Lo sguardo libero

Questa volta il Governo di Roma dica sì alla democrazia in Venezuela

Ernesto Vergani

Già la numerosa comunità italiana locale si appellò al capo dello Stato Sergio Mattarella

Juan Guaidó annuncia che le forze armate venezuelane hanno scelto la democrazia.  Potrebbe terminare  la dittatura chavista dell’ex conducente della metro Nicolás Maduro. Già nel febbraio scorso Guaidó  chiese l’appoggio di Roma, che lo negò. La decisione fu sostanzialmente motivata con sofismi sia dai 5 Stelle che dalla Lega: “Decidano i venezuelani, non ci intromettiamo”. Stessa presa di posizione  (“Non ci schieriamo”) di Papa Francesco.

Il Governo italiano sembra talvolta tendere al compromesso, che ha poco a che fare con la negoziazione. Quest'ultima prevede risultati certi, non accomodamenti e giustificazioni. Sì alla "Nuova Via della Seta" - voluta dalla Cina comunista, dittatoriale ed espansionista - ma senza tradire lo storico atlantismo e vigilando… Intanto all’orizzonte si intravedono simili derive. Sì alla Tav, ma realizzandola mini. Sì alle dimissioni del sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione, ma come autosospensione provvisoria. Questa volta l’Italia dica sì - senza se e senza ma -  alla democrazia in Venezuela.

Negli anni 50 il Paese sudamericano - che galleggia sul petrolio - aveva il Pil pro capite più alto del mondo, dopo Usa, Gran Bretagna e Francia. Oggi l’inflazione ha superato il milione per cento, un chilo di carne costa due stipendi e mezzo. È stato calcolato che il 60% dei venezuelani ha perso 11 kg di peso in un anno. Un popolo letteralmente alla fame. In migliaia quotidianamente fuggivano da essa verso il Brasile e la Colombia. Di recente l’elettricità mancava in quasi tutto il Paese. Come succede nella storia, quando le dittature tolgono il pane fino all’esasperazione e all’umiliazione, il cambiamento arriva, come fu per la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione sovietica.

Il Governo dica sì alla democrazia in Venezuela anche per i 150mila  venezuelani con passaporto italiano e  per quei due milioni che hanno almeno un antenato italiano. Il 90% dei quali anti-chavista. Già la comunità italiana venezuelana  scrisse a suo tempo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da sempre attento alle vicende dei connazionali e della cultura italiana all’estero.