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Coldiretti, chi è Prandini: alleato di Palazzo Chigi ma non degli iscritti

Ettore Prandini, chi è il direttore di Coldiretti?

Le attuali vicende che vedono contendere tre attori, il Governo, Coldiretti e i trattoristi hanno posto in luce la figura di Ettore Prandini, imprenditore agricolo, dal 2018 presidente di Coldiretti. Fondata dal democristiano Paolo Bonomi, Coldiretti è uno dei “sindacati” degli agricoltori italiani più rappresentativi e conta circa 1,6 milioni di associati. Oltre a lei ci sono anche Confagricoltura e Cia (Confederazione italiana agricoltori). Ettore è figlio di Giovanni Prandini, ministro democristiano della Marina Mercantile e ministro dei Lavori pubblici, per quattro legislature Deputato della Repubblica. Negli anni ’90 fu coinvolto nell’inchiesta di Tangentopoli ma la sentenza definitiva fu di proscioglimento.

Torniamo all’attualità. C’è intanto da dire subito che Coldiretti, per sua stessa natura, è filogovernativa, indipendentemente dal governo in carica. Lo è sempre stata e sempre lo sarà. Forse si tratta dei residui dei quarti nobili di democristianità, ma così è. Ad esempio, quando ci fu il referendum dell’allora premier Matteo Renzi, Coldiretti si schierò senza indugi a supporto del fiorentino e poi sappiamo come è andata.

Con il governo Meloni c’è però un particolare feeling se è vero, come è vero, che l’ex responsabile dell’area legislativa di Coldiretti è ora capo di Gabinetto del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Il rapporto con la Meloni è ottimo, tanto che lo scorso ottobre a Circo Massimo il premier si alzò e salì sul palco ad abbracciarlo e quindi a Palazzo Chigi è sembrato naturale, anzi fisiologico ed istituzionale dialogare con quello che, nella recente crisi, è considerato un “sindacato amico”.

Ma questa volta il discorso è molto più complicato che in passato perché i “trattoristi” sono molti e molto potenti e hanno messo in ginocchio Bruxelles e Ursula Von der Leyen. Forse non sono interlocutori politically correct per soddisfare gli agricoltori italiani, ma per un sindacato è molto importante la rappresentanza vera e non sfruttare solo rendite di posizione. D’altro canto, i trattoristi, si sono spaccati già al loro interno in “apocalittici” e “integrati”. I secondi si sono sostanzialmente già accordati con il governo mentre i primi no e minacciano di entrare a Roma al Circo Massimo con i trattori.

LEGGI ANCHE: Trattori a Roma giovedì, ma divisi. Si complica la vita di Mr. Coldiretti

Alle 15 di giovedì 15 febbraio è prevista infatti la “marcia su Roma” decisa da Danilo Calvani, capo del “CRA Agricoltori Traditi”, ed ex forcone. "Ci saranno almeno ventimila persone un gruppo di nostri trattori partirà in corteo dal presidio di Cecchina e arriveranno nel cuore di Roma, fino a Circo Massimo. Dovrebbero essere una quindicina di mezzi scortati dalle forze dell'ordine", dice Calvani. Alla fazione trattorista aderisce anche Giuliano Castellino, ex capo di Forza Nuova. Anche l’altro leader dei trattoristi, Roberto Rosati, capo di “Rinascimento Agricolo”, supporta la presa di Roma.

Se la Meloni dialoga con Coldiretti Lollobrigida dialoga, o cerca di dialogare, con i trattoristi stanziati nell’ormai famoso “presidio della Nomentana”. Non sfugge che in tutta questa complessa situazione Matteo Salvini e la Lega appoggino nettamente i trattoristi ai “danni” di Confagricoltura, rea di essersi troppo piegata a Bruxelles e anche per il fatto che alle prossime Europee i voti di 1,6 milioni di agricoltori e delle loro famiglie sono un argomento molto convincente. Nel frattempo Prandini è spiazzato perché questa volta sembra aver perso il controllo della situazione e che non sia più l’interlocutore privilegiato di un tempo, tanto che Lollobrigida è dovuto scendere in campo e recarsi a cercare di calmare i trattoristi nomentani.

 



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