Costume

Cravatte Marinella, simbolo dello stile italiano nel mondo. L'intervista

di Mirko Crocoli

Cravatte Marinella, indossate da tutti i leader del pianeta: da Churchill a Onassis, da Kennedy a Alberto Di Monaco, James Bond compreso

Perché i più importanti leader del mondo desiderano Marinella? Quale è stato il segreto? 

Credo che sia stato l’impegno di mio nonno e di mio padre prima e il mio dopo. Non mi sono mai adagiato e ho sempre lavorato impegnandomi e cercando di essere fedele agli insegnamenti ricevuti sia umani che professionali. Credo che l’essere sempre rivolti al cliente sia stata la chiave per il successo e per la longevità.

Maurizio. Lei è la terza generazione. I monomarca a Roma, Milano e Tokyo sono frutto del suo operato? Intendiamo che sono stati aperti sotto la sua presidenza? Ed inoltre, come sta andando il settore? Subito flessioni a causa del Covid-19?

L’internazionalizzazione è avvenuta nel tempo e solo da pochi anni. In un primo momento, l’idea familiare e aziendale era di rimanere solo a Napoli. Poi, si deve guardare al futuro, 20 anni fa abbiamo aperto prima a Milano e poi Londra, Roma e Tokyo. Come tutte le cose che ci riguardano, con grande fortuna, possiamo dire che alcune cose sono avvenute in modo spontaneo, così come il nostro diventare un marchio conosciuto, senza aver fatto mai grande pubblicità. Il passaparola è stata la nostra forza e questo è quello che ci consentito di aprire passo dopo passo, qualche negozio all’estero.

Per chi ha avuto la fortuna di passare da voi, nel quartier generale a Napoli, racconta di file chilometriche per acquistare uno dei vostri prodotti esclusivi. Come siete riusciti a livello di marketing a rendere il nome Marinella così famoso sia in Italia che all’estero? Poiché, come lei ci insegna, oltre ai buoni prodotti ci vuole anche una commercializzazione eccellente. E’ corretto?

Non abbiamo mai fatto grandi strategie di marketing, siamo stati molto fortunati, la nostra pubblicità più grande l’abbiamo avuta dai nostri clienti soddisfatti che parlavano di noi. Oggi c’è una persona che segue di più l’immagine del brand, ma la scelta è sempre quella di muoversi sommessa-mente. Ci piacciono le cose delicate, che non urlano. Abbiamo fatto delle piccole campagne che rispecchiavano ciò che siamo e la nostra artigianalità. La E. Marinella è un’azienda atipica, non si è mai fatta una comunicazione, seguendo i classici canali. É chiaro che una comunicazione, aiutata dalla tecnologia, è più immediata e diretta. Arriva a tutti con una facilità che è disarmante. Di contro, però, lasciare tutto alla comunicazione “fredda” tramite tecnologia, può far perdere quello che per noi è un punto fondamentale, il rapporto umano con il cliente. Quindi, si alla tecnologia, ma sempre per essere al servizio del cliente con il quale, almeno al telefono ci deve essere un contatto. Questo aiuta a trasmettere emozioni, sensazioni. Sembrerà strano, ma l’acquisto di una cravatta, è un percorso, un’emozione che deve essere vissuta dal vivo, per guidare il cliente, ma soprattutto per capirne le esigenze. Quello che si vuole evidenziare è che anche nella comunicazione non si è mai perseguita una strategia di diffusione spregiudicata, le cose ci sono anche in qualche modo capitate, siamo stati fortunati. Come dico spesso: l’unico modo per definire la nostra azienda è “un miracolo”.

Lei non è certo il tipo che si ferma e/o si accontenta. Alle 6:30 del mattino già è in laboratorio per avviare il “ciclo” produttivo. Uno stakanovista. Con questo vogliamo chiederle: si possono palesare i progetti futuri? Cosa ha in mente per “E. Marinella” a breve, medio e lungo termine? Qualcosa possiamo svelarlo ai nostri lettori?

Mi sveglio tutti i giorni verso le 5.00 del mattino per essere molto presto in negozio. Alle 6.00/6.10 la nostra saracinesca è già aperta e si iniziano le attività di riordino per poi accogliere i clienti. Alle 6.30, anche qualche minuto prima, siamo pronti per accogliere i clienti.

La mia giornata trascorre, salvo viaggi per motivi di lavoro o altro pochi e sporadici impegni, per lo più in negozio, dove mi piace stare. Mi concedo solo una breve pausa per il pranzo e vado via solo a chiusura. La dedizione al lavoro è un valore che mi hanno trasmesso mio nonno prima e mio padre poi. Ma non mi dispiace, non lo vivo come un sacrificio. Per me è stare a casa. 

Progetti futuri…è stato il mio pensiero una volta compiuti i primi 100! Mi auguro che la Marinella affronti un nuovo secolo con la stessa solidità e forza con cui ha vissuto i suoi primi 100 anni. Stiamo lavorando per questo. Siamo un’azienda familiare e crescendo è importante anche strutturarsi, senza snaturarsi, ma creando quel giusto supporto organizzativo che va consolidato sempre di più. La quarta generazione è già sulla buona strada per intraprendere questi nuovi cento anni con nuovi progetti come il canale e-commerce e sono certo lo farà conservando i valori e le tradizioni della nostra famiglia, che ci hanno fatto conoscere nel mondo.

Alessandro, passiamo a lei. Classe ’95. Giovanissimo rampollo di casa Marinella. Quarta generazione. Si sente il peso sulle spalle di una importantissima azienda che è entrata di diritto nella storia di Napoli e d’Italia? Come la vive (nel suo intimo) questa avventura?

Non sento il peso di questa sfida. Semplicemente perché la mia non è stata una scelta forzata ma voluta fortemente, indotta da mio padre che quando vedevo tornare a casa la sera felice, mi sono detto voglio fare quello che fa papà. Tutti i miei studi sono stati orientati per entrare subito in azienda e portare valori aggiunti. Sono entrato in azienda a 23 anni cercando di mettere in opera quello che avevo imparato negli anni di università, ovviamente scontrandomi con la realtà effettiva dell’azienda a carattere familiare, quindi dei meccanismi non canonici studiati su i libri. Ovviamente tutto ciò non mi scoraggia, anzi mi spinge a fare sempre meglio e continuare a diffondere il brand nel mondo, ma soprattutto fare bene partendo da Napoli e restando a Napoli.

Possiamo dire Alessandro che con lei Marinella entra nel terzo millennio? Quello che immaginiamo a suo padre non garba molto, ovvero il mondo dei social e del commercio elettronico. C’è apertura anche in questo senso? Quali sono i progetti “tecnologici” che ha in mente?

Sì, con me l’azienda ha avuto una grossa spinta nel mondo del digitale, un mondo che ovviamente è distante dalla visione di mio padre e devo ammettere che vivendo quotidianamente l’emozione del commercio, fatto di incontri dal vivo, di contatto fisico o vedere e toccare i tessuti con mano è qualcosa di unico e inimitabile, però stiamo entrando sempre più nel digitale e con l’avvento del Covid questo processo si è accelerato naturalmente. La sfida che mi sono posto è quella di mantenere la tradizione che contraddistingue i 108 anni con innovazione quindi trasferire la nostra tradizione nei mercati digitali, comunicando i valori dell’accoglienza, del sartoriale, non semplici da comunicare, e dopo tante lotte interne con mio padre nel 2020 ci siamo affacciati al commercio elettronico. Ad oggi e-commerce che cresce sempre più e che cerca di trasmettere i valori della nostra azienda, stiamo lavorando per renderlo perfetto e a breve verrà lanciato il nuovo che sarà ancora più vicino al cliente con obbiettivo ultimo cercare di rende l’esperienza di acquisto online quanto più simile al negozio fisico, con la cosiddetta omnicanalità.

(Segue...)