Vaticano, Zuppi vuole far fuori Parolin? Dietro la lite il "Trono di Pietro"
La guerra dei cardinali
Vaticano e la battaglia per la successione di Francesco
Matteo Maria Zuppi (67), romano e potente capo della CEI (Confederazione episcopale Italiana), è da inizio anno iperattivo, lo è esattamente dalla scomparsa di Papa Benedetto XVI.
Il suo potere all’interno del Vaticano è cresciuto esponenzialmente da quando il conservatore Papa Ratzinger non c’è più.
Matteo Maria Zuppi è un principe della Chiesa, cioè un cardinale, nonché vescovo di Bologna. Il suo motto è: “Gaudium domini fortitudo vestra” e cioè “La gioia del Signore è la tua forza”.
Zuppi è molto vicino alla Comunità di Sant’Egidio –fondata dall’ex ministro Andrea Riccardi- il che fa di lui un “progressista”.
Alcuni anzi dicono che lo è troppo, perché è anche molto vicino a Monsignor Vincenzo Paglia, figura storica di Sant’Egidio, noto per le sue battaglie progressiste e che compare anche in un affresco omoerotico che si trova nella cattedrale di Terni e in cui è rappresentato semi - nudo con lo zucchetto episcopale.
Dipinto voluto dallo stesso Paglia e che ha destato scandalo tra i fedeli.
Tuttavia Zuppi è persona accorta e pur mantenendo stretti rapporti con Paglia ciò non gli impedisce, nel contempo, di avere una posizione intransigente sulla questione della maternità surrogata, meglio nota come utero in affitto.
Ne ho parlato ieri qui
Ma la novità che emerge in questi giorni è che Zuppi sembra proprio che stia “studiando” da Papa, nel senso che sta travalicando la sua normale giurisdizione episcopale per fare vera e propria politica per conto e per nome del Vaticano. Basta guardare le sue dichiarazioni rese a proposito della guerra in Ucraina che è un tema squisitamente di competenza del Segretario di Stato del Vaticano e cioè del cardinal Pietro Parolin.
Anche sul PNRR e sui rapporti con il governo Meloni Zuppi esterna quasi giornalmente e ormai tratta direttamente con la cattolicissima Giorgia Meloni.
Parolin (68) è una persona completamente diversa da Zuppi.
Vicentino, introverso, a 14 anni è entrato in seminario e ha svolto sempre il suo servizio presso la diplomazia della Santa Sede.
È stato nunzio apostolico in Nigeria e Messico, successivamente in Venezuela, quindi Africa ed America del Sud nel suo curriculum, il centro della nuova evangelizzazione. Terre difficili in cui si è comportato con sapienza.
Ha collaborato con il potente cardinal Tarciso Bertone che ha sostituito poi nel ruolo di Segretario di Stato vaticano e cioè quello che politicamente sarebbe un Primo Ministro.
È considerato un conservatore, anche se illuminato su alcuni temi; ad esempio, sulla questione del matrimonio omosessuale ha commentato –a suo tempo- la legalizzazione irlandese come “una sconfitta per l’umanità”. Più volte ha fatto riferimento all’ “hybris” dell’umanità che è caratterizzata da “una tracotanza violenta di chi vuole equipararsi a Dio”.
Sul dibattuto tema del matrimonio dei preti è stato invece possibilista, anche per contenere il calo delle vocazioni.
In questa fase Papa Francesco -ormai vecchio e provato dagli acciacchi- vede come un suo possibile successore, oltretutto dopo tanti anni, un italiano.
Il cardinal Zuppi è in prima linea ma anche Parolin non starà certo con le mani in mano. Anche lui è molto vicino a Francesco, che altrimenti non lo avrebbe lasciato alla guida del governo vaticano.
Chi lo conosce bene ci dice che il cardinale veneto è “sorpreso” per l’iperattività di Zuppi, ma nel linguaggio felpato e ampiamente vellutato della diplomazia “sorpreso” significa sostanzialmente “molto irritato”.
Infatti i continui sconfinamenti di campo di Zuppi lo hanno reso un Segretario di Stato de facto di quello ufficiale.
C’è ancora da capire quanto Francesco sia stato consenziente o abbia solo “subìto” l’irruenza del dinamico presule romano.
Vedremo come andrà a finire ma la “guerra dei Cardinali” è solo agli inizi.