Cronache

Diabete, BD al fianco dei pazienti con il "Progetto esordio"

 

Roma, 11 mar. (askanews) - Nel 2016, a 29 anni, Jessica Zanardo scopre di avere il diabete di tipo 1. Non accetta di essere malata, per 8 mesi non fa l'insulina, arriva a pesare 40 Kg. Non può più fare finta che la malattia non esista. Cerca conforto nella scrittura, prima un diario, poi un libro, quindi l'esordio sui social con "La vita di un'altra", una community dove scambiarsi storie, emozioni, dubbi, domande. Una scelta che Jessica spiega così."È stato un bisogno di portare nel web la mia storia perché mi sentivo molto sola, come molte persone con il diabete di tipo 1 si sentono post esordio, perché comunque vieni buttato in una nuova realtà che non ti appartiene. Quello che stavo provando pensavo fosse solamente legato a un mio stato emotivo e fisico. E invece no. Quello che poi ho scoperto una volta che ho iniziato a scrivere nella pagina è stato proprio che non ero assolutamente sola, c'erano moltissime persone che si sentivano esattamente come me".L'esperienza sul web l'ha portata a dare vita al "Progetto esordio" per dare risposte alle tante domande che la community le rivolgeva e a cui lei, da paziente, non sapeva rispondere. Da qui la ricerca di qualcuno che avrebbe potuto rispondere a quelle domande, per non far sentire le persone disorientate, spaventate e sole come era accaduto a lei. E l'incontro con Becton Dickinson, medical company leader a livello mondiale nell'industria delle tecnologie medicali, la prima ad aver sviluppato, 95 anni fa, la prima siringa di insulina, che ha deciso di sostenere il "Progetto esordio". Una sorta di scuola dove le persone imparano attraverso video tutorial le buone pratiche che un paziente con diabete di tipo 1 deve seguire, possono avere tre incontri gratuiti con uno psicologo e ricevere un kit, fornito da BD, per imparare a fare l'iniezione."Mi hanno dato una grossissima mano nella creazione dei video, perché BD è un'azienda che non solo crea il prodotto ma fa formazione. È un'azienda dove il paziente non è solo una persona che va ad acquistare un prodotto, ma il paziente è qualcuno da aiutare, da seguire".Un aspetto che caratterizza BD, come sottolinea Roberto Bettin, Country Business Leader Italia e Grecia, dell'Area Diabetologica di Becton Dickinson. Siamo al fianco dei pazienti, siamo al fianco delle loro scelte, maneggiano e utilizzano i nostri prodotti tre, quattro, cinque volte al giorno per un'iniezione cercando di avere una vita normale. Immagini la difficoltà e la complessità di dover decidere della propria salute 4-5 volte nell'arco di una giornata. Sono veramente quei pochi millimetri di acciaio, di plastica, di tecnologia che noi forniamo, che consentono al paziente una vita normale". "Quando mi è stato chiesto se c'era l'interesse a finanziare un progetto digitale, web based che poteva stare accanto ai pazienti in quel momento storico della scoperta della patologia, non ho avuto dubbi: lo sentivo affine al nostro modo di interpretare il ruolo dell'impresa, il ruolo dell'industria. Nel momento dell'esordio la vicinanza psicologica, emotiva, il senso di cura è fondamentale. E quindi era giusto, era indispensabile che noi fossimo parte di questo progetto, perché è un po' parte del nostro DNA".E sempre in quest'ottica BD, per aiutare le persone nel periodo di isolamento forzato dovuto alla pandemia ha messo a disposizione dei pazienti una app che li aiuti nelle loro scelte quotidiane. "Non dobbiamo immaginare 'BD Diabetes Care App' come un'applicazione complessa, impegnativa, ipertecnologica. Non abbiamo voluto in alcun modo andare in quella direzione ma anzi nella direzione opposta. Abbiamo voluto fare un'applicazione che sia semplice, intuita, che sia un compagno, che non sarà mai sostitutivo del proprio medico, del proprio infermiere, del proprio centro antidiabete, ma qualcosa che lo aiuti, che possa in quel momento tendergli una mano virtuale, digitale".