Coronavirus

Sci, italiani in Austria: "Conte pensi alla Calabria. Rispetteremo distanze"

di Antonio Amorosi

Gli italiani che lavorano in Austria si schierano con il governo di Sebastian Kurz. Covid. Scontro Italia-Austria sulle stazioni sciistiche. I pro e i contro

“Conte? Che pensasse alla Calabria”, dice Roberta, italiana doc che lavora a Vienna (il pensiero sottinteso è alle figuracce inanellate dal governo ancora oggi non in grado di nominare un commissario straordinario in Calabria, ndr), “qui siamo in lockdown duro, dal 3 novembre fino al 6 dicembre. Vuol dire tamponi di massa, piano per il futuro vaccino pronto e arriva Conte a dire che devono stare chiusi gli impianti sciistici in Austria!? Qui abbiamo un sesto dei morti che ci sono in Italia”.

Tra Austria e Italia è scontro sull’apertura delle stazioni sciistiche. Vienna è contraria alle chiusure invernali che vorrebbe dire un duro colpo alle attività turistiche nazionali. “I nostri operatori si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l'apres ski (la frequentazione di locali di ristorazione e simili dopo una giornata sulla neve, ndr) per esempio non sarà consentito”, ha spiegato la ministra per il Turismo Elisabeth Koestinger all’agenzia stampa austriaca Apa.

A parole la determinazione del governo di Vienna sembra netta ma la cautela è massima. A marzo la rinomata località sciistica di Ischgl, detta anche l'Ibiza delle nevi, divenne teatro di uno dei primi grandi focolai di Covid-19 in Europa. E nessuno l’ha dimenticato. Il cancelliere Sebastian Kurz, per salvare capre e cavoli, punterebbe su una sorta di screening di massa per riuscire a tracciare il virus.

E a sorpresa gli italiani in Austria con i quali abbiamo parlato sembrano stare dalla parte di Kurz. Ad oggi sono 32.500 i nostri compatrioti residenti nella terra oltralpe.

Roberta: “Qui sono convinti di poter mantenere le distanze e comunque sono vietati gli apres ski che sono stati i momenti di contagio a marzo, per il resto qui c’è efficienza. I tamponi si comprano nelle farmacie, le persone positive si curano a casa, i dottori ti seguono passo passo e tutto sembra funzionare. Un altro pianeta rispetto all’Italia. Qui se lo Stato dice che ci saranno i ristori puoi stare sicuro che arrivano. E’ stato così”.

Anna, emiliana che vive a Villach: “Vediamo tutti i giorni lo spettacolo televisivo dell’Italia, disorganizzata e incapace di predisporre un piano di cure a casa delle persone e il governo vorrebbe pure dettare legge ai Paesi stranieri!? Il senso del ridicolo non ha un limite! Sono preoccupata per i miei cari che stanno da voi”.

In un solo anno gli italiani portano in Austria, in termini di flusso di investimento, 338 milioni di euro dei loro capitali (ultimo anno censito 2018), anche se gli austriaci contraccambiano con gli interessi: sono 575 milioni gli euro di investimenti che gli austriaci portano in Italia. Il turismo è la prima attività commerciale austriaca e quello invernale spicca tra loro. Salvare la stagione diventa determinante per i centri sciistici.

Renato lavora in una delle strutture di servizio: “Sono schermaglie. Qui gli imprenditori hanno già fatto gli investimenti e la macchina non si può fermare così facilmente. In realtà nessuno sa cosa fare. Qua però, a livello del governo, si sforzano di adottare un piano credibile e all’altezza della situazione. E la gente si fida delle istituzioni perché sono occupate da gente credibile. E’ un altro mondo”.

A marzo le località sciistiche sono state uno dei centri del contagio. “Ma sono passati 8 mesi. E qui in 8 mesi ribaltano il mondo”, racconta Andrea. Il problema, come spesso accade, eccetto assembramenti incontenibili come quelli che abbiamo visto a febbraio-marzo con il mancato distanziamento agli ingressi delle piste (causa anche la sottovalutazione del virus nella fase iniziale), non sono i luoghi in sé ma i mezzi di trasporto per raggiungere o andare via da quei luoghi: bus e treni affollati, sciovie zeppe di persone e simili.

Il ministro del turismo austriaco Koestinger ha ribadito: “Le vacanze invernali in Austria saranno sicure. Le nostre aziende dispongono già di concetti di sicurezza completi per le vacanze sugli sci e dalla richiesta avanzata dall'Italia di tenere i nostri impianti di risalita non otterremo nulla". Il presidente del Consiglio Conte invece sarebbe al lavoro per una “iniziativa comunitaria“, cioè della Ue, che impedisca le vacanze sulla neve in tutto il continente. Se lo stop dovesse essere imposto direttamente da Bruxelles, la richiesta austriaca è che sia garantito un risarcimento al settore che impiega oltre 700.000 lavoratori.

Più probabile è che si metta in piedi un coordinamento per tracciare e/o chiedere la quarantena a chi proviene dell'estero.