Teatro di Roma, la nomina De Fusco: la destra fa il blitz, la sinistra insorge
La fine del predominio del Pd sulla cultura
Teatro di Roma: "Questa sera si recita a soggetto"
“Questa sera si recita a soggetto”, verrebbe da dire citando il grande Luigi Pirandello sulla vicenda del Teatro di Roma. I fatti: Luca De Fusco è stato nominato dalla destra direttore generale del teatro di Roma ed è scoppiato il finimondo.
Il nuovo direttore è stato nominato dal Cda della Fondazione da due componenti indicati da Regione e dal Ministero della Cultura, assenti il presidente Francesco Siciliano e la consigliera comunale Natalia di Iorio.
“Una riunione invalida”, protesta ratto e tosto Siciliano mentre Federico Mollicone, responsabile della Cultura FdI replica: “Nessuna forzatura”. Sembra proprio che l’opera di un intellettuale lucido come Antonio Gramsci sulla questione della“egemonia culturale” abbia portato negli anni i suoi frutti: tutti i gangli della cultura sono storicamente in mano alla sinistra, soprattutto il cinema e lo sapevano bene i sovietici che ne avevano fatto l’arte principale di propaganda con Sergej Michajlovič Ėjzenštejn che con “la corazzata Potëmkin” e “Ottobre” seppe incendiare gli animi rivoluzionari e parlare ai “proletari di tutto il mondo”.
Il concetto che anche la Cultura comunicasse non era certo sfuggito alla Germania nazista visto che Leni Riefenstahl, la regista di film come “Il trionfo della volontà” e “Olympia”, sono considerate pietre miliari della propaganda politica.
Detto questo, la Cultura non ripaga immediatamente la politica a breve termine ma lo fa a lungotermine e per questo è fondamentale essere presenti perché cambia la società in profondità.
Un libro, un film possono cambiare la vita delle persone. E questo lo ha capito molto bene il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che da quando si è insediato ha portato avanti una intelligente politica culturale del tutto diversa da quella del suopredecessore Dario Franceschini.
C’è stata la bellissima mostra sulle riviste del primo ‘900 che si è tenuta dal 15 giugno al 17 settembre scorso alla galleria degli Uffizi a Firenze. Un grande successo di pubblico ed una occasione unica per conoscere intellettuali del calibro di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini.
Il pubblico ha fatto la conoscenza di riviste come “La Voce”, di Prezzolini e poi de “Lacerba”di Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi e Giovanni Papini. E poi, sul limine del futurismo, con la rivista “Poesia” di Filippo Tommaso Marinetti. Ma non tutte le riviste sono conservatrici, nazionaliste o di“destra”.
Nella mostra si può vedere anche “La rivoluzione liberale” di Pietro Gobetti e “L’Ordine Nuovo” di Antonio Gramsci, fondatore del PCI. In seguito mostre su Tolkien, l’autore de “Il Signore degli anelli” e Italo Calvino. Previsto anche un evento su un intellettuale complesso come Pierpaolo Pasolini, nel 2015, a riprova che la visione di Sangiuliano non è limitata alla destra conservatrice come invece è quella della sinistra.
Tornando quindi alla questione del Teatro di Roma il Partito democratico dovrebbe realizzare come la destra abbia vinto le elezioni e che quindi, democraticamente, le cose stanno cambiando. Ma se nei passati governi la stessa destra aveva considerato la Cultura secondaria in questo governo Meloni le cose non stanno più così.
Sangiuliano, da intellettuale, è perfettamente consapevole del potere della Cultura e si impegna al massimo per renderlo efficace nella società per produrne il cambiamento, oltre che deliziare gli uomini con l’arte.
Invece, ogni qual volta si fa una nomina in questo campo, c’è una levata di scudi generalizzata di autori, attori e perfino della manovalanza. “Dotti, medici e sapienti” scendono in campo, battono le pentole, marciano da bravi soldatini dell’Ideologia al ritmo del tamburo della politica. Ma un nuovo tempo è giunto e le cose stanno cambiando, come è giusto che sia in una nazione democratica.Lo strapotere della sinistra viene lentamente intaccato, giorno dopo giorno, cambiano gli uomini,cambiano le idee ed altri punti di vista sono chiamati a mostrare tutta la complessità della realtà.
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