La Marcia su Roma diventa romanzo tra fratelli nemici. Di chi fu la colpa

In libreria l'ultima fatica letteraria di Daniele Autieri. Il romanzo implacabile che parte dalla “paura rossa” e arriva alle responsabilità certe

di Patrizio J. Maccidi
Roma

La Marcia su Roma raccontata da chi ha marciato e da chi si è opposto: figli del Popolo, anzi fratelli, divenuti nemici. Perché alcuni italiani scelsero di unirsi alla marea nera che invase Roma e assaltò il quartiere di S. Lorenzo entrando nella Capitale, e perché altri vi si opposero strenuamente sacrificando la propria vita?

Daniele Autieri utilizzando fonti storiche verificate (telegrammi di ufficiali dell’esercito, documenti del Ministero dell’Interno) dell’epoca, lancia la sua penna in un romanzo che non ha bisogno di didascalie o di una cronologia degli eventi dell’Ottobre 1922. La trama è chiara e lineare e scritta con polso fermo anche quando agli eventi si intrecciano le passioni dei protagonisti. I personaggi realmente esistiti (generali, presidenti del consiglio, membri del Partito Fascista) sono messi a nudo con uno stile asciutto e implacabile nella loro quotidianità. Le loro debolezze diventano fatali e piegano le vicende di una nazione intera verso un ventennio che nessuno poteva immaginare.

Il Duce davanti al Re è una pura formalità

Fatali sono i loro dubbi e le loro incertezze, in mezzo alle quali Benito Mussolini riesce a infilarsi senza sbagliare nulla. Quando il Duce si presenta davanti al re, il riconoscimento del suo potere è una semplice formalità. Autieri è implacabile nell’evidenziare le responsabilità da tutte e due le parti, l’ignavia del non-decidere politico che genera un sentimento di rivalsa che sfocia nella violenza cieca, la buonafede di chi pensava a un riscatto per le miserie della quotidianità. E il fuoco della “paura rossa” sulla quale soffiarono cattolici e liberali. Ha scritto un grande editore che un romanzo funziona quando non si deve mai tornare di un capitolo per riprendere il filo, così è in questo romanzo. L’autore riserva un colpo da maestro nella costruzione della trama nel finale, l’inizio è la fine. Ma anche lì si può aprire un dibattito se “quel finale” non poteva concludersi in un’altra maniera: il giudizio ai lettori.

Daniele Autieri
MARCIA NERA
Ottobre 1922 i giorni che sconvolsero l’Italia
Typimedia Editore

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