"Jannik Sinner e Federica Brignone? Non solo talento. Vi spiego cosa scatta nella mente del campione" - L'intervista

Riccardo Ceccarelli, medico, fondatore di Formula Medicine e performance trainer di tantissimi campioni (tra cui Sinner, Leclerc, gli arbitri del Var...) racconta il Mental Economy Training che viene usato non solo nello sport. L'intervista

Di Giordano Brega
Sport

"Jannik Sinner e Federica Brignone? Non solo talento. Vi spiego cosa scatta nella mente del campione" - L'intervista

Jannik Sinner e Federica Brignone re e regina dello sport italiano in questo inizio 2025 (e non solo): il tennista azzurro ha appena trionfato per la seconda volta all'Australian Open, la sciatrice lombarda (già capace di mettere nella sua bacheca una Coppa del Mondo generale, nel 2020) sta incantando tutti con le sue vittorie nel Circo Bianco (32 in assoluto con 77 podi complessivi, oltre a 6 medaglie tra Mondiali e Olimpiadi) e nell'ultimo weekend è stata capace anche di conquistare la sua seconda Discesa Libera (a Garmisch-Partenkirchen) dopo quella di St. Anton di inizio gennaio.

Campioni, anzi fuoriclasse nelle loro discipline, non solo grazie a una tecnica di base al limite della perfezione, ma anche per la loro forza mentale. Quest'ultima caratteristica è un talento - fondamentale quanto il gesto tecnico - che ha contraddistinto i grandi, le leggende nella storia dello sport.

Su questo aspetto Affaritaliani.it ha sentito Riccardo Ceccarelli, medico, fondatore di Formula Medicine e performance trainer di tantissimi campioni - tra cui proprio Sinner, Charles Leclerc, Mikaela Shiffrin, gli arbitri della VAR, l’astronauta Walter Villadei - e autore del libro "Nella Mente del Campione" (con prefazione scritta proprio da Jannik) in cui ha racconta il suo metodo: il Mental Economy Training, che ha supportato tantissimi atleti in tutto il mondo.

Lei è stato a supporto di Sinner con il suo metodo Mental Economy Training. Ci può raccontare di cosa si tratta?
"E' una metodologia innovativa che applica tecnologia avanzata nel campo dell’allenamento mentale all’interno di palestre appositamente attrezzate e denominate Mental Economy Gym. Le definiamo palestre perché applicano la stessa metodologia delle palestre fisiche ma in questo caso sono dedicate al miglioramento delle prestazioni cognitive. In pratica, come nell’allenamento atletico noi integriamo alle performance mentali o parametri biometrici trai quali l’entità dell’attivazione cerebrale e il battito cardiaco. Co questo sistema, attraverso software e algoritmi da noi sviluppati siamo in grado di misurare l’efficienza cerebrale in tutte le principali abilità mentali, o soft skills"

L’obiettivo principale?
"E' finalizzato ad allenare ogni individuo ad ottimizzare le proprie risorse mentali, imparando a gestire al meglio le situazioni ad alta pressione psicologica che affrontiamo nella vita quotidiana. Sono questi momenti, che ci portano fuori dalla nostra zona di comfort, spesso generano stress, e ci spingono a sprecare inutilmente grandi quantità di energia nervosa facendoci perdere lucidità mentale e, quindi, efficienza. Grazie al Mental Economy Training riusciamo, con modalità oggettive a migliorare la capacità di affrontare queste sfide in modo più efficace e consapevole, riducendo gli sprechi mentali, un fattore che si traduce sia in benessere che in aumento di performance, a seconda delle esigenze"

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ll Mental Economy Training nasce da lontano...
"Ha radici profonde, che risalgono alla mia esperienza professionale iniziata nel 1989 come medico in Formula 1. Fin da subito, mi sono appassionato al rilevamento dei parametri biometrici, cercando di capire l’entità dello sforzo psicofisico a cui andava incontro un pilota e di conseguenze sviluppare sistemi di allenamento per ottimizzare le loro prestazioni. Negli anni questi studi mi hanno portato a collaborare con neuroscienziati per condurre una ricerca innovativa che ci permettesse di studiare quali sono le peculiarità che rendono il cervello dei piloti di F1 speciali: per far questo abbiamo utilizzato la Risonanza Magnetica Funzionale (RMF) per analizzare il comportamento del cervello dei piloti di Formula 1 sotto pressione e confrontarlo con quello di persone senza esperienze agonistiche".

Il risultato?
"E' stato sorprendente perché le performance dei due gruppi, contrariamente alle aspettative, sono state sovrapponibili, ma tra i due gruppi c’era anche una grossa differenza: i piloti di Formula 1 riuscivano a ottenere gli stessi risultati dell’altro gruppo attivando molto meno il cervello, ovvero consumando poca energia. Fu da questa evidenza che nacque l’idea di allenare l’economia mentale, e quindi il Mental Economy Training. “Massima resa con la minima spesa” anche fuori dalla zona di comfort sintetizza perfettamente il nostro concetto"

Successivamente...
"Ulteriori studi hanno dimostrato che questa stessa caratteristica non è esclusiva dei piloti di auto, ma accomuna tutte le persone che eccellono in diversi ambiti: dallo sport alla musica, fino al lavoro e ad altre attività complesse. Questa evidenza ci conferma perché il Mental Economy Training ad oggi è diventata una metodologia di allenamento mentale trasversale, applicabile in molteplici settori. Oggi viene utilizzata non solo in più di 20 discipline sportive e con tati atleti di fama internazionale, ma anche nel mondo corporate, nel settore militare e persino con astronauti, a dimostrazione della sua efficacia nell'ottimizzare le risorse mentali e affrontare situazioni ad alta pressione psicologica.

Un'atleta con cui ha lavorato è Federica Brignone che sta compiendo imprese storiche nel mondo dello sci azzurro e mondiale.  E Sinner ha vinto il suo secondo Australian Open ed è sempre più numero 1 del tennis mondiale. Quali sono i punti di forza di Jannik dal punto di vista mentale e le peculiarità di Federica?
"Per questioni di rispetto e privacy non entro nel dettaglio dei singoli atleti o delle loro peculiarità mentali, ma posso dire che tutti i grandi campioni e le grandi campionesse condividono quattro caratteristiche principali"
 


Quali?
"Il Talento è la prima dote in ordine cronologico perché è una condizione necessaria per raggiungere i vertici. È determinato dalla generica e per questo l’unico merito va ai genitori. Una volta il talento era condizione necessaria e sufficiente, infatti l’atleta vincente poteva essere anche “genio e sregolatezza”, ovvero allenarsi poco e vivere una vita “allegra”. Oggi è condizione necessarie e non sufficiente se non è supportata da altre tre caratteristiche"

Ossia...
"La determinazione, ovvero una forte motivazione a raggiungere i risultati, che comprendere spirito di sacrificio, orgoglio, ambizione, e che spinge lavorare duramente. A questa si associa l’Umiltà, intesa come mentalità aperta, mettersi in discussione, non pensare mai di essere arrivati e continuare a lavorare su se stessi per cercare sempre ogni piccola area di miglioramento. A tutto ciò si deve aggiungere un’ultima caratterista, una capacità analitica efficace per analizzare le situazioni complesse e trovare soluzioni più adeguate. Queste caratteristiche, lavorando insieme, rappresentano che distingue i grandi campioni dell’epoca moderna"

Il lavoro compiuto con gli arbitri della Var invece com'è stato? Sappiamo bene quanto le loro decisioni siano poi passate al setaccio da tifosi e opinione pubblica....
"Il lavoro con gli arbitri della VAR è stato impostato seguendo lo stesso concetto dell'economia mentale, ma privilegiando il controllo della pressione del tempo: infatti la loro attività è caratterizzata dalla capacità di prendere decisioni cruciali con mente lucida in poco tempo consapevoli del fatto che ogni loro decisione può sollevare critiche, anche violente, da parte di giornalisti e tifosi. Questo tipo di allenamento è molto simile a quello che facciamo gli ingegneri del muretto dei box in Formula 1, che si trovano anch'essi a dover prendere decisioni importanti in tempi brevissimi. Naturalmente, queste situazioni possono portare a errori, e questo è un aspetto che va accettato l ‘obiettivo è quello di ridurre gli errori perché la perfezione non è possibile. Sottolineo una cosa..

Prego...
"Per gli arbitri della VAR l’errore può essere anche un concetto relativo perché il fanatismo dei tifosi porta spesso a vedere la partita con una prospettiva parziale. Di conseguenza, ci sarà sempre qualcuno che non sarà soddisfatto della decisione presa. Il lavoro con gli arbitri della VAR è stato possibile grazie all’apertura mentale e alla lungimiranza dell’ex arbitro Gianluca Rocchi che è sempre alla ricerca di ottimizzare le performance di questa categoria e ci ha dato questa grande opportunità. Insieme a lui abbiamo impostato il nostro training che segue lo stesso concetto dell’economia mentale"

Tra i tanti campioni e personaggi di spicco con cui ha lavorato chi è quello che l'ha sorpresa di più?
"Tra i tanti campioni con cui ho avuto l'opportunità di lavorare, c’è un pilota che, pur non essendo entrato nella storia grazie alle sue vittorie, mi ha impressionato più di tutti gli altri, il polacco Robert Kubica. L'ho conosciuto quando aveva solo 15 anni e mi colpì immediatamente per le sue doti naturali: riusciva a combinare uno spirito di competizione estremamente elevato con una economia mentale estrema, come se apparentemente fosse distaccati dal risultato. Questo lo portava a performare adulti livelli proprio perché era immune da pensieri inutili e non sprecava energie. determinazione straordinaria con tutte quelle caratteristiche che ho descritto prima, e con un'economia mentale unica. Era in grado di mettersi addosso una forte determinazione senza accumulare troppa tensione, e quindi senza sprecare energia o avere pensieri inutili. Purtroppo, il grave incidente che ha avuto ha compromesso la sua carriera, che avrebbe potuto essere davvero prestigiosa. Per quanto riguarda gli altri, ovviamente, è facile pensare a Jannik Sinner. Anche lui l'ho conosciuto prima che raggiungesse il successo, e sono davvero impressionato dai suoi progressi"

E uno con cui sogna di lavorare?
"Tra i grandi campioni che ho avuto la fortuna di conoscere da vicino, uno che rimarrà sempre nella mia memoria è Ayrton Senna. Un personaggio mitico, e lo dico non perché non c'è più, ma perché riusciva a unire la determinazione del grande atleta quando indossava il casco, all’ educazione e un’incredibile gentilezza fuori dalla pista, quando il casco lo toglieva. Ho avuto l'opportunità di collaborare con lui per un breve periodo, e devo dire che mi sarebbe piaciuto lavorare al suo fianco, perché da campioni del suo calibro c'è sempre tanto da imparare. Ho avuto il privilegio di lavorare con 83 piloti di Formula 1, e da ognuno di loro ho imparato molto. Ma sono convinto che da Senna, grazie alla sua profondità come atleta e come uomo, avrei potuto imparare ancora di più. E poi...

Poi?
"Per citare altri campioni di un’epoca in cui ero più giovane, quindi, sicuramente non avrei potuto affiancarli dal punto di vista professionale, ma avendoli visti in televisione e guardando oggi i vari special e documentari che sono usciti, mi sarebbe piaciuto lavorare con Panatta e Bertolucci ai tempi della Davis Cup. Penso che sarebbe stato davvero divertente"

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