"Ulivo", Prodi 'bastona' Schlein. Elly seguace di Amintore Fanfani?
Il Prof di Bologna ed ex presidente del Consiglio ce l’ha con l’ex pupilla da tempo
Il professore bolognese si è accorto dell’enorme errore che ha commesso spingendo la vittoria della Schlein
Romano Prodi, il fondatore de L’Ulivo e padre nobile della sinistra non le manda certo a dire:
“Quello che sta succedendo vuol dire proprio che non mi dà retta nessuno. Perché dobbiamo dare il voto a una persona per farla vincere e, se vince, di sicuro non va in Europa? Sono ferite della democrazia che piano piano scavano il fosso per cui la democrazia non è più amata, così si è espresso a Napoli a “la Repubblica delle idee” a proposito della candidatura di Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, alle prossime Europee.
Prodi che è rimasto però sempre un democristiano vero non vuole attaccare solo la sua ex pupilla e così infarcisce la critica mettendoci dentro anche gli altri:
“Questo riguarda la Meloni, la Schlein, Tajani, tutti. Non è questo il modo di fare, non è questo il modo di sostenere che la democrazia è al servizio del popolo. Così il popolo non c’entra niente, si vota per uno e ci va un altro”.
Il discorso è alto e riguarda il rapporto tra elettore ed eletto in democrazia ma pare proprio che il bersaglio vero sia invece Elly Schlein che è sempre stata sponsorizzata dall’ex Presidente del Consiglio.
En passant, Prodi perde per un attimo l’aplomb democristiano e si riscopre rivoluzionario sul tema del giorno, quasi volesse fare un favore alla sua segretaria preferita:
«Ho letto ciò che Scurati scrive ed è quello che bisogna dire. Non posso che sottoscrivere parola per parola quello che lui avrebbe letto. Oggi dicono no a Scurati perché i suoi libri sull’antifascismo hanno parole che fanno male ai neofascisti e c’è una situazione di controllo, una tensione in cui ognuno vuole essere più papista del Papa. La squadra di Meloni non vuole che si dicano certe cose”.
Ma torniamo alla Schlein.
È da qualche tempo che Prodi è critico con quella che è poi la sua creatura. Non dimentichiamo infatti che tra il bolognese Prodi e la bolognese Schlein c’è un antico feeling, quello che si instaura tra allievo e professore.
Se la Schlein è segretaria lo deve quasi unicamente proprio a Romano Prodi che dopo la crisi di Enrico Letta, peraltro democristiano come lui, giocò il jolly vincente utilizzando le cosiddette “primarie aperte” e cioè il voto per eleggere il segretario del Pd aperto a tutti cittadini e quella volta le truppe cammellate dei Cinque Stelle, richiamate da Prodi, fecero vincere quella che fino ad allora era stata solo una sorta di “sardina” in tono minore, dedita principalmente, come azione politica, alle “occupazioni” di scuole, e istituzioni, insomma una adolescente ami cresciuta.
Diciamo che la Schlein attingeva e attinge tutt’ora quel ramo movimentista della vecchia Democrazia cristiana che faceva riferimento ad Amintore Fanfani, una sorta di pre –grillo movimentista che faceva rapida breccia nelle tenerelle carni degli allora giovani adepti catto – comunisti.
Probabilmente il professore bolognese si è accorto dell’enorme errore che ha commesso spingendo la vittoria della Schlein e da qualche tempo sta tentando di correre ai ripari ma ormai pare che sia troppo tardi perché il Pd colorato di Ulivo è fuori controllo e non è quello che lui aveva pensato. Da qui la bacchettata all’ex pupilla.