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Ai Weiwei condanna l'invasione russa: ora la democrazia traballa

 

Roma, 16 mar. (askanews) - Per il celebre artista dissidente cinese Ai Weiwei l'invasione della Russia in Ucraina ha messo a nudo le "fondamenta traballanti" della democrazia. Nella conferenza stampa all'Albertina Modern Gallery di Vienna, dove ha inaugurato una delle più grandi restrospettive sul suo lavoro "In Search of humanity" - in programma dal 16 marzo al 4 settembre - non sono mancate le riflessioni sul conflitto in corso."La mostra si apre in un simile periodo in cui l'Europa ha più di 2 milioni di profughi e la Russia ha invaso l'Ucraina e siamo nel mezzo dell'inconoscibile, dell'incertezza e potrebbe anche essere una crisi più grande e il pericolo che arriva nelle nostre vite, la cosiddetta vita pacifica, dalla Seconda Guerra Mondiale, 70-80 anni, improvvisamente sentiamo che le fondamenta traballano, le fondamenta della democrazia, della libertà, stanno traballando".Ai Weiwei ha condannato l'invasione russa come "inaccettabile" e si è detto preoccupato per l'aumento delle divisioni nel mondo."Ogni cosa cerca di dividere le persone, come dire 'Ok, sei il nemico, in tutto il mondo', è una sorta di psicologia, una psicologia da Guerra fredda, ma non funzionerà".Ironico e irriverente, Ai Weiwei ha parlato sotto la grande scritta al neon "Fuck" e non manca la serie di foto con il famoso dito medio diretto a luoghi come la porta della Pace celeste a Piazza Tiananmen. Ma la nuova esposizione - più di 50 tonnellate di materiale - viene definita "critica e radicale allo stesso tempo" e mostra opere che sono la risposta alle esperienze di coloro che fuggono da guerra e persecuzioni. Ci sono i salvagenti dei migranti di Lesbo, una replica della cella in cui è stato detenuto e interrogato dopo l'arresto del 2011 e il tapis-roulant che l'amico Julian Assange usava presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra. E, ancora, la bandiera dell'Arabia Saudita fatta di lego con le ultime parole pronunciate dal giornalista Jamal Khashoggi prima dell'uccisione al consolato di Instanbul: "Non riesco a respirare".(FONTE IMMAGINI FRANCE PRESSE)