Costume

Cravatte Marinella, simbolo dello stile italiano nel mondo. L'intervista

di Mirko Crocoli

Cravatte Marinella, indossate da tutti i leader del pianeta: da Churchill a Onassis, da Kennedy a Alberto Di Monaco, James Bond compreso

26 anni e già una passione viscerale per il suo lavoro, tramandato peraltro dal nonno al padre, fino al figlio. Perché continuare sul percorso dei suoi avi? Cosa l’ha spinta ad affiancare suo padre in questo magico viaggio verso l’alta moda e i prodotti artigianali dall’esclusivo connotato Made in Italy? 

Da quando sono nato vivo circondato da tessuti, abiti, storie e persone che mi hanno trasmesso la passione verso il mondo degli accessori, dell’abbigliamento, è stato un qualcosa che è aumentato sempre più con il passare del tempo, ricordo che all’età di 8 anni chiesi a mio padre di fare la festa del mio compleanno nel negozio, quindi un amore viscerale sin da piccolo per l’azienda. Il made in Italy riconosciuto a livello mondiale ed essendo innamorato dell’Italia e di Napoli trasmettere le mie passioni e conoscenze e un grande orgoglio.

Chiudiamo con entrambi. Sia Maurizio che Alessandro. Rapporto tra voi? Padre figlio o….. collaboratori, colleghi, dirigenti? Come vi relazionate quando siete in azienda? E….chi dei due alla fine la spunta quando c’è in ballo una decisione importante? Comincia Alessandro….e chiude Maurizio. 

(Alessandro) Il rapporto tra me mio padre si sta modificando nel corso del tempo, nel senso che, quando sono entrato in azienda era uno scontro continuo, adesso stiamo trovando un equilibrio importante nelle nostre posizioni ovvero, papà più orientato al contatto con il pubblico e di prodotto, mentre io dal punto di vista organizzativo e dei processi, un gioco complice e sinergico di attacco e difesa, che sta dando i suoi frutti.

(Maurizio) Devo dire che lavorare con un figlio è abbastanza complicato, il cambio generazionale racchiude in se tantissime problematiche, scontro generazionale, modi di vedere il commercio e l’azienda in maniera differente, ma del resto anche io ho vissuto momenti davvero complicati con mio padre anche per la grande differenza di età, circa 50 anni e poi prima si era molto più rigorosi, lasciando poco spazio al proprio figlio anche se io ero il continuatore di un’attività. Ovviamente ora provo enorme piacere nel vedere Alessandro prendere sempre più spazio all’interno dell’azienda anche se delle decisioni sono molto sofferte, anche perché per le nuove generazioni esiste il bianco o il nero per la mia generazione esistono anche tutte le sfumature di grigio. Il nostro rapporto ormai è organizzato seguiamo due mondi completamente differenti io sempre presente in negozio dalle 6.30 alle 20 per incontrare clienti e fornitori, mentre lui svolge le attività più dietro le quinte. Ma il mondo oramai è questo e dobbiamo provare ad adattarci alle novità e alle innovazioni, siamo arrivati a 108 e abbiamo fissato un nuovo traguardo ovvero di arrivare a 200 anni.