Durante Galles-Iran sequestrate le magliette a sostegno delle donne iraniane

Ennesima violazione dei diritti umani in Qatar, dove sono in corso i mondiali di calcio

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Dopo il divieto dell'ultimo minuto imposto dalla FIFA sulle campagne arcobaleno della campagna "One love", ieri sera è andata in scena un'altra censura: sono state sequestrate ai tifosi le maglie "Freedom" per i diritti delle donne in Iran 

Polizia e addetti alla sicurezza che bloccano gli spettatori della partita Galles-Iran perchè indossavano magliette con lo slogan che sostiene le proteste contro il regime iraniano. È la scena a cui si è assistito ieri  per la partita dei mondiali in Qatar, sotto gli occhi di una incomprensibile FIFA che resta muta davanti alla censura, proprio nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. 

Mentre nel mondo si discute su come diffondere cultura contro i femminicidi e le violenze di genere, in Qatar si vietano le magliette con la scritta “Woman Life Freedom” negli stadi dove sono in corso i mondiali di calcio.

 

 

 

Bandiere, striscioni e magliette sono stati sequestrati da poliziotti e steward all'ingresso dello stadio e anche sugli spalti, mentre la partita era in corso. Anche stavolta la libertà di espressione e la difesa dei diritti umani non sono stati nè rispettati, nè tutelati, nemmeno dalla Fifa, che ha guardato in silenzio questa ennesima lesione dei diritti civili. Bandiere, striscioni e magliette che chiedono solo "libertà" per tutte le donne. 

La situazione in Iran tra proteste e repressione

Da oltre due mesi donne e uomini protestano contro il regime di Teheran, non solo in Iran ma in tutto il mondo, e chiedono una maggiore tutela dei diritti delle donne, dopo la morte della 22enne Masha Amini per mano della polizia morale iraniana, perchè indossava il velo "in modo non corretto". 

Molti tifosi iraniani ieri si sono presentati allo stadio con la maglietta e la bandiera con la scritto “Woman Life Freedom”. Altri avevano scritto sulle mani o sulle braccia o sugli abiti “Mahsa Amini". Alcuni hanno  mostrato lo striscione “Libertà per l’Iran, non per la Repubblica Islamica”.

La nazionale iraniana, soprannominata Team Melli, ieri sera ha cantato l'inno che aveva rifiutto di cantare nella sua prima sfida con l'Inghilterra. Molti dicono che sia stata costretta, visto che ieri è arrivata la notizia che il loro ex compagno di squadra, il calciatore Voria Ghafouri, è stato arrestato davanti al figlio e portato in carcere con l’accusa di “propaganda” e “insulto della reputazione della nazionale”. L'arresto è stato interpretato come un monito repressivo da parte del governo rivolto ai giocatori iraniani presenti in Qatar: anche gli sportivi che manifestano appoggio alle proteste finiscono in carcere.

Secondo gli attivisti, dall'inizio delle proteste, sono almeno 445 i manifestanti uccisi: ma potrebbero essere molti di più. Tra le persone rimaste uccise negli scontri si contano 63 minorenni e 57 agenti di sicurezza. Secondo i dati degli attivisti, sono state arrestate 18.170 persone, delle quali si conosce l’identità solo di 3.234.

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