Venezia, 4 giu. (askanews) - Il confine tra la Svizzera e le altre nazioni visto come luogo di transito fisico, ma anche di interazione socio-culturale. Uno spazio sospeso su cui si è concentrato il lavoro del team composto dagli architetti e artisti Mounir Ayoub e Vanessa Lacaille, dal cineasta Fabrice Aragno e dallo scultore Pierre Szczepski che ha realizzato il progetto "Orae - Experiences on the Border", per il Padiglione svizzero alla 17esima Biennale di Architettura di Venezia. A introdurci nell'esposizione il commissario e capo progetto per la fondazione Pro Helvetia, Sandi Paucic."La frontiera - ha detto ad askanews - è un territorio che non si conosce bene; noi parliamo spesso delle grandi città, dell'urbanesimo, ma non sappiamo tanto della gente che vive alla frontiera. Allora loro hanno visto che per le persone il confine non è una linea invalicabile, ma è una linea di comunicazione tra la Svizzera e i Paesi vicini ed è un territorio, ed è un territorio interessante per la cultura, per lo scambio delle idee come delle merci".L'idea da cui tutto è partito è che la frontiera svizzera vada considerata come uno spazio da vivere: non un limite, bensì un possibile inizio. E andando sul campo, nonostante le restrizioni per la pandemia, il team ha sviluppato una diversa narrazione sulle zone di confine, fatta di riflessioni architettoniche, ma anche culturali, con attenzione al sentimento dei luoghi. Con in più l'elemento dell'unione di varie discipline, su cui spicca, ovviamente, la dimensione cinematografica."E' un progetto molto collaborativo - ha aggiunto Paucic - mettendo insieme i media si crea un'installazione immersiva, nella quale i diversi linguaggi collaborano e stanno insieme. Si può parlare anche di arte in questo caso, non solo di architettura. Ma il tema è chiaramente quello dello spazio e dell'architettura".Il Padiglione svizzero, ancora una volta, si conferma un luogo vibrante nel grande arcipelago delle Biennali, sia di Arte sia di Architettura; un luogo di riflessione sempre trasversale, spesso illuminante. In questo caso capace di maneggiare una materia potenzialmente incandescente con lucidità, precisione e anche, perché no, poesia.