Mancini, petrodollari dietro le dimissioni. Guiderà la Nazionale dei cammelli

Dalle parti di Riad sono eccitati come ramarri all'idea di portare "a casa" Mancini d'Arabia...

Di Giuseppe Vatinno
Roberto Mancini
Sport

Mancini, guiderà la "Nazionale dei cammelli". Ecco il reale motivo dietro le dimissioni

La vicenda di Roberto Mancini si colora delle tinte verdi e soavi dei petrodollari. Il ct della Nazionale di calcio italiana aveva parlato di “motivi personali” per giustificare le sue dimissioni dopo aver vinto il campionato Europeo a Wembley ma aver fallito la successiva qualificazione agli ultimi mondiali in Qatar. Si era parlato di una crisi personale dovuta alla scomparsa del suo amico e collaboratore Gianluca Vialli e qualcuno c’aveva cominciato a credere veramente.

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Su Instagram aveva infatti scritto: “Le dimissioni sono una mia scelta personale, ringrazio Gravina per la fiducia: è stato un onore". Ma con il passare dei giorni si è delineata la solita verità. Il Robertino nazionale era interessato agli sghei, altro che crisi esistenziali e turbamenti mistici o remore morali.

La questione era di ben altra natura e noi l’avevamo detto da subito: “Il Robertino nazionale è in ambasce mistiche oppure –cosa più probabile- ha fiutato qualche vento d’oriente saudita e ha mollato tutto via mail, rigorosamente certificata”. Qui l’articolo completo.

Le dimissioni erano giunte – inaspettate - alla Figc sabato scorso, sotto Ferragosto. Gabriele Gravina l’aveva scelto come coordinatore delle tre nazionali della pelota, la maggiore e le Under 21 e 20 con una proposta estesa ai Mondiali del 2028 e non più solo al 2024, come era originariamente. Ma il dolce vento d’Oriente si era già palesato: un’offerta –si dice- da 60 milioni di euro in tre stagioni per guidare la nazionale dei cammelli.

Un bengodi rispetto al suo stipendio da fame quello che gli passava la Figc, da far concorrenza a quello di Fassino: “solo” 4,5 milioni all’anno più premi. C’è da dire che Robertino non aveva blindato l’orecchio neppure ai club, vedi il Psg che c’aveva messo tra i papabili. Ma le dimissioni erano veramente inaspettate, soprattutto in periodo vacanziero.

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Effetto collaterale è stato quello del povero Gravina che è rimasto con il classico cerino in mano. Infatti, dopo la notizia, il ministro dello Sport Andrea Abodi ha rilasciato un commento al curaro: “Ho saputo dai media. Sono dispiaciuto e perplesso, è una decisione che arriva a sorpresa a Ferragosto: tutto molto strano. Mi viene da pensare: le nomine dello staff tecnico azzurro annunciate recentemente erano state concordate con lui o no?”, che non fa presagire niente di buono neppure per lo stesso Gravina alle prese, per altro, con un governo molto patriottico e assai nazionalista che sulla pedata nazionale punta molto.

Dalle parti di Riad invece sono eccitati come ramarri, dopo l’abbacchiamento iniziale dovuto al “no” di Mourinho. Del resto il ct francese Hervé Renard, aveva deluso le aspettative, nonostante la vittoria iniziale contro l’Argentina, futura vincitrice del torneo in Qatar. La mezzaluna araba ha fatto dunque breccia in Mancini che però è recidivo su questo genere di cose.

La “Gazzetta dello Sport” non è certo un’amica dell’ex giocatore ma non ha tutti i torti quando scrive in un articolo dal significativo titolo: “L’arte di Mancini di lasciare le squadre con le tasche piene”: “In passato Mancini ha più volte lasciato le panchine su cui sedeva con le tasche piene”.

I casi dello Zenit nel 2018, ma anche dell’Inter nel 2016 e del Galatasaray nel 2013 stanno lì a dimostrarlo: Robertino è velocissimo quando c’è da riempirsi le tasche e mollare improvvisamente le compagini con cui è contrattualizzato. Questa vicenda non è ancora conclusa, ma è in divenire. In ogni caso, come sempre accade, chi vince è sempre Lui: il Dio Quattrino.

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