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"Donald Trump? E' come il crack". Maria Latella racconta il voto Usa

La campagna elettorale Usa vista dalla giornalista Maria Latella: "Donald Trump è come il crack. Hillary alla Casa Bianca? E' ora di una donna"

Maria Carla Rota (@MariaCarlaRota)

Effetto Trump sulla campagna elettorale. "A mesi di distanza dall'elezione del presidente, gli americani sono già mobilitati con un incredibile anticipo rispetto al passato. I mass media, soprattutto le televisioni, si sono subito buttati sull'imprenditore e politico, l'unico capace in questo momento di alzare l'audience e ridare fiato ai loro disastrosi conti economici". Ad analizzare con Affaritaliani.it la campagana elettorale in corso negli Stati Uniti è Maria Latella, giornalista di Skytg24, Radio24 e il Messaggero. Il suo è uno sguardo d'eccezione: in questo momento si trova a Chicago come resident fellow per un ciclo di cinque settimane di lezioni, dal 4 aprile al 4 maggio, all'Institute of politics dell'università cittadina. A invitarla è stato David Axelrod, il famoso consigliere della comunicazione di Barack Obama come profonda conoscitrice anche della politica a stelle e strisce.

 

latellaMaria Latella
 

Cinque i temi che Latella ha pensato per gli universitari di Chicago: il confronto Trump-Berlusconi, l'impatto del terrorismo sulla vita quotidiana in Europa, l'influenza dei social media sulle campagne presidenziali, l'emergenza dei migranti in Europa, incontro a cui sarà presente anche il ministro Pinotti, e infine il populismo, con la partecipazione dello storico e sociologo francese Mark Lazar, in collegamento da Parigi, e dell'economista Luigi Zingales.

Ha esordito con un confronto Trump-Berlusconi: che cosa li accomuna?

"Sono molto simili dal lato comunicativo. Si sono presentati entrambi come vincenti nella vita, hanno lavorato molto sulla rabbia e sull'insoddisfazione dei cittadini, hanno puntato sulla contrapposizione all'establishment. Se però Berlusconi ha fondato un partito e così ha unito il centrodestra, Trump sta dividendo la sua parte politica. E tutti sono convinti che, se anche non dovesse arrivare alla nomination, continuerà a dare fastidio".

In che modo la presenza di un personaggio come Trump sta influenzando la campagna elettorale?

"Questa volta la campagna elettorale è partita con un larghissimo anticipo rispetto al passato. Siamo già in pieno svolgimento, eppure il nuovo presidente sarà eletto solo il prossimo novembre. In televisione il confronto politico è continuo, dai candidati alle loro famiglie. L'America stessa sta notando che la presenza di Trump è stata probabilmente la causa scatenante di questo cambiamento. E' arrivato in un momento di grande crisi per i media americani, soprattutto per le tv. C'è estremo bisogno di audience e di soldi. E Trump, in questo senso, si è rivelato come il crack per un drogato di crack".

Da donna vorrebbe Hillary Clinton alla Casa Bianca?

"Sarei più che contenta. E' arrivato il momento di una donna commander in chief. Le donne della comunità afroamericana sperano molto in lei".

E Sanders?

"C'è uno schieramento molto netto nell'elettorato. I giovani, soprattutti i maschi, sono molto incuriositi da Sanders, che sta sempre più emergendo".

Come è stato incontrare Barack Obama per la prima volta?

"L'ho trovato in grandissima forma, galvanizzato dai sondaggi, che stanno andando bene. E' un personaggio molto carismatico e molto determinato nel perseguire il suo obiettivo. Ma non è arrogante. E' assertivo. Vuole convincere, non sfidare. Ha espresso la sua preoccupazione per il rischio di eccessiva polarizzazione della politica, dove nessuno è più in grado di ascoltare l'altro".

Qual è la percezione degli studenti americani verso l'Italia?

"C'è molta curiosità verso il nostro Paese e verso l'Europa. Qui a Chicago ho trovato una qualità impressionante per quanto riguarda gli studenti. Sono ventenni, Millennials per intenderci, per nulla viziati, molto informati e impegnati. Un ragazzo texano mi raccontava  di come abbia speso le sue vacanze in Grecia per studiare l'emergenza migranti da vicino e per dare una mano concretamente, essendo lui un aspirante medico. Certo, essendo comunque giovani e americani, non percepiscono bene quanto l'Europa stia cambiando dopo le stragi di Parigi e di Bruxelles. Per questo parlerò degli effetti economici che si sono avuti sul turismo e sui consumi, della ridotta mobilità per noi cittadini, dell'effetto politico degli attentati, a sua volta legato al tema delle migrazioni. Sembra incredbibile che si stia costruendo una barriera tra Italia e Austria".