Spagna, bufera sul capo del calcio. "Quel bacio è violento, si dimetta"
Pioggia di critiche per il gesto verso la calciatrice Hermoso
"Non mi ha fatto piacere" ha replicato lei a caldo nello spogliatoio
Immaginate che il campionato mondiale di calcio vinto dalla Spagna domenica fosse stato maschile e non femminile. Sarebbe mai venuto in mente al presidente della Federazione del calcio spagnolo Luis Rubiales di baciare sulle labbra uno dei giocatori della squadra? Ovviamente no. Invece quando La Roja al femminile, alla terza partecipazione in assoluto alla competizione, è sfilata davanti a Rubiales, a Sydney, per ricevere la meritata medaglia, l’uomo ha «festeggiato» prendendo tra le mani la testa della centrocampista Jenni Hermoso per poi baciarla sulla bocca. Lo scrive il sito del Corriere della Sera.
«Non mi ha fatto piacere» ha replicato lei a caldo nello spogliatoio, mentre sui social network fioccavano le reazioni indignate, salvo poi rilasciare una dichiarazione opposta in una nota diffusa ieri dalla Federazione: «È stato un gesto reciproco del tutto spontaneo per la gioia immensa che dà vincere un Mondiale». Una smentita che è stata letta come un’ulteriore violenza fatta sulla giocatrice.
Il comportamento del presidente, unito al fatto che al momento del gol spagnolo ha esultato portandosi la mano all’inguine e toccandosi gli attributi mentre era sul palco vicino alla regina, ha indignato anche il governo, dimissionario dal 29 maggio. Irene Montero, ministra dell’uguaglianza, ha definito l’accaduto «una forma di violenza sessuale che le donne subiscono quotidianamente», mentre l’eurodeputato Ernest Urtasun ha parlato di «maschilismo ripugnante» e il ministro dello sport e della cultura, il socialista Miquel Iceta, ha chiesto le scuse del dirigente. Cosa che Rubiales ha prontamente fatto: «Sicuramente mi sono sbagliato. Se ci sono persone che si sono sentite danneggiate, devo scusarmi».
Ma non basterà questo a placare le polemiche, anche perché l’anno scorso c’erano già state una serie di lamentele da parte delle giocatrici sul comportamento sessista dell’allenatore Jorge Vilda. La leader della piattaforma Sumar e ministra del Lavoro ad interim spagnola, Yolanda Diaz, pretende la rimozione del dirigente: «Chiediamo che si attivino i protocolli della federazione sportiva, si deve dimettere». Una petizione formale al governo spagnolo e alla Federcalcio affinché «si prendano misure serie», sia per quanto riguarda questo caso che «per lo sport femminile in generale», è stata presentata da Confluencia Movimiento Feminista, un gruppo che riunisce oltre 50 organizzazioni femministe in tutto il Paese. La legge spagnola sanziona questo tipo di atti, ha spiegato la portavoce Sonia Gomez, sottolineando che se i provvedimenti non si applicano sono come «carta straccia» e le donne «continueranno a essere violentate e assassinate mentre svolgono il proprio lavoro o quando sono per strada». «Nello sport ci sono tantissimi casi di donne che sono molestate dagli allenatori e costrette all’omertà», ha aggiunto.
Lo scivolone machista ha finito per offuscare i festeggiamenti per la vittoria della nazionale femminile che è sembrata un coronamento delle politiche portate avanti dai governi di sinistra nell’ultimo ventennio. Sia Zapatero che Sánchez hanno varato leggi per la parità di genere, i congedi parentali e contro la violenza sessuale. Ed è un fatto che, alle elezioni di fine luglio, la coalizione a guida Psoe, che governa il Paese dal 2019, ha tenuto proprio grazie al voto delle donne che l’hanno premiata, mitigando la sconfitta annunciata dai sondaggi.