Wolfgsburg, 9 apr. (askanews) - Regna l'incertezza nel quartier generale di Volkswagen a Wolfsburg, in Germania, tra l'entrata in vigore dei dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump e le turbolenze del mercato globale. I dazi del 25% sulle importazioni di auto rappresentano un nuovo grattacapo per le case automobilistiche europee, con le aziende tedesche che inviano circa il 13% delle loro spedizioni negli Stati Uniti."Una catastrofe. È terribile. Ma naturalmente l'America soffrirà altrettanto con l'aumento dei prezzi", afferma Richard Arnold, ex lavoratore Volkswagen in questo stabilimento, ora in pensione."Noi siamo in pensione. Ma chi lavora ancora lì, la responsabilità ricadrà su di loro. E non abbiamo la minima idea di cosa succederà. L'Unione Europea ha proposto di eliminare i dazi doganali in entrambe le direzioni, ma non è stata accettata. Dovremmo continuare a presentare controproposte? È un disastro", aggiunge Nicky, anche lui collega in pensione."Una vera assurdità. È pura follia. L'uomo alla Casa Bianca non sa quello che fa", commenta Friedhelm Wolf, anche lui ex lavoratore ora pensionato. "Sì, possiamo provare a negoziare prima. E se non funziona, dovremo aumentare i dazi. Il problema è che non compriamo molte auto dagli Stati Uniti. E non sappiamo quali prodotti americani sarebbero maggiormente colpiti", aggiunge.Stando a un promemoria della Volkswagen inviato ai concessionari negli Stati Uniti, la rivista di settore Automotive News ha riferito che la casa produttrice intende aggiungere una "tassa di importazione" alle auto spedite nel Paese. Thorsten Groeger, manager regionale del sindacato Ig Metall e negoziatore per Volkswagen: "L'Europa deve trovare risposte comuni. E tra queste risposte comuni, l'Europa deve proteggersi e chiudere le catene di produzione al suo interno. Ciò significa ridurre la dipendenza e investire nelle infrastrutture. Ma le aziende devono anche investire in catene del valore chiuse", ha spiegato.