Coronavirus
Covid, Aspirina e Aulin riducono rischio di ricovero: lo studio
Secondo uno studio che deve ancora essere ufficializzato, il protocollo Mario Negri riduce il rischio di ospedalizzazione dei pazienti Covid
E' sempre più in via di ufficializzazione il Protocollo Mario Negri, secondo il quale, per evitare l'ospedalizzazione, vanno utilizzati farmaci come Aspririna e Aulin nel trattamento domiciliare dei pazienti infetti da Covid-19. Esso era già stato proposto nel novembre 2020 da alcuni medici e ricercatori dell'Azienda Sociosanitaria Territoriale – Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Seguendo questa terapia bisogna iniziare, alla comparsa dei primi sintomi, con l'acido acetilsalicilico, l'antinfiammatorio/analgesico comunemente noto con il nome di Aspirina; se poi si presentano dolori muscolari/ossei si procede con un antinfiammatorio non steroideo come può essere l'Aulin; infine, nelle situazioni peggiori, l'ultimo passo da seguire è quello di prendere dei corticosteroidi o il cortisone.
Questa nuova terapia è stata spiegata e sostenuta da scienziati autorevoli (Fredy Suter, Giuseppe Remuzzi, Norberto Perico e Monica Cortinovis) nell'articolo “A recurrent question from a primary care physician: How should I treat my COVID-19 patients at home? An update” . Inoltre, un gruppo di ricercatori italiani ha portato a termine uno studio di coorte retrospettivo per verificare l'efficacia di tale protocollo ed è stato dimostrato che i pazienti trattati in questo modo, rispetto a quelli trattati seguendo le indicazioni ministeriali (tachipirina e vigile attesa), hanno un rischio decisamente minore di finire in ospedale.
Allo stesso tempo però, i risultati di questo studio stanno venendo sottoposti ad una revisione peer-to-peer prima di essere pubblicati in una qualche rivista scientifica e infatti, in un'intervista all'Huffington Post, il presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie dottor Claudio Cricelli si dice cauto: “Non posso commentare una ricerca in preprint perché si tratta di una bozza di articolo scientifico che non è stato ancora valutato da una rivista accademica. Quando si commenta uno studio bisogna tener conto non soltanto dei risultati, ma anche del metodo, di quante persone si compone il campione esaminato, quanti sono i casi omogenei, e così via. Quando lo studio verrà pubblicato ci pronunceremo. D’altronde la scienza non è fatta di annunci, ma di evidenze e prove”.