Elezioni a Bari, tensione nel PD sull'ipotesi Primarie
In vista dell'appuntamento di domenica 25 febbraio, tutto centrato sulla presentazione della candidatura a Sindaco di Bari di Vito Leccese, l'attività dei "pontieri" - per favorire la tenuta unitaria della coalizione - si intensifica e si allarga.
In una nota congiunta a firma dei coordinatori regionali di Con (Michele Boccardi), Senso Civico (Alfonso Pisicchio), Popolari (Gianni Stea) e Sud al Centro (Lucio Smaldone), si legge: "Ilrecente tavolo politico avrebbe dovuto trovare, negli auspici di tutti, una sintesi tra le due candidature attualmente in campo di Vito Leccese e Michele Laforgia. La coalizione è bloccata dalla mancanza di volontà dei loro sostenitori di convergere su un’unica candidatura e anche dal veto imposto dal M5S all’utilizzo del metodo delle primarie. Si tratta di rigidità incomprensibili che nascondono egoismi di partito e dimostrano scarso interesse per la continuità del buon governo della città di Bari, che dura da due decenni e che appare ancora oggi graditissimo da tutti i baresi".
"Noi che rappresentiamo direttamente i cittadini senza tatticismi e senza la mediazione delle complesse relazioni nazionali tra i partiti progressisti - prosegue il documento - rifiutiamo questa evidente pratica di egoismo politico. Ecco, a tal proposito, abbiamo l’obbligo di chiarire che non accettiamo fughe in avanti da parte di nessuno. Chiediamo, quindi, ad Antonio Decaro, Michele Emiliano, Nichi Vendola, Giuseppe Conte ed Elly Schlein di incontrare i due candidati e di indurli a trovare tra loro un accordo".
"Qualora questo tentativo non dovesse avere esito positivo - continua la nota - non resta che celebrare consultazioni primarie controllate e trasparenti che consentano ai sostenitori dei due candidati di scegliere il nuovo sindaco di Bari. Perché si tratta di scegliere il sindaco e non solo il candidato, perché uniti siamo nelle condizioni di stravincere alle elezioni dell’8 e 9 giugno, assicurando il nostro obiettivo politico di dare continuità alla amministrazione di Antonio Decaro".
Evidentemente il percorso resta accidentato, se la Presidente del PD, Titti De Simone, con altra nota - a poche ora dalla kermesse di domenica - decide di far appello agli stessi dirigenti del partito sulla concezione dello strumento Primarie.
"Mi chiedo se ci sia una reale volontà di arrivare ad un accordo - esordisce De Simone - visto che prevalgono toni e prove muscolari, che non sono di chi cerca un confronto ed un punto di sintesi. Cosa che dentro al PD un gruppo di dirigenti ha provato a portare avanti per mesi".
"Non si può banalizzare e mortificare ogni giorno, la posizione di un pezzo del gruppo dirigente - peraltro come si sa quello che più si è speso per la vittoria della Schlein al congresso - questo non è accettabile. Ci vuole rispetto per quanti anche dentro al PD hanno espresso sempre in modo corretto e leale posizioni che non ci vedono allineati alle scelte maggioritarie, per metodo e merito".
"Lo dico in primis al segretario regionale De Santis e a quello cittadino Todaro sottolinea Titti De Simone - che dovrebbero essere unitari su mandato del congresso: il voto in assemblea non è stato espresso all’unanimità, ci sono stati 5 voti di astensione, di figure autorevoli del partito, in un organismo assai limitato di per sé numericamente, ma queste astensioni non hanno a che fare con egoismi e personalismi, esprimono idee e opinioni di tanti dentro e fuori il PD".
"Soprattutto di chi è tornato in questo partito in nome di un rinnovamento. Essere dipinti come ultimi arrivati, indesiderati, e ridicolizzati ogni giorno, non è più accettabile. Toni da conflitto permanente, al limite del bullismo politico interno, non sono degni di un partito che dovrebbe fare del rispetto delle opinioni (persino sul terzo mandato lo si è fatto) il suo pane quotidiano. Ora si tira dritto senza confronto fra i due candidati, e si blocca il tavolo della coalizione. Se consultazione popolare deve essere mi sembra normale anche discutere delle regole, perché non sarebbero primarie solo del PD ma di coalizione, e non vedo nulla di sgangherato nella richiesta di condividere un minimo di regole di trasparenza, dato che da Vendola sono passati 20 anni, un’era geologica in termini politici, e che le modalità di coinvolgimento di pezzi di elettorato non solo PD ai gazebo sono da regolare, perché è vero che senza controllo può succedere di tutto, come si sa bene e come persino indagini della magistratura hanno spesso messo in evidenza e non solo qui".
"Allora, si faccia davvero uno sforzo di sintesi e di mediazione. Se qualcuno pensa che andare divisi serva a capitalizzare elettoralmente sulle europee sbaglia, perché bisogna anteporre gli interessi della città. Mi auguro davvero che non si porti un pezzo del mondo della sinistra che ha votato Elly Schlein alle primarie e molti di coloro che in questo partito ci sono tornati, a sentirsi ospiti indesiderati se non nemici. Ogni giorno da mesi dirigenti e militanti vengono additati come fastidiosi ultimi arrivati, irrisi e offesi, sperando che qualcuno tolga il disturbo. Non è più accettabile".
"Gli elettori del PD come si evince dai sondaggi credono nell’unità che in politica è sempre frutto di un compromesso, non hanno mai avuto pregiudiziali ed oggi a gran voce chiedono di giungere ad una soluzione condivisa avendo in campo due esponenti autorevoli della storia del centrosinistra, entrambi peraltro vicini al PD seppur non iscritti".
"Credo che tutto questo patrimonio debba essere preservato, così come l’impegno di unità contro le destre, e particolarmente interessante sarà il risultato in Sardegna nell’asse PD/5 stelle alle regionali di domenica, perché le prove di forza autoreferenziali in questa fase così complicata per il paese sono da evitare, l’autosufficienza non serve a garantire a Bari il rilancio del buon governo di questi 20 anni. Segnali di muro contro muro vanno archiviati subito - conclude Titti De Simone - altrimenti si rischia una rottura che temo avrà inevitabili conseguenze anche interne al partito".
E a stretto giro di comunicato, dalla Segreteria Nazionale Orgaizzativa del PD, arriva la reazione: "L’assemblea cittadina è il massimo organo di rappresentanza politica, quando assume una decisione, tutti gli iscritti e le iscritte hanno il dovere di attenersi a quella indicazione".
"Il candidato Sindaco del PD è Vito Leccese - si legge nella nota - e come recita il comma 6 articolo 3 dello statuto regionale, tutti gli iscritti 'devono sostenere lealmente il candidato sindaco del PD', soprattutto se si svolge un ruolo di garanzia e non di rappresentanza politica".
"La decisione di candidare Vito Leccese è stata votata all’unanimità dell’assemblea con 5 astenuti. E tale decisione è condivisa da tutti i livelli del Partito da roma in giù e da tutte le sensibilità interne al Partito. Il PD attraverso il segretario regionale, Domenico De Santis, ha espresso la posizione del Pd: primarie aperte a tutti gli elettori del centrosinistra. Chi rifiuta le primarie è ovvio che vuole dividere la coalizione".
(gelormini@gmail.com)
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