Il Qatar-gate (indirettamente) aiuta il governo Meloni. Ecco perché. Inside

Ora in discesa i dossier aperti con Bruxelles: manovra, riforma del Patto Ue e immigrazione

Di Alberto Maggi
Politica

Per il nostro Paese si apre un momento paradossalmente favorevole che, se sfruttato bene, può portare a risultati positivi


Non tutti i mali vengono per nuocere. Il terremoto delle tangenti al Parlamento europeo targate Qatar, e legate ai contestati mondiali di calcio, sta colpendo al cuore le tre grandi famiglie europeo: Socialisti in primis e indirettamente anche Popolari e Liberaldemocratici (come ha scritto Affaritaliani.it domenica scorsa). Lo tsunami si abbatte di fatto sulla cosiddetta maggioranza Ursula, quella che sostiene l'esecutivo comunitario, ovvero la Commissione guidata dall'austera (e antipatica) Von der Leyen, tedesca di Germania.

Ma, appunto, non tutti i mali vengono per nuocere. Il governo italiano è formato all'80% da forze - Fratelli d'Italia e Lega - che non fanno parte della maggioranza a Strasburgo e che sono totalmente estranee al Qatar-gate. Forza Italia non è minimamente sfiorata, ma il titolare degli Esteri Antonio Tajani, ex presidente dell'Europarlamento, si è affrettato ad affermare che si tratta solo di casi isolati che non mettono in dubbio la serietà e l'onestà dell'Eurocamera.

Sta di fatto che di fronte a un'Unione europea colpita e ferita nelle sue componenti principali il ruolo di Bruxelles esce indebolito sui vari tavoli aperti. Di questo, almeno, ne sono convinti nella maggioranza di Centrodestra che guida il nostro Paese. E di dossier aperti con l'Ue, in vista del Consiglio di giovedì ma soprattutto delle sfide che verranno affrontate nel 2023, ce ne sono tantissimi. Primo fra tutti la Legge di Bilancio, sulla quale qualche dubbio dall'Ue era arrivato, specie su Pos, tetto al contante e flat tax per le partite Iva.

Non parliamo poi della riforma del Patto di Stabilità che per l'Italia, Paese con debito pubblico elevatissimo, è fondamentale e cruciale. La riforma sarà al centro delle discussioni a Bruxelles proprio all'inizio del prossimo anno. E non va nemmeno dimenticato il tema dell'immigrazione, con la premier Giorgia Meloni che anche stamattina in aula alla Camera ha ribadito con forza che serve la difesa dei confini dell'Unione e non la riforma del Trattato di Dublino. E che l'Italia non può farsi carico di ciò che l'Ue non sa, e soprattutto non vuole, fare. Infine c'è anche il Pnrr, che secondo l'esecutivo andrà rivisto.

Molti temi, dunque, e molti potenziali conflitti tra Roma e Bruxelles. E oggi, di fronte al terremoto Qatar-gate e scandalo tangenti legate ai mondiali di calcio, proprio quell'Europa socialista (e in parte popolare e liberaldemocratica) appare oggettivamente più debole, ferita sotto i colpi dell'inchiesta della magistratura belga. Per il nostro Paese si apre dunque un momento paradossalmente favorevole (appunto, non tutti i mali vengono per nuocere) che, se sfruttato bene, può portare a risultati positivi (e forse storici) non tanto sulla manovra quanto sulla riforma del Patto Ue e sull'atavico problema dell'immigrazione clandestina.

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