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I danni psicologici del coronavirus: chi chiamare se hai bisogno di aiuto

Restare in casa ci protegge dal coronavirus, ma rischia di farci ammalare lo stesso. Dai disturbi d’ansia alle violenze domestiche, ecco a chi rivolgersi

di Sara Perinetto

Ansia da coronavirus, è boom di psicologi a distanza

L’isolamento forzato è un’arma necessaria e importante nella battaglia contro il coronavirus e i dati dimostrano che, dove applicato, i contagi diminuiscono fino ad azzerarsi. Tuttavia, l’assenza di contatto umano, interazioni sociali, il cambiamento delle proprie abitudini o anche solo l’impossibilità di godere dell’aria aperta, possono avere delle ripercussioni negative, nel lungo periodo e nell’immediato. Il Governo, l’Ordine degli psicologi e molte associazioni si sono già mobilitati per arginare il problema, dalle consulenze online ai numeri da chiamare per chiedere aiuto.

I danni psicologici del coronavirus

Per alcuni restare a casa significa finalmente leggere quel libro che aspettava sul comodino da un po’, o guardare uno dopo l’altro tutti gli episodi di una nuova serie tv. Per altri, invece, per molti, stare a casa o in casa è un problema serio.
Studiando esperienze di quarantene passate, gli scienziati hanno confermato che lunghi periodi di isolamento possono comportare difficoltà psicologiche come disturbi emotivi, depressione, stress, disturbi dell’umore, irritabilità, insonnia, fino al disturbo da stress post-traumatico. Dopo poco più di una settimana di quarantena, tutto ciò sta già succedendo anche agli italiani.

I dati della prima settimana di quarantena

Secondo un sondaggio condotto da centro psicoterapeutico Psymind e Pronto Soccorso Psicologico tra domenica 8 e venerdì 13 marzo su 2782 soggetti, il 93% degli intervistati dichiara di provare almeno un po’ di ansia per l’attuale situazione, il 42% segnala un abbassamento del tono dell’umore, il 39% un aumento dell’insicurezza. Una sensazione di oppressione assilla il 33% degli intervistati, mentre il 30% lamenta pensieri intrusivi o fissi, il 28% peggioramento del sonno, il 23% tachicardia.

Tra le fonti di preoccupazione il 60% del campione segnala l’idea del virus in sé, mentre il 45% addita la tv e il 44% le notizie che arrivano via internet. Il 63% delle persone intervistate sono preoccupate di subire un impatto negativo rilevante sul proprio lavoro a breve o medio termine e il 39% dei soggetti ha già riscontrato i primi effetti. I più preoccupati sono i lavoratori autonomi.

Gli effetti psicologici dell'isolamento

Le problematiche, però, sono numerose. Il cambiamento è radicale per tutti, ma c’è chi già prima dell’emergenza soffriva di disturbi d’ansia che adesso si stanno aggravando, e chi ha iniziato ad averne stando in quarantena; c’è chi vive da solo e soffre per la mancanza di contatti umani, e chi è costretto a convivenze con familiari o coinquilini che esasperano i motivi di stress quotidiani.

C’è chi sta affrontando un disturbo alimentare, magari perché la fame nervosa lo porta a non controllare più la quantità di cibo ingerito, o magari perché l’ansia gli ha tolto l’appetito e gli impedisce di mangiare correttamente. C’è chi di giorno ostenta tranquillità ma poi la notte non riesce a dormire o ha incubi; chi ha subito un lutto e non ha la possibilità di elaborarlo con i consueti strumenti e tempi, perché non può partecipare al funerale del defunto o non ha potuto essergli vicino prima del decesso perché costretto a casa dai decreti. Ci sono bambini e giovani che faticano a tollerare l’assenza degli amici e dello stare all’aria aperta; e ci sono gli anziani per cui rinunciare alle interazioni sociali significa perdere capacità cognitive più in fretta, oltre che soffrire una solitudine non alleviata da social network o videochiamate.

Il personale sanitario a rischio burnout e stress post traumatico

I problemi psicologici non affliggono soltanto chi resta in casa, ma anche chi ogni giorno deve lasciarla per recarsi sul posto di lavoro e restarci anche più a lungo dei normali turni: medici, infermieri e tutto il personale sanitario stanno compiendo sforzi enormi, ma sono i più soggetti al burnout, l’“esaurimento da lavoro”, e allo stress post traumatico. Ansia, insonnia e disturbi che tendono a manifestarsi alla fine dell’emergenza, ma non solo. È per esempio di oggi la notizia del suicidio, a Jesolo, di un’infermiera di 49 anni che lavorava in un reparto con malati di coronavirus.

Ma sono tanti gli operatori sanitari che, dopo aver dato il massimo sul posto di lavoro, non possono permettersi il lusso di tornare a casa e riabbracciare i figli o il partner, magari per precauzione, per allontanare ogni rischio di contagio, o magari perché nell’emergenza sono stati trasferiti a lavorare lontano da casa e dagli affetti.

 

A chi rivolgersi per avere sostegno psicologico

Le contromisure, comunque, esistono. Con il decreto legge del 9 marzo, il governo ha dato il via libera all’assunzione di professionisti sanitari per l’emergenza, facendo esplicito riferimento anche alla professione dello psicologo. Questo dimostra la volontà delle istituzioni di riconoscere e affrontare il problema, e infatti poi il Ministero della Salute ha dichiarato che "è disponibile un servizio di supporto psicologico per affrontare le emozioni durante il momento difficile di questa emergenza", dando indicazioni di chiamare il numero verde 800 06 55 10 (attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7).

 

La Sipem, la Società italiana di psicologia d’emergenza, ha già reso operativo un servizio di sostegno psicologico telefonico, attivo, per ora, solo in alcune regioni. Per la Lombardia, si deve mandare una mail a sipemsoslombardia@gmail.com oppure un sms o whatsapp al numero 379 1898986 indicando un recapito telefonico per essere ricontattati da uno psicologo volontario. Per l’Emilia-Romagna si può scrivere un’e-mail all’indirizzo: info@sipem-er.it lasciando i propri recapiti per essere ricontattati. In Sardegna è stato attivato anche il numero verde 800197500 per il "Filo diretto psicologico coronavirus Covid-19", in aggiunta al numero telefonico 3791663230: tutti i giorni, dalle 17 alle 19, è possibile chiamare questi due numeri per avere assistenza psicologica.

Lo studio milanese Edonè ha invitato chiunque in Italia stia vivendo una situazione di stress emotivo a scrivere una mail all’indirizzo: psicologia.edone@gmail.com. Il primo colloquio dura circa mezz’ora ed è gratuito. Chi decide di continuare la terapia potrà accedere a un tariffario agevolato.

Il Ruolo Terapeutico, centro clinico e scuola di formazione in psicoterapia diretta dalla dottoressa Simonetta Verdecchia, in occasione dell’emergenza coronavirus ha messo a disposizione il supporto dei propri psicologi per tre colloqui gratuiti e online, su Skype o su altre piattaforme social. Per avere informazioni, il centro è contattabile via mail: laporta_aperta@libero.it.

Lo sportello online Lontani ma vicini sul sito Diregiovani.it, gestito da psicoterapeuti dell'età evolutiva dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), è al servizio di giovani, famiglie e insegnanti, contattabile via sms o WhatsApp al numero 3334118790, oppure via mail all’indirizzo esperti@diregiovani.it

1522 contro la violenza domestica

Per alcuni, soprattutto donne e bambini, restare in casa significa restare ostaggi della violenza domestica. A volte è proprio la condizione di stress creata dall’emergenza a rendere ancora più violenti gli aguzzini, che magari ora trascorrono più tempo di prima in casa perché non possono recarsi al lavoro, aggravando ulteriormente la condizione delle vittime. Per chiunque si trovi in questa situazione, o conosca persone vittime di violenza domestica, l’appello è di chiedere aiuto chiamando il numero verde gratuito 1522.