Dipendente Atac morto, il Vaticano: "La tragedia non cada nell'indifferenza"

Monisgnor Pesce: L’indifferenza ci ruba l’anima, ci disumanizza e ci trasforma da cittadini, ad egoistiche ed egocentriche maschere"

di Monsignor Francesco Pesce
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Monsignor Francesco Pesce
Roma

La notizia della morte di Maurizio, un impiegato Atac, caduto in una fossa per la manutenzione dei mezzi di trasporto all'interno del deposito in via di Tor Vergata, ci lascia tutti attoniti; mentre le indagini sono in corso, per ricostruire la dinamica esatta dell'accaduto, la Diocesi di Roma si stringe in preghiera ai familiari e agli amici di Maurizio e a tutta la comunità civile di Roma.

Il segno della fragilità

La morte è il segno più eloquente della fragilità della nostra vita davanti alla quale curviamo il capo ed eleviamo lo Spirito. Morire sul luogo di lavoro è sempre inaccettabile e ci richiama a sempre più urgente corresponsabilità, non solo a livello istituzionale ma prima ancora sociale, come cittadini costruttori di morale sociale.  

No all'indifferenza

Non cada nella indifferenza questa ennesima tragedia. L’indifferenza è un problema culturale, e la cultura dell'indifferenza è l'opposto dell’amore di Dio e nessuno di noi può essere sicuro di rimanere immune da questa malattia morale e spirituale. L’indifferenza è un demone molto insidioso perché come un serpente si insinua a poco a poco, giorno dopo giorno, spesso si maschera anche di bene, e ti fa dire: io non c’entro, non mi riguarda, non è colpa mia. L’indifferenza ci ruba l’anima, ci disumanizza e ci trasforma da cittadini, ad egoistiche ed egocentriche maschere.

 

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