Ginnastica, 197 i casi di violenza. "Le percosse con le clavette e sgambetti"

Il racconto di un padre: "Per mia figlia è stato un incubo, frasi brutali e cibo negato. Noi eravamo all'oscuro di tutto. Ci fidavamo della coach, invece..."

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Ginnastica, un padre: "Ho capito tardi, per mia figlia era un incubo"

Lo scandalo che ha travolto il mondo della ginnastica, con i presunti abusi sulle atlete affinchè restassero magre e non ingrassassero ormai è esploso e non si tratta più solo di casi circoscritti, legati al mondo della ritmica e le "farfalle azzurre". Verificati uno per uno da un pool di avvocati e psicologi, raccolti da genitori e figli impauriti e traumatizzati, - si legge sul Corriere della Sera - i 197 casi catalogati in un dossier dall’associazione Change the Game che verranno presentati oggi all’Associazione della Stampa Estera di Roma, illustrano episodi gravi o gravissimi accaduti in decine di palestre piccole e grandi di 15 regioni italiane su bambine e ragazze di età compresa tra 8 e 22 anni, affidate sia a coach di chiara fama sia ad allenatrici sconosciute o quasi. C’è body shaming, ci sono privazioni alimentari, discriminazioni, percosse verso chi mangia un biscotto di troppo o sbaglia un esercizio, allenamenti di sei ore per ginnaste piccolissime, isolate dalle coetanee e dal sistema scolastico.

"Il 5 maggio 2018 - racconta il papà di una di queste ragazze al Corriere - dopo aver visto una compagna percossa dalla coach con le clavette (non era il primo episodio), mia figlia ha deciso di raccontarmi tutto. Ho guidato sette ore per abbracciarla e davanti a una pizza mi ha detto quello che aveva subìto: gli sgambetti sistematici per farla cadere che le hanno procurato seri problemi alla schiena, le frasi brutali, il cibo negato. Il sogno si è sbriciolato: c’è voluta una psicologa per valutare e riparare il disastro. Giada ha cominciato a 4 anni, fino a 8 è andato tutto liscio. Poi quella che solo adesso ci sembra follia: l’agonismo a 8 anni, le selezioni, i campionati, le quattro ore in palestra tutti i giorni. Ho sempre cercato di essere razionale: mai visto un allenamento, mai chiesto notizie sulle qualità di mia figlia alle coach come tanti altri genitori. Mi fidavo. Io e mia moglie abbiamo sottovalutato per troppo tempo i segnali di sofferenza di nostra figlia. Ho denunciato perchè voglio che più nessuna ragazza subisca quello che ha dovuto subire mia figlia".

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