Scuola, l’anno inizia senza insegnanti. Il precariato dilaga nel corpo docente: oltre 250 mila senza certezze

Stando alla situazione attuale, le e gli insegnanti precari continuano a essere numerosi. E il dato continua ad aumentare nel tempo

di Elisa Belotti
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Scuola, il precariato dilaga nel corpo docente

Saranno 250-300mila le e gli insegnanti precari all'apertura del nuovo anno scolastico, senza sapere quale sarà la sede a cui verranno assegnati. Il 25% dell’organico complessivo. Un numero che cresce di anno in anno insieme ai disagi di un sistema che rende difficile vivere di questa professione.

La beffa del concorso scuola

Il nuovo anno scolastico è alle porte e - ancora una volta - il precariato dilaga nel corpo docente. Nonostante le prove di concorso che si stanno svolgendo da marzo 2024, gran parte delle scuole ricomincerà senza insegnanti in cattedra, fatto che pesa sulla qualità della didattica e sull'efficienza organizzativa degli istituti. Il concorso docenti che sta tenendo numerose persone con il fiato sospeso da mesi, infatti, oltre a non essersi ancora concluso, prevede delle immissioni in ruolo limitate: 45mila su quasi 65mila posti vacanti, secondo i dati forniti dalla CIGL.

In aggiunta, superare il concorso non basta per vincere una cattedra. Oltre ad affrontare una prova scritta su discipline per lo più estranee ai percorsi universitari, uno o più esami orali sui programmi di un intero corso di laurea e in alcuni casi addirittura la prova pratica, solo i pochi che rientrano nei posti disponibili avranno un esito positivo. Tutte le altre persone dovranno ricominciare da capo al prossimo concorso. Dovranno studiare nuovamente gli stessi argomenti e riaffrontare le stesse prove - già superate - nella speranza di rientrare, al netto dei calcoli dell'algoritmo, tra i pochi posti disponibili.

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Proprio in contrasto con questo meccanismo deleterio per la dignità lavorativa di chi insegna è stata formulata una petizione, rivolta al Ministero dell'Istruzione e del Merito, per chiedere l'istituzione di una graduatoria a esaurimento per chi ha superato il concorso. Questa procedura, utilizzata abbondantemente in passato, permetterebbe a chi ha ottenuto la sufficienza nelle varie prove di attendere che si liberi un posto senza ricominciare l'iter dall'inizio.

Va inoltre ricordato che nemmeno per chi entrerà in ruolo nei prossimi mesi il processo è concluso. Grazie alla riforma dell’ex ministro Patrizio Bianchi, infatti, i crediti formativi sono aumentati e per recuperarli bisogna ricorrere a percorsi a pagamento. Che siano erogati da università pubbliche o private, chi ha superato tutte le prove del concorso ed è rientrato nei posti disponibili dovrà comunque spendere fino a 2.500 euro per conservare il ruolo ottenuto.

Il 25% del corpo docente è precario

Stando alla situazione attuale, le e gli insegnanti precari continuano a essere numerosi. E il dato aumenta con il passare del tempo, raggiungendo in vista dell'anno scolastico 2024-25 un nuovo record: 250-300mila, contro i 232mila del 2023-24 e i 132mila del 2017-18. Oltre ai posti esclusi dalle assegnazioni concorsuali, infatti, al precariato vanno anche quelli con contratto fino al 30 giugno (e quindi con i mesi estivi senza reddito): 230mila circa.

Anche il personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) è in difficoltà: saranno circa 50mila i contratti a tempo determinato per il 2024-25, stando ai dati divulgati dal Fatto Quotidiano. Nonostante gli anni di servizio, una parte consistente di chi lavora a scuola resta in attesa ogni settembre di scoprire dove ricomincerà a lavorare.

Questo vale per chi si affida all'interpello (il nuovo sistema che sostituisce la MAD), per chi aspetta che l'algoritmo delle GPS (graduatorie provinciali di supplenza) generi un match con un istituto, ma anche per i e le docenti di ruolo che chiedono l'assegnazione provvisoria.

Attendere con le valigie pronte

L'assegnazione provvisoria è una forma di mobilità a cui può accedere solo chi ha il contratto a tempo indeterminato e per ragioni ben precise: ricongiungimento famigliare e questioni di salute. Sono immediatamente escluse le persone single e chi vuole cambiare sede per questioni economiche o abitative, fattori che però nella vita quotidiana del corpo docente hanno un peso non indifferente.

Si può fare richiesta durante l'estate, in una finestra di tempo ben precisa e poi si attende pazientemente la risposta. Nel 2023 è arrivata il 28 agosto. Nel frattempo chi spera nella mobilità dovrebbe avere i bagagli pronti, aver fatto i conti per l’affitto, il trasloco, l’organizzazione personale e familiare e poi capire come ricominciare l'anno scolastico nel giro di una manciata di giorni.

Lucia Dante, insegnante del collettivo Assenze ingiustificate e in attesa dell'assegnazione provvisoria, racconta: "Non è possibile vivere così, con le valigie sempre in mano, prima per le supplenze e poi per un ruolo che rischia di essere una trappola. Un bravo insegnante non è solo un insegnante fisicamente presente, ma è un insegnante sereno, che ha attorno a sé una rete di supporto, che si può riconoscere nel contesto in cui lavora. Un insegnante stressato e frustrato, che fa centinaia di chilometri ogni settimana, come può entrare in classe e dare il meglio di sé? Come può svolgere in modo adeguato un lavoro tanto importante? Lo chiediamo da tanto, lo chiediamo di nuovo: il rispetto per la figura professionale, tanto caldeggiata dal ministro Valditara, non passa solo dagli studenti e dalle famiglie. Prima di tutto deve passare dal Ministero che ci amministra".

Dov'è la dignità lavorativa?

In un Paese in cui lo stipendio medio di un’insegnante è al 31esimo posto in Europa, per i precari arriva con almeno tre mesi di ritardo e spesso è necessario ricorrere a un secondo lavoro, è sempre più forte la volontà di accendere i riflettori su un sistema inefficace, sia dal punto di vista didattico che lavorativo. Le e gli insegnanti non vogliono più sentirsi dire che questa situazione è la gavetta e che va affrontata con pazienza.

Lucia Geremia, insegnante precaria del collettivo Assenze ingiustificate, spiega: "Se la gavetta è cambiare posto di lavoro ogni mese, se non ogni settimana (anche se lavori bene, tanto che ragazzə e genitori scrivono una lettera, insieme, per chiedere alla Dirigente di assicurare loro la continuità didattica), se la gavetta è non sapere quando e se questa avrà mai fine, se la gavetta è non ricevere stipendi per mesi, allora io sono contraria a una gavetta che toglie la dignità. [...] Questa non è una missione, questo è un lavoro".