Economia

P.A., Fiori: dirigenza è l'ossatura su cui poggiano i risultati

 

Roma, 18 mag. (askanews) - La riforma della dirigenza pubblica; il percorso per arrivare a svolgere funzioni apicali nella pubblica amministrazione; quali caratteristiche dovranno avere i manager pubblici del futuro. E ancora: la formazione e come garantire il difficile equilibrio tra autonomia del dirigente e il suo rapporto fiduciario con la politica. Di questo si è discusso in uno dei panel al Forum PA con il capo del dipartimento della Funzione pubblica Marcello Fiori. "La riforma delle dirigenza è un cantiere aperto - afferma Fiori - il ministro Zangrillo ha detto che punta molto sul ruolo della figura dirigenziale come una figura manageriale a tutto tondo, in grado di gestire le risorse umane, finanziarie, tecnologiche che gli vengono messe a disposizione. Dal 2001 ad oggi i dirigenti pubblici delle funzioni centrali e locali si sono dimezzati: da 19mila sono diventati 10mila. Vuol dire che è aumentato il carico di lavoro per loro e anche il numero di collaboratori cui dover dare risposte e coordinare. C'è una spinta da parte della politica ad avere dirigenti in grado di poter attuare i programmi del Governo in carica in quel momento. E c'è anche una richiesta di dare servizi sempre di maggiore qualità ai cittadini. Il punto di equilibrio è esattamente questo". Se da un lato è necessaria un'attenzione alla qualità dei dirigenti neoassunti, dall'altro il tema della parità di genere non è più rinviabile, visto che solo un dirigente su quattro è donna a fronte di quasi 6 donne su dieci tra gli oltre 3,2 milioni di dipendenti pubblici. "Uno dei temi su cui stiamo lavorando è come si diventa dirigenti e quali qualità deve avere un dirigente - prosegue Fiori - oggi il percorso, quasi unico, è quello del corso-concorso organizzato dalla Scuola nazionale dell'amministrazione. Pensiamo che questi percorsi debbano essere migliorati. Un conto è rivolgersi a un giovane laureato, un altro a un funzionario che ha già dimostrato sul campo di poter svolgere le sue funzioni. C'è un problema generale di accesso alla dirigenza nelle figure apicali da parte delle donne. Dobbiamo riequilibrarlo. Stiamo introducendo dei correttivi anche negli incarichi per il Pnrr che tengono conto della parità di genere. Ma è ancora un lavoro lungo da fare". C'è infine la narrazione, però smentita dai numeri, di un datore di lavoro pubblico con troppi dipendenti. "E' una narrazione - conclude Fiori - non tutte le narrazioni sono esattamente fondate sulla realtà. C'è stato un racconto per molti anni che ha portato anche per altre ragioni economico-finanziarie al blocco del turnover perché tutti dicevano che i dipendenti pubblici erano troppi. Nel 2011 erano 3,5 milioni, oggi stiamo a 3,2 milioni. Rispetto alla popolazione il rapporto è uno dei più bassi in Europa".