Andrea Agnelli lascia la Juventus? Il bilancio della sua gestione del club

Nove Scudetti di seguito, più cinque Coppe Italia e altrettante Supercoppe. In Champions due finali perse e tante delusioni. Superlega e CR7 i nodi principali

Di Lorenzo Zacchetti
Andrea Agnelli consola Claudio Marchisio dopo la finale persa nel 2017 contro un Real Madrid davvero troppo forte (Lapresse)
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Il mercato della Juventus continua a far discutere. Una parte dei tifosi si sente già orfana di Cristiano Ronaldo e critica Andrea Agnelli, mentre un’altra ritiene ingeneroso prendersela con una società che, nell’arco di questa gestione, ha vinto nove Scudetti consecutivi, più cinque Coppe Italia e altrettante Supercoppe

Mentre iniziano a circolare addirittura rumors sul possibile addio del figlio di Umberto alla società, quale bilancio si può trarre del suo decennio (abbondante) di presidenza? Nella vicenda-Ronaldo, è la società ad essere in difetto o è l’ex Pallone d’Oro che doveva mostrare più rispetto nei confronti di chi gli ha versato oltre 100 milioni in tre anni? Ogni opinione ha uguale dignità, ma forse vale la pena di andare a ripercorrere i fatti salienti di questa gestione della squadra più amata (e odiata) d’Italia.

LA RINASCITA BIANCONERA

Il 19 maggio del 2010, a 35 anni ancora da compiere, Andrea viene eletto alla presidenza di una società reduce da anni non proprio entusiasmanti: dopo il terremoto di Calciopoli, la squadra finisce per due anni di seguito al settimo posto, mancando la qualificazione alle coppe europee. Insieme ad Andrea, però, a Torino arriva Beppe Marotta e la coppia azzecca subito la scelta del nuovo allenatore: via Gigi Delneri, tocca ad Antonio Conte, vecchio idolo dei tifosi, ma soprattutto reduce da stagioni convincenti sulle panchine di Bari, Atalanta e Siena. Ottime anche le prime scelte sul mercato, con l’arrivo di Andrea Pirlo, frettolosamente scaricato dal Milan, e Arturo Vidal, che si riveleranno determinanti: nella prima stagione allo Stadium, fiore all’occhiello della nuova dirigenza, la Juve torna a vincere lo Scudetto, dopo sette anni dall’ultimo successo sul campo. 

30 SUL CAMPO E 100 (EURO) AL RISTORANTE

Con l’arrivo di Paul Pogba il centrocampo si rafforza ulteriormente e la Juve centra un altro Scudetto, oltre alla Supercoppa italiana. Il ritorno in Champions League dopo quattro anni si conclude con l’eliminazione ai quarti di finale ad opera di un Bayern decisamente fuori portata, che vince sia a Monaco che a Torino (dove segna anche Mario Mandzukic, ancora in forza ai tedeschi). Salutato Capitan Alex Del Piero, che emigra in Australia, la maglia numero 10 passa sulle spalle di Carlos Tevez: acquistato dal Manchester City, col suo primo gol in bianconero fa vincere un’altra Supercoppa. A fine stagione è ancora Scudetto, il 30° sul campo, risultato che Agnelli decide di esibire sia sulle maglie che sull’esterno dello Stadium, creando una certa frizione con la Figc. Se in campionato arriva il record di punti (102), in Europa invece c’è un netto passo indietro: eliminata al primo turno di Champions ad opera del Galatasaray, Madama retrocede in Europa League, dove la corsa si interrompe ai quarti di finale, contro il Benfica. È in quel momento che si rompe il feeling tra la società e Conte, che in una famosa esternazione parla dell’impossibilità di andare “in un ristorante da 100 euro volendone spendere solo 10”. La metafora è chiarissima: la Juve vince facile in Italia, ma non è attrezzata per competere con le big d’Europa. E, da vecchio cuore bianconero, Conte sa benissimo che è la Champions il vero obiettivo dei tifosi. Il rapporto si sfilaccia fino al clamoroso epilogo estivo: a ritiro già iniziato, Conte riceve la chiamata della nazionale e lascia la panchina a Max Allegri, il tecnico dell’ultimo Scudetto del Milan. 

DA BERLINO A MONACO: DELUSIONI EUROPEE

Alvaro Morata, Pat Evra, Kingsley Coman e Romulo sono gli acquisti principali di una squadra che si conferma Campione d’Italia e vince anche la Coppa Italia, perdendo però sia la Supercoppa (ai rigori) che, soprattutto, la finale di Champions: dopo aver eliminato il Real Madrid di Cristiano Ronaldo in semifinale, la Juve crolla contro un Barcellona troppo forte, che a Berlino si impone con un netto 3-1. Paulo Dybala, Mandzukic, Juan Cuadrado, Alex Sandro, Daniele Rugani e Simone Zaza sono i rinforzi più rilevanti di un’estate nella quale Coman e Vidal partono per il Bayern, Pirlo per gli Stati Uniti e Tevez per il Boca Juniors. La nuova Juve centra un tris di assoluto prestigio: Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa, mentre in Champions League è ancora decisamente sfortunata. Nei quarti trova il Bayern di Pep Guardiola, che al 90° della gara di ritorno è eliminato, ma nei minuti di recupero arriva il pareggio di Thomas Muller e ai supplementari anche gli altri gol di Thiago Alcantara e dell’ex Coman

L’ALL-IN SU HIGUAIN E LA SCONFITTA DI CARDIFF

Decisa a rifarsi, la Juve punta tutto su Gonzalo Higuain, preso dal Napoli per 90 milioni. Arrivano anche Medhi Benatia, Marko Pjaca e Dani Alves, controbilanciati dalle cessioni di Morata e Pogba: per quest’ultimo la Juve incassa ben 105 milioni dal Manchester United. Dalla Primavera viene promosso il 16enne Moise Kean
La delusione per la Supercoppa persa ai rigori col Milan viene ampiamente compensata da un altro double Scudetto-Coppa Italia, mentre in Champions League la Juve perde nuovamente una finale: la settima della sua storia, un triste record. A Cardiff lo strapotere del Real Madrid si manifesta con un netto 4-1, con una doppietta di Cristiano Ronaldo. In estate parte Leonardo Bonucci, che dopo una lite con Allegri si accasa al Milan, mentre Dani Alves viene svincolato e Kean va in prestito al Verona. Arrivano invece Wojciech Szczęsny, Mattia De Sciglio, Rodrigo Bentancour, Douglas Costa, Blaise Matuidi e Federico Bernardeschi. Il bilancio finale cambia pochissimo, con un altro double Scudetto-Coppa Italia. 
 

NOTTI DI PASSIONE CON CR7

Più che la Supercoppa persa, pesa la delusione per la Champions League sfumata ai quarti contro il Real Madrid, nella famosa notte del “bidone al posto del cuore” denunciato da Gigi Buffon. La Juve ribalta la sconfitta dell’andata portandosi sullo 0-3, ma a tempo scaduto un discusso rigore di Cristiano Ronaldo fa sfumare i sogni. Si tratta di una vera e propria svolta, perché da lì a poco Buffon partirà per il PSG, mentre CR7 – applaudito a Torino dopo la splendida rovesciata dell’andata – a sorpresa è il colpo del mercato estivo dei bianconeri, che per lui spendono la bellezza di 100 milioni di euro. Il ritorno di Bonucci, in tutto questo, passa un po’ inosservato. Ancora meno rumore fanno quelli di Kean e Leonardo Spinazzola, prodotti del vivaio che erano stati mandati mandati in giro per l’Italia. 
Il secondo “all-in”, dopo quello per Higuain, apre una spaccatura in seno alla società. Marotta ed Allegri sono convinti che Ronaldo non sia sufficiente per colmare il gap con le big d’Europa, Agnelli sì ed essendo lui il capo è il d.g. a farsi da parte, lasciando il posto a Fabio Paratici e passando nel dicembre successivo ai rivali storici dell’Inter. Allegri invece rimane, ma il suo rapporto con la Juve in pratica finisce dopo l’eliminazione ai quarti di Champions contro l’Ajax, nella quale CR7 pare dargli del “cagòn”. Nonostante un altro Scudetto e un’altra Supercoppa, a fine stagione è divorzio, anche se il rapporto tra Andrea è l’allenatore toscano rimane ottimo. 

LE METEORE SARRI E PIRLO
 
La società decide quindi di puntare su Maurizio Sarri, reduce da eccellenti stagioni con Napoli e Chelsea, ma il progetto di una squadra vincente e divertente riesce solo in minima parte. Il ritorno di Buffon e gli arrivi di Matthijs De Ligt, Danilo, Aaron Ramsey e Adrien Rabiot portano il nono Scudetto consecutivo, ma in Champions il bilancio è ancora molto deludente, vista l’eliminazione ai quarti da parte del Lione. Finalista sconfitto anche in Supercoppa e Coppa Italia, Sarri viene frettolosamente messo alla porta e al suo posto arriva Pirlo, che solo pochi giorni prima era stato presentato come tecnico dell’Under 23. Al suo esordio assoluto in panchina, l’ex regista non va oltre il quarto posto in campionato, entrando in Champions solo grazie al generoso rigore concesso a Cuadrado contro l’Inter degli ex Conte e Marotta, già campione d’Italia. 

IL FRUTTO DELLE SCELTE

I successi in Coppa Italia e Supercoppa non compensano affatto la rabbia per l’ennesima scialba eliminazione ai quarti di finale di Champions, stavolta contro il Porto. A nulla vale la doppietta di Federico Chiesa, nettamente il miglior acquisto dell’anno, che però corona la sua stagione col trionfo agli Europei insieme a Giorgio Chiellini e Bonucci. Decisamente diverse le considerazioni da fare su un altro protagonista azzurro, Spinazzola, ceduto alla Roma dopo una sola presenza in Champions (prestazione peraltro stratosferica, contro l’Atletico Madrid). Oltre a Ciro Immobile, nell’era di Andrea la Juve ha lasciato andare via Angelo Ogbonna e Mattia Caldara, passando per alcune meteore come Hernanes, Roberto Pereyra, Benedikt Höwedes e Arthur.
Altrettanta perplessità suscitano i recentissimi rientri dai prestiti di Mattia Perin, De Sciglio e Pjaca, che dimostrano la difficoltà della Juve a vendere. Viene invece ricomprato Kean, a una cifra più alta di quella di cessione, mentre non vanno in porto il ritorno di Miralem Pjanic e l’ingaggio di Mauro Icardi. E' piuttosto curioso il caso dell’argentino Cristian Romero, preso dal Genoa, prestato agli stessi liguri e poi all’Atalanta, riscattato dai bergamaschi per 16 milioni e contestualmente rivenduto al Tottenham per 50! Forse però su questa operazione bisognerebbe chiedere conto a Paratici, passato proprio agli “Spurs” dopo l’ultima fallimentare stagione della Juve, che ovviamente è costata il posto anche a Pirlo

IL NUOVO CORSO, SENZA CR7

La nuova società vede al timone Maurizio Arrivabene e Federico Cherubini, con Agnelli reduce da un altro passaggio tormentato, quello della Superlega, sul quale probabilmente ancora non è stata detta l’ultima parola. È questa la Juve che torna ad affidarsi ad Allegri, terzo allenatore in tre anni, e dalla quale si è bruscamente accomiatato Cristiano Ronaldo. Gli aspetti economici della vicenda non sono secondari: da un lato c’è la minusvalenza, ma dall’altro c’è il risparmio di un anno del suo pesantissimo ingaggio. Certamente, però, agli occhi dei tifosi pesano di più quelli sportivi: se fosse arrivata la tanto agognata Champions League, oggi faremmo discorsi decisamente diversi.