'Vlora' 1991-2021, la nave dolce
Il favo in realtà era un alveare
Il 30nnale dell'arrivo della VLORA a Bari, l'omaggio a Enrico Dalfino in Sala Consiliare e le celebrazioni al Teatro Piccinni. Intervsita al Sindaco di Tirana.
“La vidua! La vidue?” L’eco allarmata - circa mille anno dopo l’avvistamento “liberatorio” della flotta veneziane di Orseolo II, che veniva a liberare Bari dall’assedio saraceno - riecheggiò, squarciando il silenzio ovattato e accidioso la mattina dell’8 agosto 1991.
Questa volta, però, la speranza non albergava tra lo sconforto “a riva” di una città mortificata dall’assedio arabo. Questa volta, la speranza avanzava lenta e inesorabile, vestendo i panni della disperazione e soffocata nel vocio brulicante di una sorta di gigantesco “favo galleggiante”, a bordo di una vecchia nave dal nome glorioso di una delle più antiche capitali albanesi: Valona - Vlora.
Il favo, come tutti i favi, incuteva paura. Il ronzio inquietante di quello sciamare lasciava allibiti i baresi, già ammutoliti e in allarme per l’inverosimile quantità di persone letteralmente aggrappate ad ogni più esile appiglio di quella zattera a forma di nave.
In realtà il favo, come tutti i favi col tempo si rivelerà un vero e proprio alveare: ricco dell’operosità di oltre 20.000 api albanesi, capaci di produrre il sentimento nuovo di un’antica vocazione: il miele dolce dell’accoglienza, che da sempre ha reso nobili le terre e le genti di Puglia.
"Sono Persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza", ebbe a dire l’allora sindaco di Bari, Enrico Dalfino (1935-1994), tra i volti sconvolti e le coscienze scosse, dei collaboratori e dei cittadini, che con gli occhi chiedevano al loro Sindaco cosa fare e come affrontare l’inaspettato arrivo di un immane carico di disperazione, frammista a sguardi imploranti pieni di speranza.
La frase è scolpita in caratteri Morse sulla scultura di Jasmine Pignatelli, che domina il water-front San Girolamo a Bari. Che da qualche giorno trova il suo alter ego in una seconda opera dell'artista pugliese, SONO PERSONE / JANË NJERËZ 8.8.1991, posizionata a Durazzo in Albania, in una sorta di dialogo ideale - in codice Morse - da Levante a Levante, tra due sculture unite dal mare Adriatico. L’omaggio al sindaco Enrico Dalfino, per testimoniare l’amicizia di due popoli, nonché il sentimento di accoglienza manifestato durante gli episodi dell’8 agosto 1991.
Sorprende come ancora oggi si faccia riferimento a “un viaggio non programmato”, a “un mercantile preso d’assalto” e a “un equipaggio sotto minaccia”, perseguendo un’insistente offesa dell’intelligenza comune, che toccò immediatamente con mano quanto “scollamento” ci fosse tra gli apparati dello Stato - che miravano a un rapido e inclemente rimpatrio, che servisse da monito a ulteriori esodi dall’Albania - e le autorità locali (siciliane, calabresi o pugliesi) più votate a spontanea, coraggiosa e responsabile accoglienza.
Una situazione ancora non risolta, nonostante la Vlora e i 30anni trascorsi, che continua a far finta di non comprendere e non voler individuare la regia - più o meno occulta - di un’operazione complessa come l’esodo di circa 20.000 persone.
La Città di Bari ha ricordato il trentennale dell’arrivo della Vlora con un programma di appuntamenti promosso in collaborazione con i Comuni di Durazzo e di Tirana e con il sostegno del dipartimento Turismo, Economia della cultura e Valorizzazione del territorio della Regione Puglia e del Teatro Pubblico Pugliese.
La giornata si è aperta con un omaggio dell’amministrazione comunale alla memoria dell’ex sindaco Enrico Dalfino: il sindaco Antonio Decaro ha deposto una corona di fiori presso il monumento dedicato a Dalfino nella sala consiliare di Palazzo di Città alla presenza dei sindaci di Durazzo, Emiriana Sako, e di Tirana, Erion Veliaj, dell’ambasciatore d’Italia a Tirana Fabrizio Bucci, dell console generale della Repubblica di Albania a Bari Gentiana Mburimi, dei familiari di Enrico Dalfino, di alcuni degli amministratori comunali che gestirono l'emergenza nel 1991 e dell’Arcivescovo di Bari e Bitonto Mons. Giuseppe Satriano.
“Nel trentennale dell'arrivo nel porto di Bari della nave Vlora - ha esordito il sindaco Antonio Decaro - non possiamo non rendere omaggio alla memoria di Enrico Dalfino, a cui questa sala consiliare è dedicata. Ed è un’emozione particolare, per me, farlo oggi, alla presenza dei figli, Giuseppe e Lidia, della moglie Anna, di alcuni dei testimoni dell’epoca, come Gianni Di Cagno, Mimmo Magistro, il comandante Saverio d’Alonzo e il capo di Gabineto Vito Leccese, nonché dei dei sindaci di Durazzo e Tirana che qui testimoniano l’abbraccio sincero, che anche la comunità albanese rivolge alla memoria di Dalfino. C’è una immagine molto bella che fa da contraltare alle giornate drammatiche di quella emergenza umanitaria: quella di una scritta apparsa sui muri dello Stadio della Vittoria di Bari in quei giorni (W sindaco di Bari), catturata dall’obiettivo di una macchina fotografica".
"La notte dell’8 agosto 1991 - ha continuato Decaro - il destino ha voluto che fosse proprio Enrico Dalfino a farsi interprete diretto di quei principi di apertura e accoglienza che sono nello Statuto della città: Bari è una “comunità aperta”. Il caso vuole che fu proprio il Consiglio comunale guidato dal prof. Dalfino ad approvare, qualche mese prima dell’agosto 1991, lo Statuto cittadino. La vocazione storica ad essere terra non di frontiera ma di cerniera, città che unisce e non divide popoli, fedi e culture, è inscritta nel DNA dei baresi".
"Bari è una città di mare, di approdi, di partenze. Per secoli è stata attraversata da popoli e culture differenti. Queste sono le radici più profonde dello spirito barese e Dalfino le seppe interpretare con passione civile e coraggio. Quel messaggio di solidarietà e speranza che Dalfino rivolse trent’anni fa al Paese e alla città, appellandosi ai valori costituzionali di eguaglianza, ora non solo è scolpito per sempre sui lungomari delle città di Bari e Durazzo città ma è per sempre impresso nei nostri cuori”.
Qualche minuto prima della cerimonia in sala consiliare, le delegazioni barese e albanese hanno voluto rendere omaggio a Luigj Gurakuqi, politico e scrittore albanese assassinato a Bari nel 1925, deponendo una corona di fiori sotto il toponimo stradale dedicato al patriota albanese in corso Vittorio Emanuele ad angolo con via Cairoli.
A seguire nel Teatro Piccinni, l’incontro organizzato dalla Fondazione Feltrinelli “Il lungo viaggio dei diritti. Bari: a trent’anni dallo sbarco dei cittadini albanesi”, terza data live del Calendario Civile organizzata dalla fondazione in collaborazione con il Comune di Bari e One Bridge to Idomeni onlus.
A portare la loro testimonianza il giornalista allora inviato del Manifesto Guido Ruotolo, Gianni Di Cagno, che al tempo sedeva in Consiglio comunale, Eva Karafili, attrice e testimone diretta dell’evento e gli attivisti dell’associazione Passatutti di Bari.
A parlare di integrazione, inceve, sono stati Edoardo Garonzi di One Bridge To Idomeni, Ana Estrela dell’associazione Origens di Bari e Caterina Di Fazio dell’Università di Maastricht.
Nella terza parte dell’incontro ci si è soffermati sui temi dell’accoglienza con il sindaco di Bari Antonio Decaro, l’ambasciatore italiano a Tirana Fabrizio Bucci, il sindaco di Tirana Erion Veliaj e il sindaco di Durazzo Emiriana Sako. A moderare l’incontro la giornalista Annamaria Minunno.
In serata, sul lungomare IX Maggio di San Girolamo, l’inaugurazione dell’area verde situata al di sotto dell’installazione artistica realizzata nel 2019 da Jasmine Pignatelli, che assumerà il toponimo “largo Sono Persone 8.8.1991”.
Questo spazio pubblico contemplativo appena riqualificato, esteso per circa 300mq, costituisce la cornice che inquadra idealmente la facciata dell'edificio sul quale è installata l'opera d'arte pubblica. Il giardino si compone di una seduta in lamiera traforata che, come un tappeto luminoso, protende nello spazio pubblico le parole incise in codice morse che richiamano i valori dell’accoglienza.
Mentre sulla piazza del mare del waterfront di San Girolamo, nel corso di una perfomance artistica sonora di Jasmine Pignatelli, curata dalla sezione Bari dell’A.R.I., sarà effettuato un radio collegamento in codice morse con il nominativo speciale “IR7ZA” rilasciato dal ministero dello Sviluppo economico. Nell’etere suoneranno in morse le parole pronunciate qule giorno dal sindaco Dalfino: “Sono persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza”
Infine, sul palco allestito sempre sulla piazza del mare, alle ore 21.15 andrà in scena lo spettacolo teatrale “La nave dolce”, testo e regia di Daniela Nicosia con Massimiliano Di Corato, prodotto da TIB Teatro.
“La nave dolce” - che si ispira all’omonimo film di Daniele Vicari - racconta del più grande sbarco di migranti mai avvenuto in Italia con un un’unica nave. Lo spettacolo ripercorre in modo evocativo la drammatica vicenda della Vlora, con un testo crudo e immaginifico al contempo in cui lo sviluppo drammaturgico procede attraverso tre voci: quella di chi si mette in viaggio, quella di chi accoglie, quella di chi guarda; per ogni voce una lingua: un idioma italo-albanese, il dialetto pugliese e l’italiano; per ogni lingua: tre punti di vista: un giovane albanese, un barese e un bambino.
Una triangolazione dello sguardo che intreccia le tre prospettive alla ricerca di un impatto emotivo che, senza retorica, solleciti la coscienza collettiva. “La nave dolce” a Bari è sostenuto da risorse di Regione Puglia nell’ambito del Progetto 3C a valere su risorse del Programma INTERREG IPA CBC Italia-Albania-Montenegro 2014-2020.
(gelormini@gmail.com)
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