Lo sguardo libero

Crisi in Venezuela, una brutta pagina della nostra democrazia

Ernesto Vergani

Il 90% dei venezuelani di origine italiana spera nel capo dello Stato Sergio Mattarella

Negli anni 50 il Venezuela, che “galleggia” sul petrolio, aveva il Pil pro capite più alto del mondo, dopo Usa, Gran Bretagna e Francia. Oggi l’inflazione si avvicina all’ 1.000.000% , un chilo di carne costa due stipendi e mezzo e il 60% dei venezuelani ha perso 11 kg di peso nel 2017. In 50mila quotidianamente fuggono dalla fame verso la Colombia.

La colpa sembra essere del dittatore miope e incapace, l’ex conducente della metro Nicolás Maduro. Questi, già sconfitto alle elezioni legislative, ha via via creato un regime basato su istituzioni farsa in cui i diritti umani sono negati. Con la vergogna degli squadroni paramilitari e il sistema della delazione. Come succede nella storia, quando le dittature affamano ed esasperano il popolo,  arrivano cambiamenti improvvisi, come fu per la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione sovietica. Così tutto il mondo occidentale e democratico, dagli Usa - che hanno preconizzato un intervento militare - alla Francia alla Germania, ha salutato l’avvento di Juan Guaidó, autoproclamatosi, promettendo amnistia ed elezioni, presidente del Venezuela.

Intanto che l’onda cresce e i generali e i poliziotti si schierano coi dimostranti, il Governo italiano che fa? Pone il veto all’intesa dell’Unione europea che propone Guaidó quale presidente ad interim. La ragione? Sostanzialmente dei sofismi da vecchia Democrazia Cristiana, espressi sia dai vertici dei 5 Stelle che della Lega: “Decidano i venezuelani, non ci intromettiamo”. Stessa presa di posizione (“Non ci schieriamo”) del gesuita Papa Francesco. Naturalmente contrarie la dittatura comunista cinese e la Russia di Putin (che si può difficilmente definire democrazia a tutto tondo).

Intanto sono 150mila i venezuelani anche con passaporto italiano e  due milioni quelli che hanno almeno un antenato italiano, quasi tutti appartenenti alla classe media, titolari di piccole ditte di import/export e trasporto, fallite o nazionalizzate, il 90% dei quali antichavista. Lo stesso Guaidó ha chiesto l’appoggio di Roma, che l’ha negato coi sofismi sopra citati. Subito ne ha approfittato  Maduro, che ha ringraziato l’ Italia. Pare che la comunità italiana venezuelana abbia scritto al presidente della Repubblica Sergio Matterella, da sempre attento alle vicende dei connazionali (e della cultura italiana) all’estero.