L'avvocato del cuore
Mio marito controlla tutti i soldi. Come reagire alla violenza economica?
“Gentile Avvocato, è una vita intera che vorrei lavorare. Mio marito me lo vieta perché è geloso e perché guadagna abbastanza per poter mantenere me, lui e i nostri due figli. Oggi le cose tra noi vanno molto male e io vorrei separarmi, ma non ho denaro perché lui ha sempre avuto il controllo assoluto dei risparmi della famiglia. Mi dice che devo rimanere con lui per forza perché altrimenti non mi darà più neanche i soldi per fare la spesa per i nostri bambini. Esiste una via d’uscita?”
La violenza contro le donne non è solo quella fisica. Esiste anche la violenza economica: più sottile da definire e più subdola da stanare, ma sempre molto pericolosa. Questa forma di sopruso sfrutta il denaro come strumento di potere e mira dritto alla nostra libertà.
Questa violenza merita particolare attenzione perché è sempre più diffusa e perché mina la dignità e l’indipendenza di chi la subisce. Infatti, la vittima nutre un senso di soggezione nei confronti del violento, tirchio e controllante e questo non fa che alimentare e generare giorno dopo giorno insicurezza e alienazione. Frasi che colpiscono come schiaffi “non lamentarti, ti ho sempre mantenuta io”; “per ogni acquisto io devo darti il permesso”; “tu senza di me non vai da nessuna parte”; “dovresti ringraziarmi ogni giorno”.
Una violenza che si insinua di soppiatto e che parte dalle piccole cose come, per esempio, il controllo degli scontrini della spesa quotidiana. Poi si trasforma nel calcolo dei chilometri percorsi e della benzina e sfocia nella vera e propria pretesa di poter decidere tutto quello che riguarda la famiglia per il solo fatto che è uno solo ad avere il denaro e, quindi, il potere. La forza. La capacità decisionale.
Il vero problema, ed è questo il motivo per il quale molte donne ne sono vittime, è che le aggressioni e lo stalking sono forme di violenza che si manifestano concretamente con gesti e azioni: uno schiaffo, un pugno, un numero incalcolabile di telefonate e così via. Al contrario, la violenza economica – e soprattutto la consapevolezza di questa – è sottile, arriva strada facendo, poco a poco. Finalmente, quando ci si rende conto della schiavitù e delle frustate a suon di soldi.
Il quadro è preoccupante ma, gentile Signora, deve sapere che la nostra legge fornisce tutti gli strumenti perché Lei sia tutelata. Innanzitutto, esiste la possibilità di domandare un ordine di allontanamento. In altre parole, quando un partner crea all’altro un grave pregiudizio all’integrità fisica e morale o alla libertà, la vittima può domandare al giudice (dando prova certa e inconfutabile delle proprie affermazioni) che ordini l’allontanamento del violento dalla casa familiare. Così perdendo la possibilità che le condotte violente (anche quelle psicologiche e, in particolare, legate al controllo del denaro) proseguano.
Inoltre, naturalmente, Lei potrà domandare la separazione (e poi, eventualmente, il divorzio) chiedendo al giudice di pronunciarsi su tutte le questioni tra Voi esistenti: quelle economiche, quelle connesse ai figli e così via. Sicuramente, essendo Suo marito il coniuge economicamente forte e avendo Lei rinunciato alle Sue ambizioni lavorative per dedicarsi alla famiglia e perché così Le ha imposto Suo marito, Le verrà riconosciuto il diritto a ricevere un assegno di mantenimento. Questo potrà restituirLe un po’ di indipendenza e serenità che sono le cose più importanti in assoluto.
D’altra parte, in situazioni come la Sua, quello che si rischia non sono i soldi, ma la propria salute psicologica e la propria dignità. Che non hanno prezzo.
*Studio legale Bernardini de Pace