Economia

Anche l'Asti Spumante deve fare i conti con la guerra in Ucraina

 

Roma, 29 mar. (askanews) - Delicatamente dolce, aromatico, profumato, con perlage fine e persistenti. L'Asti spumante è da sempre una delle bollicine favorite anche all'estero e in particolare dal mercato russo che, in generale, è una delle principali piazze per gli spumanti italiani. Ma la guerra e le sanzioni, dopo due anni comunque difficili per la pandemia, rappresentano una forte minaccia per i produttori del Basso Piemonte, considerando che la Russia ne importava oltre 12 milioni di bottiglie all'anno.Siamo tra Langhe e Monferrato Astigiano, tra i vigneti di Moscato bianco. Marco Dogliotti, proprietario della tenuta La Caudrina: "Produciamo circa 200.000 bottiglie all'anno e la nostra esportazione è circa il 35-40% della nostra produzione".La guerra ha avuto un impatto forte. L'Italia è il principale fornitore di vino per la Russia e per l'Ucraina: "È stato pesante anche perché lavoravamo con l'Ucraina con un discreto fatturato, circa 4.000 bottiglie all'anno, un mercarto iniziato nel 2017 che ora è completamente perso".Le sanzioni hanno ripercussioni anche sulla carenza di prodotti necessari alla produzione vitivinicola. Giovanni Correggia, proprietario dell'azienda Matteo Correggia: "Ha influito parecchio, alcuni beni sono aumentati da un minimo del 40% fino addirittura al doppio. Le pedane costano ben più del doppio di un anno fa. Oltre a questo costo, che è già un problema, il problema è la carenza. Prima ci volevano al massimo tre settimane per ricevere un ordine di scatole di cartone. Ora stiamo parlando di mesi di attesa".L'Asti Spumante è entrato nella lista dei prodotti di lusso di cui l'Unione Europea ha vietato a metà marzo l'export in Russia, come gli Champagne e i Grands Crus francesi, ma secondo i produttori dovrebbe essere "risparmiato" da una mnisura che riguarda solo bottiglie da oltre 300 euro. I vini italiani su quella cifra sono pochi, a parte grandi annate di Super Tuscans, Brunello di Montalcino o Barolo.