Scacco all'impero rom Goman: sequestrati ville, auto e conti correnti per 2mnl
Fine della parabola delinquenziale del clan sinti dei Goman. Scatta il maxisequestro di beni. Nei guai anche il padre del rom Brischetto morto nel '22
Da ladri di rame a una vera e propria Spa in grado di accumulare ricchezze per quasi 2 mln di euro: all'alba Polizia e Guardia di Finanza mettono la parole fine alla parabola del clan criminale dei sinti appartenenti alla famiglia Goman.
Truffe agli anziani attraverso piattaforme on line, riciclaggio di veicoli e migliaia di furti in abitazioni effettuati prevalentemente dalle donne, ma anche produzione di documenti di identità fasulli hanno permesso al clan con base ad Aprilia di accumulare un patrimonio mostruoso composto da auto da sogno, ville e conti correnti.
All'alba il sequestro dei beni
Così dalle prime ore di questa mattina, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, nel quadro di una strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti da parte delle consorterie criminali, stanno eseguendo a Roma e provincia un provvedimento di sequestro, ai sensi della normativa antimafia, emesso su proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica e dal Questore di Roma, concernente beni, assetti societari e rapporti finanziari, per un valore complessivo di 1,8 milioni di euro.
Quando Brischetto morì nel 2022 a 300 all'ora sul Gra
La famiglia era nota alle cronache per la morte di Nicholas Brischetto il 22enne che nel luglio del 2022 morì schiantandosi sul Raccordo Anulare di Roma con la sua Audi ad oltre 300 all'ora e quel disastro fu ripreso in diretta e trasmesso sui social dall'amico che era con lui nell'auto e che si era miracolosamente salvato. Alcuni dei beni sequestrati erano nella disponibilità di Kristjian Orsus, padre di Brischetto.
Operazione Gialla e Nera
L’attivitá di Polizia e Finanza, nominata operazione Gialla e Nera, rientra nell’ambito della strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni di origine illecita, con la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali mediante la sottrazione delle ricchezze e di liberare l'economia legale dalle infiltrazioni della criminalità, consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza. Il provvedimento, eseguito dagli uomini della Divisione Anticrimine della Questura di Roma e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, nei confronti di esponenti di un’organizzazione criminale a base parentale, di etnia rom, stabilmente dedita a delitti contro la fede pubblica ed il patrimonio, quali furti e rapine in abitazioni, in diverse località del territorio nazionale, truffe ai danni di anziani anche tramite piattaforme di annunci online, riciclaggio di veicoli di lusso ed altre attività delittuose, prevede il sequestro della totalità delle quote sociali di 2 compagini e di un’impresa individuale con relativi complessi aziendali, operanti in Roma, nel commercio di veicoli e bar, nonché di 4 immobili - tra cui una villa di notevoli dimensioni, già adibita a camera ardente per la salma del giovane deceduto, siti in Tivoli).
Auto da urlo e polizze di pegno
Polizze di pegno, disponibilità finanziarie e 6 autovetture di elevato valore economico, quali una Porsche Cayenne, una Mercedes AMG A45 S ed una Lamborghini Gallardo. Quest’ultimo veicolo, attualmente, nella formale titolarità di un esponente di altro clan collegato, anch’egli di origine sinti e tratto in arresto nell’ambito di un recente omicidio che è costato la vita ad un giovane minorenne. Il valore complessivo dei beni in sequestro ammonta a circa 1,8 milioni di euro. Due dei proposti, pur essendo certamente fratelli, riportano cognomi differenti in quanto il loro padre, dagli anni '70 del secolo scorso e fino al primo decennio del XXI secolo, obbligava italiani a riconoscere la paternità dei figli dei componenti della banda, nati dall'unione di persone dell'ex Jugoslavia, affinché i bambini risultassero cittadini italiani, permettendo alle madri di richiedere i permessi di soggiorno per i ricongiungimenti familiari.
I colpi ai bancomat
Dalle indagini è emersa la sistematicità e la professionalità di tali condotte criminose, per la cui realizzazione il gruppo si avvaleva di numerosissimi intestatari fittizi per le utenze telefoniche e per le carte postepay, nonché di una schiera di giovani soggetti incaricati dei successivi prelievi presso gli sportelli ATM. Tali gregari, nella circostanza, venivano letteralmente “telecomandati”, dalla odierna proposta, tramite le App di messaggistica Whatsapp o Telegram, ricevendo indicazioni e screenshot delle carte da utilizzare che, in linguaggio convenzionale, venivano indicate con i nomi “Gialla” e “Nera”, nonché dei pin da associare e delle somme da prelevare. Tale operatività, freneticamente ripetuta anche nell’arco di poche ore e presso diversi sportelli, spesso abbinata all’intestazione allo stesso soggetto di più carte, ha consentito di movimentare volumi finanziari significativi. Il clan è stato oggetto di clamore mediatico in seguito all’incidente stradale, accaduto la notte tra il 18 ed il 19 luglio 2022, sul Grande Raccordo Anulare (in prossimità dell’area di servizio Casilina Est), nel corso del quale, al termine di una folle corsa, a bordo di una costosa AUDI R8, perse la vita il giovane figlio di uno dei proposti.
La lente della Finanza
Sulla base delle approfondite investigazioni economico patrimoniali svolte dagli specialisti della Divisione Anticrimine della Questura romana e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, che hanno ricostruito la posizione fiscale e tributaria dei soggetti, il Tribunale ha ritenuto ricorrenti gli elementi per qualificare socialmente pericolosi due proposti, poiché con le loro condotte illecite avrebbero accumulato ingenti proventi, reinvestendoli, in parte, in società esercenti attività di rivendita di veicoli e bar in Roma e, in parte, nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari e in polizze di pegno.
Investimenti immobiliari
Da tali indagini, che hanno abbracciato l’arco temporale di oltre un ventennio, è emerso che essi, a fronte di un’assoluta sproporzione tra la complessiva situazione reddituale “dichiarata” e il patrimonio direttamente o indirettamente loro riconducibile, effettuavano importanti investimenti mobiliari, immobiliari e partecipazioni societarie, finanziati attraverso gli introiti derivanti dai predetti traffici illeciti, conducendo un elevato tenore di vita, assolutamente incompatibile con l’assenza di redditi dichiarati.