Ue, la linea Meloni nella lite tra Salvini e Tajani. Inside
Tutto nasce dallo scontro sull'Europa tra i vicepremier a La Piazza di Affaritaliani.it
Ue, Salvini vs Tajani. In mezzo a queste posizioni apparentemente inconciliabili ci sono Giorgia Meloni e il suo partito
Il dibattito a corta distanza tra Matteo Salvini e Antonio Tajani andato in scena dal palco de La Piazza di Affaritaliani.it domenica scorsa ha toccato, inevitabilmente, il tema delle alleanze europee. L’obiettivo appare condiviso: costruire una nuova maggioranza senza i socialisti. Ma la distanza tra i due vicepremier è parsa ancora una volta siderale.
Da un lato il segretario leghista chiede un centrodestra europeo unito, dal PPE fino a tutto il gruppo ID (compresi quindi i suoi alleati più indigesti al mainstream di Bruxelles, i francesi di Marine Le Pen e i tedeschi di Alternative für Deutschland), passando naturalmente per l’ECR di cui fa parte Fratelli d’Italia. Dall’altro lato il leader forzista che, pur mantenendo porte apertissime all’alleato leghista, esclude categoricamente alleanze sia con Le Pen che con l’ultradestra tedesca, alla quale Tajani riserva ancora una volta parole durissime (citazione).
Lo schema del segretario di FI vorrebbe ricalcare lo schieramento che lo elesse alla presidenza del Parlamento europeo nel 2017, che vide la convergenza di popolari, liberali e conservatori (un sostegno per il quale dal palco di Ceglie Messapica Tajani ha pubblicamente ringraziato Raffaele Fitto, che ascoltava in platea e di quell’accordo fu fautore).
In mezzo a queste posizioni apparentemente inconciliabili stanno Giorgia Meloni e il suo partito. La leader sembra impegnata a preservare il suo canale di dialogo con il Ppe di Weber dalle tempeste elettorali di Spagna e Polonia e lo farà anche recandosi ad Atene a far visita al premier Kyriakos Mitsotakis, che Meloni considera un popolare che guarda verso destra e quindi pronto a sposare la causa dell’accordo con i Conservatori.
Ma se i numeri di un accordo Ppe-ECR, come probabile, non dovessero ancora bastare? “Proveremo ad allargare, sia al centro verso una parte dei liberali, sia verso destra alla Lega e a una parte di ID. Lo faremo con chi ci sta e condivide i nostri valori”, ha spiegato a La Piazza il luogotenente meloniano a Bruxelles Carlo Fidanza, prefigurando una sorta di nuova teoria delle “convergenze parallele”.
Sarà davvero così o magari sinergie ad oggi inconfessabili potranno diventare realtà il giorno dopo il voto? È presto per dirlo, quel che è certo è che sia a microfoni spenti che accesi tutti i protagonisti del centrodestra sembrano concordare su un aspetto decisivo: “La competizione europea, anche aspra, non metterà in alcun modo a rischio la compattezza del governo”.