Cronache
Gioco d’azzardo esercenti devono risarcire. Perse 465.000 € ma era ludopatico
Lo psichiatra forense del caso ad Affari: “Il ludopatico ha un disturbo del controllo degli impulsi. Quindi c’è un patologia a monte”
Il caso della sentenza di Bologna pro-ludopatico. 1,3 milioni gli italiani malati sono dipendenti dal gioco d'azzardo. Un disastro che distrugge famiglie e aziende ma...
Un ludopatico gioca alle slot machine e alle videolottery in modo compulsivo e perde quanto di sua proprietà e dell’azienda. Quante storie avrete letto con questa trama drammatica? Sono oltre 1,3 milioni gli italiani malati patologici di dipendenza da gioco d'azzardo. Solo poco meno del 10% (circa 12.000) quelli in cura. La ludopatia è una condizione diffusa tra chi si reca nelle sale giochi, tanto più in quelle d’azzardo, ma non di tutti.
In una vicenda accaduta tra il 2016 e il 2018, tra Anzola dell’Emilia e Modena, il tribunale di Bologna ha condannato i titolati della sala giochi, che a detta del tribunale conoscevano la condizione di inferiorità psicologica del giocatore, a restituire tutta la somma persa, 465.000 euro e a 2 anni di reclusione con sospensione della pena oltre a pagare le spese legali in essere. La sentenza ha immediata esecutività, cioè la somma dovrebbe essere restituita subito, nei termini di legge. L’uomo era riuscito in un caso a districarsi dai gestori contattando i carabinieri e il proprio avvocato. L’accusa è che i titolari, 4 persone ai vertici della società, avrebbero approfittato della condizione dell’uomo intimandogli di pagare i debiti maturati tramite 69 assegni in un anno e mezzo.
Teste chiave del processo è stato il consulente dottor Renato Ariatti, psichiatra forense che ha spiegato ad Affaritaliani alcuni dettagli del contesto: “Bisogna comprendere che il ludopatico ha un disturbo del controllo degli impulsi. Quindi c’è un patologia a monte”.
Ma le sale giochi non sono piene di ludopatici?
Ariatti: “Non è così o non sempre, ci sono anche forti giocatori e giocatori normali. Il forte giocatore ad esempio è un appassionato che quando vuole si ferma. Qui non c’è questa possibilità. La ludopatia fa parte di un disturbo anche compulsivo e ossessivo per cui c’è un ossessione al gioco, una compulsione al gioco, dal latino ‘compellere’, ‘io non riesco a fermarmi, sono attirato dal gioco’. Se poi qualche volta il ludopatico ha la sfortuna di vincere si produce un rinforzo positivo, ha cioè una gioia dalla vincita che gli determina una liberazione di dopamina. Il grande problema è che in lui non c’è la capacità di fermarsi ma c’è la compulsione a rincorrere le perdite cercando di sanarle”
L’uomo era già in cura?
“Sì, per la patologia di ludopatia. Ci sono delle sentenze che la riconoscono come disturbo, e così le diagnosi psichiatriche, e delle sentenze che non la riconoscono. Poi è una cosa diversa se il soggetto per procurarsi il denaro commetta dei reati, in quel caso è molto difficile pensare che non si renda conto della situazione. Ma se la persona è già malata e viene invogliata, alimentata, sta in queste sale buie, ovattate, dove c’è un contesto immersivo dal quale non ci si riesce a staccare rinforzando la dipendenza... allora la questione è diversa”.
In linea con i riconoscimenti internazionali di malattia nel 2021 la ludopatia viene identificata per la prima volta anche in Italia, come Patologia da gioco d'azzardo, nel Decreto Balduzzi del 2012 e inserita tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con il ludopatico che ha diritto alla cura presso il sistema sanitario pubblico.