Zelensky divide i partiti al loro interno. Chi sta con chi. La mappa e i nomi

Nel giorno del viaggio a Kiev di Giorgia Meloni

Di Alberto Maggi
(foto Lapresse)
Politica

Ucraina, la guerra divide trasversalmente i partiti

Nel giorno in cui Giorgia Meloni è a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelensky non tutto il Parlamento è dalla parte di Kiev senza se e senza ma. Sicuramente il partito più granito attorno alla presidente del Consiglio è quella della stessa premier, Fratelli d'Italia. Tutto lo stato maggiore - dai due capigruppo fino ai ministri Francesco Lollobrigida, Raffaele Fitto e Guido Crosetto - è con Meloni e con Zelensky. Volendo cercare qualche sottile differenza si vede forse nell'area legata al vecchio Msi, mai filo-americano, ad esempio Isabella Rauti e Fabio Rampelli, una sorta di minoranza interna a FdI. Ignazio La Russa, presidente del Senato, non è certo un putiniano ma non si può annoverare tra i principali sostenitori di Zelensky.

In Forza Italia tutti sanno che la "variabile" Silvio Berlusconi, amico personale di Vladimir Putin, vorrebbe cercare di fermare il conflitto e non ritiene che il continuo invio di armi all'Ucraina sia la soluzione migliore. Con l'ex Cavaliere i due capigruppo, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, ma anche i ministri Annamaria Bernini e Gilberto Pichetto Fratin. Decisamente filo-Ue e pro-Ucraina, Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier e ormai unico e vero punto di riferimento del PPE in Italia. Con lui almeno la metà dei parlamentari di Forza Italia.



Nella Lega Matteo Salvini è silente da tempo sull'Ucraina ma è noto che non sia d'accordo con il continuo invio di armi a Kiev e che lavori per cercare una soluzione di pace e aprire canali diplomatici. Con Salvini, nella Lega, certamente il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e i salvinini doc come Igor Iezzi, Fabrizio Cecchetti, Claudio Durigon e il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Giancarlo Giorgetti, che mai si è espresso sulla guerra, è dichiaratamente filo-americano e filo-Nato e con lui ci sono sicuramente il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e i Governatori del Nord con in testa Luca Zaia e Massimiliano Fedriga.

Nel Movimento 5 Stelle sono tutti allineati con Giuseppe Conte, critico nei confronti dell'invio delle armi all'Ucraina senza pur schierarsi con il Cremlino. Nel Pd, in vista delle primarie di domenica, le posizioni sono variegate. Pro-Nato e pro-Zelensky certamente Stefano Bonaccini e tutti i suoi, primo tra tutti l'ex ministro della Difesa e presidente del Copasir Lorenzo Guerini. Elly Schlein, invece, nelle ultime votazioni in Parlamento sull'invio di armi all'Ucraina era assente e una posizione più pacifista riguarda anche altri esponenti della sinistra Dem, come ad esempio l'ex ministro Andrea Orlando.

Sinistra Italia e i Verdi sono contrari all'invio di armi all'Ucraina. Mentre fuori dal Parlamento Unione Popolare ha una posizione pacifista e ancora di più, decisamente contro la guerra Democrazia Sovrana e Popolare che sarà in piazza contro le armi a Kiev domenica prossima.

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