Regione Lazio: Alessio D'amato passa con Calenda: i rumors sull'addio al Pd
Dopo la trombatura alle Regionali di febbraio, l'ex assessore alla Sanità sbatte la porta in faccia al Pd e passa con Calenda
Trombato clamorosamente alle regionali di febbraio 2023 del Lazio dove era candidato come presidente, il Pd Alessio D'Amato lascia la coalizione che l'ha sostenuto e abbraccia il vangelo di Azione e Carlo Calenda.
L'addio annunciato da qualche giorno, è diventato ufficiale dal 17 luglio durante la presentazione pubblica del leader di Azione che ha dato il benvenuto all'ex assessore regionale della Giunta Zingaretti: “Siamo molto felici di dare il benvenuto ad Alessio D'Amato, è una persona di cui abbiamo non da oggi una grandissima stima, rappresenta la buona amministrazione di centrosinistra, è l'autore della migliore campagna di vaccinazione del paese". D'Amato entrerà nella segreteria nazionale", e lavorerà "alla riorganizzazione di Azione" nella Regione Lazio”.
Calenda: "Nei prossimi mesi altri arrivi"
"Credo che ci sarà un processo lungo di arrivi" è un "processo che si è messo in moto e credo che nei prossimi mesi ce ne saranno altri". Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, ufficializzando l'ingresso di Alessio D'Amato nel partito. Le "porte" sono "aperte per chi vuole tornare a farepolitica in modo pragmatico, riformista e istituzionale", ha aggiunto. "Mi è spiaciuto sentir parlare di campagna acquisti", ha anche sottolineato. L'entrata di D'Amato, ha osservato, ha un "valore simbolico importante". Azione punta ad accogliere le culture "che hanno fatto grande questo Paese e hanno scritto la prima parte della Costituzione: l'universo popolare, quellosocialista-riformista, quello repubblicana-liberale".
D'amato: "No al Pd subalterno al Movimento 5 Stelle"
Dimenricando di aver governatper 5 anni, Alessio D'Amato spiega così il suo addio al Nazareno: "Con il Pd ho sollevato una questione di subalternità rispetto al M5S. Ho pubblicamente detto che non condividevo alcune iniziative intraprese e prendo atto che non ci sono state risposte né chiamate. In politica bisogna prendere atto di queste cose, lo faccio dolorosamente ma in maniera consapevole. Ecco perché ho scelto di aderire ad Azione”.
Nel Pd “sono in molti” a condividere il pensiero di D’Amato, “dai messaggi che ricevo dico che sono tanti. È chiaro che non è facile ma io penso - aggiunge - che nei prossimi mesi ci saranno altre scelte come la mia. Non significa essere in contrapposizione, significa lavorare nel campo del centrosinistra ma rafforzando il profilo riformista”. “Il mio impegno prosegue con la mia storia politica che rivendico e che nasce da quella scuola di partito come insegnava Amendola. Oggi si riparte, io - dice D’Amato - non ho fatto le scuole a Lugano, come sapete, ma a Labaro, borgata storica di Roma, e desidero continuare a fare politica con lo stesso spirito di sempre”.
Silenzio da parte del Pd
E dopo “i tappeti rossi” di Calenda, silenzio da parte del Pd. I bene informati sostengono che l'addio di D'Amato dal partito del Nazareno sia dovuto a “incomprensioni” sui nuovo vertici regionali: da Daniele Leodori a Enzo Foschi e Giulia Tempesta, per l'ex candidato alla Regione Lazio che si diceva puntasse a un ruolo di primo piano nel partito, l'unica soluzione è stata l'addio.