“Telegenica, veloce e intelligente", il Washington Post incorona Meloni

L'articolo che ha fatto molto scalpore anche tra i progressisti Usa

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Ovviamente il Washington Post non è improvvisamente impazzito ma occorre inquadrare il tutto nel supporto determinatissimo che la Meloni ha garantito agli Usa nella guerra contro l’Ucraina

Chissà come ci sono rimasti i colleghi radical - chic nostrani, come Massimo Giannini e Marco Damilano, a vedere Giorgia Meloni incoronata reginetta delle Americhe da un giornalone mito della sinistra mondiale come il Washington Post, quello, per intenderci, che ha fatto scoppiare il caso Watergate che ha portato alle dimissioni del Presidente americano repubblicano Richard Nixon.

Lee Hockstader - in un articolo che ha fatto molto scalpore anche tra i progressisti Usa - l’ha definita “telegenica, veloce e intelligente. Chi si aspettava una versione italiana della deputata Marjorie Taylor Greene si è trovato davanti una persona più allineata ai conservatori tradizionali come l'ex governatrice del South Carolina, Nikki Haley", ha continuato l’editorialista, facendo riferimento all’alleata di Donald Trump, una repubblicana puntuta come la Thatcher ed agguerrita come il tycoon americano.

Hockstader esorcizza i timori dell’inizio: “Eppure è entrata in carica con il timore diffuso che, come capo di un partito con radici nel fascismo italiano del secondo dopoguerra, avrebbe destabilizzato l'ottava economia più grande del mondo e avrebbe propagato onde d'urto in tutta Europa”.

Il giornalista a stelle e strisce ha poi continuato preconizzando un futuro roseo per il “modello Meloni” affermando che "il suo successo potrebbe essere un modello per altri esponenti di destra in Europa".  Il WP in seguito analizza anche gli altri leader di destra europea come il primo ministro ungherese Viktor Orban e la francese Marin Le Pen che non sono riusciti a liberarsi dall’abbraccio di Mosca.

L’articolo termina con: "La sua linea rigida ha contribuito a riaffermare il posto di Roma nelle grandi leghe transatlantiche come partner affidabile della Nato. E la sua stella sta crescendo anche nel G7, che sovrintenderà alla ricostruzione a lungo termine dell'Ucraina". Inoltre aggiunge un pronostico sulle Europee del 2024: “Se dovesse ottenere un buon risultato - annota la testata statunitense - Meloni "potrebbe restare in carica e mangiare molti altri panettoni".

Ovviamente il Washington Post non è improvvisamente impazzito ma occorre inquadrare il tutto nel supporto determinatissimo che la Meloni ha garantito all’Onu e agli Usa nella guerra contro l’Ucraina, considerando che i suoi alleati Salvini e Putin erano amici di Putin. Ed in effetti la strategia di Biden questa volta ha funzionato al contrario di quella della Presidente UE Ursula Von der Leyen che - appena eletta la Meloni disse che non si comportava ”bene” e aveva tutti gli strumenti per correggerla, “come aveva fatto l’UE con la Polonia e l’Ungheria”. Si ricordi anche l’inaspettato endorsement che Enrico Letta fece a Giorgia Meloni poco dopo le elezioni dello scorso settembre. Si disse che l’aveva fatto su input di Washington con la promessa di avere nel futuro la guida della Nato. Poi Letta è sparito nel nulla e la Meloni è ascesa all’empireo.

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