Jazz e classica, Lucio Fumo lancia l'allarme: “La musica colta è al collasso”

Alla soglia degli 86 anni, 40 anni passati ad organizzare eventi, Lucio Fumo manda un messaggio: “La musica ha bisogno di investimenti e formazione”

Lucio Fumo Natalie Cole
Roma

Duecentocinquanta concerti l'anno, quasi tutti con autori e musicisti under 35 ma all'orizzonte per i giovani talenti ci sono nuvole: Lucio Fumo, 50 anni passati valorizzando la musica colta, classica e jazz, lancia l'allarme sul futuro del sistema musica: “Affinché non crolli sono indispensabili nuovi investimenti sulla programmazione e sulla promozione delle attività musicali e sulla formazione”.

Da presidente del CIDIM - Comitato Nazionale Italiano Musica - e Presidente della Società del Teatro e della Musica Luigi Barbara di Pescara, Lucio Fumo, spiega come il Comitato sia impegnato da oltre 40 anni nella promozione della musica colta, classica e jazz e soprattutto dei giovani talenti italiani in Italia e all’estero, favorendo con il tempo un significativo e necessario ricambio generazionale.

Dottor Fumo, cosa fa il Cidim?

“Nato grazie alla caparbietà del Barone Francesco Agnello, il Cidim in 44 anni e sotto la guida di quattro diversi presidenti è cresciuto insieme ai quasi 70 soci sparsi in tutta Italia. L’obiettivo della nostra istituzione è quello di valorizzare la musica colta, classica e jazz e soprattutto offrire ai giovani talenti italiani l’opportunità di studiare, formarsi, partecipare a concorsi internazionali e alla fine esibirsi sui palcoscenici di tutto il mondo. Lavoro in questo settore da molti anni e so quanto sia difficile per un giovane musicista italiano emergere: i conservatori attraversano una fase difficile e dispongono di risorse inadeguate rispetto ai bisogni reali di una formazione che prepari anche all’inserimento nel mondo del lavoro. Cambiano i governi, ma la richiesta di chi, come me, organizza eventi che puntino alla valorizzazione dei giovani talenti è sempre la stessa: il Fondo Nazionale Spettacolo dal Vivo come oggi viene chiamato il vecchio Fus, va sostenuto, rimpinguato, adattato alle esigenze dei tempi, altrimenti il sistema musicale italiano rischia di crollare. E con loro le ambizioni e i sogni di tanti giovani talenti. Si parla molto di ricambio generazionale, ma se nessuno scommette su di loro come possono andare avanti in un momento di crisi economica ed occupazionale come quella che l’Italia sta vivendo”?

Lucio Fumo Dizzie GillespieGuarda la gallery II

Ma come fate ad organizzare non meno di 250 concerti all’anno, quasi tutti con under 35?

“In modo silenzioso ma efficace e grazie al contributo di tutti i soci, abbiamo avviato progetti mirati, collaborazioni con importanti fondazioni musicali e con i più prestigiosi conservatori italiani.

Nel 2015 abbiamo firmato anche un accordo con lo Stato della Città del Vaticano, al cui interno sono stati organizzati 180 concerti con circa 500 musicisti. Siamo una sorta di talent-scout: individuiamo i più bravi, quelli che hanno voglia e capacità di emergere, e a loro offriamo la possibilità di suonare nelle location italiane più prestigiose e all’estero, 5 continenti e 30 paesi di tutto il mondo. Nelle prossime settimane abbiamo artisti che si esibiscono in Giappone, in Australia, in Turchia e negli Usa.

Ai giovani affianchiamo talvolta artisti più affermati, proprio perché contribuiscano alla loro crescita professionale. Nei primi sei mesi del 2023 abbiamo organizzato già 140 eventi.

A molti giovani diamo l’opportunità di misurarsi in contest di livello, promuoviamo masterclass e formazione in tutta Italia e abbiamo una discografia che conta più di 50 incisioni, oltre alla collaborazione video con Sky e con la Rai. Nel 2015, e nei due anni successivi, abbiamo avuto anche l’onore di avere il Premio Oscar Ennio Morricone Presidente della giuria del concorso di composizione intitolato al Barone Agnello e nato per promuovere e sostenere la creatività italiana”.

Ma il suo di mestiere, invece, come si impara?

“Pensi io ho lavorato in banca fino all’età della pensione. Ma è sempre stata la musica la mia vera passione. Così, nel 1966 a Pescara, la mia città, insieme a un gruppo di amici abbiamo dato vita alla Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” (il primo presidente è stato Ennio Flaiano, oltre 3.000 tra concerti e spettacoli teatrali) e nell’anno dello sbarco degli astronauti sulla luna abbiamo inventato, sempre a Pescara, il primo Festival estivo del Jazz italiano. Quest’anno compie 51 anni.

Duke Ellington, Miles Davis, Charles Mingus, Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Oscar Peterson, Stan Getz, Bill Evans, Sarah Vaughan, Dave Brubeck e un giovanissimo Francesco Cafiso, al suo debutto a 13 anni proprio nella città abruzzese. Ho perso il numero degli eventi di cui sono stato promotore, e non lo dico per vantarmi ma perché sono felice di aver realizzato i miei sogni ed è anche per questo che con il CIDIM da anni offriamo ai giovani artisti la possibilità di realizzare sogni e ambizioni.

Oggi non ho più la direzione artistica del festival jazz e, allo stesso tempo, ho delegato una parte delle attività della società pescarese di cui sono ancora presidente a persone molto più giovani di me: a 86 anni devo essere il primo a sostenere il ricambio generazionale. Altrimenti non c’è coerenza”.

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