteva non accorgersi delle condizioni in cui erano tenuti i lavoratori.

A questo punto il vero mistero è come mai Aboubakar Soumahoro non sia ancora indagato dalla procura competente.

Questi sono anche segnali negativi all’opinione pubblica e a chi crede ancora nella Giustizia, quella con la “G” maiuscola.

Perché una società si basa proprio sulla certezza della Giustizia e se la gente si accorge che è possibile violare la legge impunemente ebbene quella società crolla.

La vicenda è analoga, per certo versi, all’incredibile scandalo scoppiato all’Unione Europea. Se si vuole che la legittimità delle istituzioni sia ancora percepita occorre agire ed in fretta.

Aboubakar Soumahoro sembra non accorgersi della gravità della situazione in cui si è cacciato e invece di dimettersi prontamente dal Parlamento continua a proiettare a sé e agli altri il film dell’eroe buono che combatte le ingiustizie del mondo quando proprio la sua famiglia è accusata del contrario. E non lo aiutano certo presso l’opinione pubblica la difesa d’ufficio dei “professionisti dell’anti – razzismo” che cercano e ottengono visibilità difendendolo.

Uno dei campioni di tale sport è ad esempio Iuri Maria Prado che è arrivato a scrivere su Linkiesta:

“che lui o la sua famiglia abbiano fatto qualcosa di sbagliato o perfino illecito a me non interessa più nulla se vedo che si ingrossa quest’aggressione. Un’aggressione che non c’entra nulla con la ricerca della verità ma soprattutto – non voglio dire soltanto, ma soprattutto – c’entra con il colore della pelle di chi la subisce”.

Quindi a Prado non interessa nulla se si sono commessi illeciti, per lui l’immunità è data dal colore della pelle in una sorta di clamoroso razzismo alla rovescia.

Altrove scrive che “il caso è montato perché è negro”. Proprio così. A parte la balordaggine del ragionamento utilizza pure l’aggettivo “negro” che proprio i signori del politically correct hanno bandito a livello mondiale, ma evidentemente lui ha un particolare lasciapassare nell’utilizzarlo.

Non sfugge poi che Soumahoro è un personaggio costruito artificialmente negli oscuri e untosi antri radical chic progressisti. Infatti Diego Bianchi, spadaccino di Testaccio in arte “Zoro”, ebbe a dire sempre in un meritorio video recuperato da Striscia la Notizia che “la costruzione di una leadership è difficilissima” e insieme a Marco Damilano lo presentarono poi al Papa salvo poi mollarlo brutalmente allo scoppiare dello scandalo.

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