Tajani pronto per il Quirinale: l'indiscrezione clamorosa da FI
Sergio Mattarella è ancora attivo, ma c'è già chi pensa alla sua successione: a fare il nome del ministro degli Esteri è il suo fedelissimo Barelli
Antonio Tajani presidente della Repubblica? Non è un'ipotesi così azzardata
Tutto nasce da una indiscrezione riportata da Dagospia e attribuita a Paolo Barelli, il nuovo capogruppo alla Camera di Forza Italia (carica che del resto aveva già ricoperto) dato come un fedelissimo del ministro degli Esteri. “Il nostro compito è di portare Tajani al Quirinale, successore di Mattarella”, così avrebbe detto ai suoi in una riunione riservata ma non troppo, come avviene volutamente in questi casi.
Facciamo un po' di conti. Il primo mandato di Mattarella è iniziato nel 2015 e si è concluso nel 2022. Il secondo dovrebbe chiudersi quindi nel 2029, quando il presidente avrebbe 88 anni. Mancano quindi ben sei anni alla naturale conclusione del settennato ma l’ipotesi di interruzione, come fece del resto anche Giorgio Napolitano, non è affatto peregrina, vuoi per l’età vuoi per il naturale logoramento che comunque l’impegnativa carica comporta.
Antonio Tajani compirà 70 anni quest’anno e per il ruolo e la politica italiana è considerato di fatto un “giovane”. Romano di origini ciociare, laureato in giurisprudenza, giornalista professionista in Rai, è stato anche il responsabile della redazione romana de Il Giornale ai tempi della direzione di Montanelli. Inizia negli anni ’80 a fare politica nel Fronte Monarchico Giovanile ma la svolta avviene quando partecipa alla fondazione di Forza Italia nel 1994 e fino al 2005 è stato anche coordinatore regionale nel Lazio, carica su cui ha costruito il suo potere.Nel 1994 viene eletto alle Europee, nel 1999 viene riconfermato. Viene sconfitto al ballottaggio per fare il sindaco di Roma da Walter Veltroni nel 2001. Alla fine viene eletto per cinque volte alle Europee.
Commissario UE all’industria e ai trasporti, è stato anche Presidente del Parlamento europeo. Attuale ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio e coordinatore di Forza Italia. Quella di Tajani è stata una carriera robusta, soprattutto a livello europeo. La sua ascesa è stata lenta e costante ma si è costruita tessendo una fitta rete di conoscenze internazionali che gli hanno dato anche lustro in Patria.
La definitiva conquista del partito è avvenuta però solo da poco con il ridimensionamento di Licia Ronzulli, voluto peraltro proprio dall’asse Fascina - Tajani. La sconfitta della Ronzulli segna una nuova epoca dei rapporti all’interno del centro-destra. La Ronzulli - che voleva fare la ministra - ha avuto sempre un rapporto assai conflittuale con Giorgia Meloni e spingeva Forza Italia verso Matteo Salvini e la Lega. Oltretutto, questo fatto non era indifferente per la guerra in Ucraina. La svolta c’è stata quando la Meloni ha ritirato lo Stato dalla parte civile nel processo Ruby in “cambio” di una maggiore tolleranza filo atlantica di FI.
Nel frattempo proprio Tajani si è trovato a mediare in una situazione difficilissima tra Berlusconi - che esternava pro Putin - e il suo governo, in cui lui è addirittura alla Farnesina, filo-Zelensky. Alla fine, grazie anche alle pressioni di Marina Berlusconi, il Cavaliere si è convinto che conviene appoggiare apertamente l’Ucraina. Tajani ha avuto anche un ruolo attivo nella sostituzione dell’ambasciatore russo Sergey Razov con il nuovo Alexei Vladimirovich Paramonov . A tal proposito ha dichiarato: “A volte l’ambasciatore uscente Sergey Razov è andato al di là dei suoi compiti, ha dato giudizi politici che non toccano normalmente ai rappresentanti diplomatici, giudizi non opportuni”.
Tajani è un moderato che potrebbe essere definito “democristiano” e cioè un mediatore nato che però persegue con tenacia i suoi obiettivi. Dopo decenni di Presidenti della Repubblica espressi dalla sinistra potrebbe essere in effetti un candidato “naturale” del centro-destra qualora Mattarella decidesse di ritirarsi.
La dichiarazione fatta filtrare da Barelli assume quindi una sorta di inizio campagna presidenziale e si potrebbe ben inquadrare in un piano ben definito, magari già concordato in linea di massima proprio con il Quirinale e soprattutto con i settori più moderati del centro-sinistra. Tajani non è divisivo ed ha recentemente mostrato ampie spalle larghe nel difficilissimo compito di gestire il conflitto tra Berlusconi e Zelensky, fatto che è molto piaciuto agli americani e alla UE, oltre che naturalmente a Giorgia Meloni.