Regge l'asse Renzi-Franceschini, come si può leggere nell'intervista ad Affaritaliani.it al senatore milanese Franco Mirabelli, uomo di peso della corrente Area Dem (clicca qui). Questo vuol dire quindi che la maggioranza che sostiene gli attuali equilibri interni del principale partito italiano e che hanno sostenuto finora l'ex sindaco di Firenze alla guida del governo tiene. Ossia regge allo tsunami referendario.
Questo vuol dire che Renzi resta alla guida del Pd e, di conseguenza, che continua, in quanto leader del partito di maggioranza relativa, a dare le carte.
Conseguenza, nessun colpo di scena: come in un gioco dell'oca si torna alla casella di partenza. Cioè Renzi resta in sella, e Mattarella, fatte le consultazioni e verificato che non esiste un'alternativa, dovrà respingere le dimissioni, non determinatesi in Parlamento e mandarlo alle Camere per verificare se esiste ancora una maggioranza o no.
Ma la maggioranza c'è, quindi - salvo colpi di scena - Renzi resta in carica senza una scadenza con il compito di approvare la nuova legge elettorale.
E il voto? Si vedrà. Per ora, come ha già fatto sapere Mattarella, non ci sono le condizioni poiché manca appunto una legge elettorale omogenea Camera-Senato, senza la quale non si può votare.