Veneto, Meloni dà l'ok a un leghista ma niente Lista Zaia. Ira del Carroccio per lo 'scippo' di due consiglieri da parte di FdI
Per il Governatore uscente ipotesi sindaco di Venezia. Inside
La Lista Zaia "ruba" voti soprattutto a FdI (oltre che a FI). Stefani in pole come candidato. Il caso dei due leghisti presidenti di commissione passati con i meloniani ha fatto alzare la tensione nel Centrodestra
"Squadra che vince non si cambia". Il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, sabato alla Scuola Politica della Lega, è tornato a blindare il Veneto. Il leader del Carroccio, dopo il congresso di Firenze che lo ha acclamato segretario federale fino al 2029, sa perfettamente che i suoi nella terra del Leone di San Marco, che ancora si fanno chiamare Liga e non Lega come alle origini del movimento fondato da Umberto Bossi, non intendono fare marcia indietro.
Anche se dopo la pronuncia della Corte costituzionale che ha bocciato la legge regionale della Campania di Vincenzo De Luca che avrebbe bloccato il vincolo del doppio mandato per i Governatori, esteso a tutte le regioni, Luca Zaia al 100% non sarà più ricandidabile, i leghisti hanno già avvertito i partner della coalizione a Roma e a livello locale che per loro il Veneto è "la linea del Piave" e che quindi il candidato alle prossime elezioni regionali dovrà necessariamente essere ancora un esponente del Carroccio.
E la rosa di nomi, quattro, tra i quali scegliere il successore di Zaia, come ha anticipato Affaritaliani.it, è già pronta: il sindaco di Treviso Mario Conte, l'attuale vicepresidente regionale Elisa de Berti, il vice-segretario federale e segretario veneto Alberto Stefani e il capogruppo della Lega-Liga Veneta in Consiglio regionale Alberto Villanova. C'è un grosso problema però con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, la leader di Fratelli d'Italia sarebbe pronta a dare l'ok a un esponente della Liga candidato in Veneto ma chiede che non ci sia tra le liste della coalizione di Centrodestra quella che porta il nome del Governatore uscente Zaia. Cosa che invece per i fedelissimi del presidente più amato d'Italia è imprescindibile e irrinunciabile.
Il motivo della richiesta di Meloni? La Lista Zaia, stando ai sondaggi, vale da sola tra il 15 e il 20% dei voti e sottrae consensi a tutti i partiti della Centrodestra, non solo alla Lega. Anzi, in particolare a Fratelli d'Italia e anche a Forza Italia essendo Zaia un leghista moderato ed ad esempio aperto a tematiche come la legge sul fine vita. Il punto è che alle elezioni europee del 2024 proprio in Veneto FdI aveva ottenuto la percentuale più alta d'Italia, il 37,6%.
Un record assoluto che i meloniani veneti puntano a riconfermare per dominare le politiche regionali nella prossima legislatura. E quindi hanno chiesto alla premier che non ci sia la Lista ("ruba-voti") che porta il nome di Zaia, proprio per non rischiare di uscire fortemente ridimensionati rispetto alle Europee se non addirittura il secondo partito-lista della coalizione. Ed ecco lo stallo, un vero braccio di ferro dietro le quinte nella maggioranza che non sarà facile risolvere.
Poi c'è anche il tema di che cosa farà Zaia quando non sarà più Governatore. Un interrogativo che molti si pongono perché una figura di spicco come la sua è difficile da archiviare politicamente. Che il Veneto resti alla Lega è ormai sicuro (e anche la vittoria visti i sondaggi inequivocabili), ma il nodo è la presenza o meno della Lista Zaia sulla scheda elettorale e il futuro del Governatore uscente. E, stando alle indiscrezioni del Centrodestra (sponda non Lega), l'ipotesi più probabile è quella che il prossimo presidente del Veneto sia il leghista Stefani con Zaia candidato (vincente a mani basse) a sindaco di Venezia.
IL CASO DEI DUE CONSIGLIERI-PRESIDENTI DI COMMISSIONE PASSATI IN POCHE ORE DALLA LEGA A FDI - Comunque la Lega-Liga Veneta non ha alcuna intenzione di cedere a Fratelli d'Italia e a Meloni e punta a schierare la Lista Zaia alle prossime elezioni regionali. Soprattutto dopo quanto accaduto negli ultimi giorni con il passaggio di due consiglieri regionali veneti dal Carroccio a Fratelli d'Italia. Per qualcuno l'"effetto Giorgia", per altri il fatto che Luca Zaia non potrà più essere il candidato Governatore mentre secondo quando scrive 'Il Gazzettino' i due esponenti leghisti non pagavano le quote da anni al partito e quindi hanno deciso di traslocare in Fratelli d'Italia, che passa in Consiglio da 5 a 7 membri in pochissimi giorni.
Il primo ad andarsene dalla Lega è stato il veronese Marco Andreoli, presidente della terza commissione, poi ha lasciato la Liga Veneta anche la trevigiana di Altivole Silvia Rizzotto, eletta nel 2020 nella circoscrizione di Treviso nella Lista Zaia Presidente con 7.309 preferenze, presidente della seconda commissione. A far molto male è soprattutto questo fatto che si tratta di due presidenti di commissione e per statuto non possono essere cambiati quindi resteranno al loro posto ma non più con la casacca leghista bensì con quella di Fratelli d'Italia. Per il partito della premier è il segno che il Carroccio sta perdendo colpi e ulteriore consenso, ma per la Lega si tratta invece di un brutto "scherzo" dei meloniani e da oggi sono ancora più decisi a difendere la loro "linea del Piave" e a pretendere che il prossimo candidato sia un leghista con la Lista Zaia nella coalizione di Centrodestra.
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