Divin Castagne per rilanciare la cucina mediterranea a Sant'Antonio Abate
Promuovere il patrimonio storico ed artistico locale attraverso il perfetto connubio tra Arte e arte culinaria
Un evento dedicato ai sapori, ai vini ed ai prodotti dei Monti Lattari. Ma soprattutto alla castagna ed al patrimonio storico e artistico di Sant’Antonio Abate, incastonata tra la penisola sorrentina, il Faito e l’entroterra stabile, che deve la sua ricchezza ai prodotti della terra. Sapori di un territorio rurale che si fanno espressione di identità e cultura con Divin Castagne Art Food Wine Festival (20-23 ottobre) nell’ambito del progetto Università delle Tradizioni; un evento promosso dall’Associazione Napoli è che ha come obiettivo la promozione del patrimonio storico-artistico locale, delle sue tradizioni popolari e dell’enogastronomia. La principale fonte di ricchezza di Sant’Antonio Abate è data infatti dalle sue eccellenze della terra, che beneficiano della particolare combinazione idrogeologica e climatica del bacino produttivo del Parco dei Monti Lattari e dell’Agro Nocerino-Sarnese, l’area del tipico pomodoro San Marzano e di altri prodotti, come la castagna che per secoli ha rappresentato la principale fonte alimentare della popolazione montana durante l’autunno e l’inverno; materie prime che rappresentano la base della cucina mediterranea. Cibo, dunque, visto non solo come necessità ma anche come materia da ammirare, da offrire e da percepire. “Una cucina che, attraverso i suoi piatti, veicola messaggi come un’opera d’arte. Quella che è capace di trasmettere e tramandare conoscenze ed emozioni nel tempo”, afferma Carmine D’Aniello, imprenditore locale ed organizzatore dell’evento. L’obiettivo di Divin Castagne Festival è proprio questo: trasportare i visitatori in un ambiente ricco di spunti in grado di coinvolgere i cinque sensi grazie al connubio Arte e Arte culinaria. Anche per la sfera musicale l’ispirazione proviene dal mondo dell’arte. L’evento non può non omaggiare ,infine, ai Musici Ambulanti, l’antico mosaico del II secolo a.C. raffigurante un suonatore di timpano proveniente dalla Villa di Cicerone a Pompei, come la più antica testimonianza dell’origine della tammurriata, una musica autoctona che nonostante le influenze alternatesi nel corso del tempo è rimasta viva ed immutata, con gli stessi ritmi e gli stessi strumenti. Se la principale risorsa di questo bacino produttivo è data dalla sua fertilità e dalla passione per le cose buone, come commenta Antonio Paletta, imprenditore pastaio, bisogna saperlo raccontare. E’ per questo che Napoli è si prefigge anche lo scopo di mettere in rete tutti i comuni dell’area per “fare voce grossa” e per condividere con tutti il “gusto della qualità” a cui soprattutto chi abita in città è oggi poco abituato. Con l’obiettivo inoltre di realizzare una filiera certificata e garantita da un bollino di tutela. Soprattutto nell’ottica di creare nuova occupazione. Più di quaranta gli chef provenienti da tutta Italia che si alterneranno ai fornelli con piatti aventi come ingrediente principale la castagna, dal toscano Luca Natalini alla modenese di origini marocchine Majda Nabaoui e alla campana Fabiana Scarica.
Eduardo Cagnazzi