Esteri

Trump salverà il mondo dal caos. Con i democratici Usa sempre guerre

Di Giuseppe Vatinno

Donald può essere a sorpresa la soluzione

L’ “effetto Trump” può salvare il mondo dalle due guerre

 

La vittoria a valanga di Donald Trump alle primarie dello Iowa con il 51%, il cosiddetto caucus, lo designa come il più che probabile sfidante repubblicano di Joe Biden per le elezioni presidenziali Usa di novembre.

In effetti il tycoon Usa non ha rivali all’interno del partito repubblicano. L’unico che potrebbe contrastarlo è Ron DeSantis ma è stato clamorosamente sconfitto nello Iowa.

Il mondo sta vivendo due guerre devastanti: quella Ucraina e quella Palestinese.

Due fuochi che rischiano di incendiare tutto dando luogo ad una Terza Guerra Mondiale con il sempre presente pericolo atomico, come ai tempi della Guerra Fredda.

Nell’immaginario collettivo Donald Trump è visto come un pericoloso ed aggressivo guerrafondaio ma i dati smentiscono questa tesi. Anzi. Sotto la sua guida gli Stati Uniti non hanno provocato guerre né hanno partecipato a conflitti. L’esatto contrario di quanto invece è accaduto con il democratico Joe Biden e questo non è un fatto isolato.

Tradizionalmente i presidenti americani democratici hanno sempre fatto scoppiare guerre, tra cui quella devastante in Vietnam grazie al democratico e progressista Lindon Johnson.

I democratici hanno una naturale predisposizione ai conflitti per la notta legge dell’eterogenesi dei fini: si predica bene (contro la guerra) e si razzola male (a suo favore).

I democratici sono guerrafondai naturali e dove arrivano scoppiano guerre mentre i repubblicani, tradizionalmente, sono concentrati sull’economia e non vogliono “spendere soldi”. “America First”, appunto.

Che Biden stia crollando nella percezione dell’elettorato Usa è confermato dai sondaggi ma soprattutto dal fatto che si è rivelato totalmente incapace di gestire le due guerre che sono scoppiate sotto la sua amministrazione.

A cominciare da quella tra Russia ed Ucraina che Trump aveva tenuto mirabilmente a freno durante il suo precedente mandato.

Non per niente Zelensky -che soffre di perdita di visibilità a causa del nuovo conflitto palestinese- ha invitato Trump a Kiev qualora fosse in grado di fermare la Russia.

Troppi invece gli interessi che legano Biden a Zelensky stesso, a cominciare dalle vicende per corruzione del figlio del presidente Usa che lo vedono protagonista a Kiev.

Biden non è credibile e non è quindi in grado di fermare il conflitto perché i contendenti non si fidano più di lui.

Infatti gli Usa hanno annunciato lo stop degli aiuti all’Ucraina, sostituiti dal più modesto Regno Unito.

D’altro canto Biden ha compromesso molto il suo rapporto con Benjamin Netanyahu.

Il presidente Usa è arrivato ad attaccare Israele per la sua controffensiva dopo l’aggressione subita ad opera di Hamas.

Ma Biden, come per l’Ucraina, ha altri interessi da difendere. Ad esempio il suo elettorato di riferimento, quello democratico, è da sempre ostile alla Stato ebraico e lo si è visto anche recentemente con una vera e propria “caccia all’ebreo” in alcune prestigiose università americane. L’esatto contrario di quanto invece avvenne con Trump da sempre filo Israele.

A questo punto Trump che gode di buoni rapporti con Putin e con Netanyahu può essere la carta vincente per porre fine a due pericolosissimi conflitti.

Quello palestinese poi rischia ogni giorno di estendersi sia all’esterno che all’interno del mondo musulmano, si veda ad esempio lo scambio di missili tra Iran e Pakistan, che è anche una potenza nucleare.