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Costume
Donne trentenni: meno carriera, ma più potere. I nuovi equilibri casa-lavoro
Avanza in Europa, dall'Italia alla Francia, la schiera delle nuove trentenni. Donne che, spinte dal doversi adattare a un'economia sempre più "uberizzata", ovvero sempre più fluida e flessibile, hanno cambiato i loro progetti di vita e adottato nuove prospettive esistenziali. 
 
Prima si puntava a una carriera lineare e perseguita a tutti i costi, oggi si sceglie di non chiedere avanzamenti di carriera e si punta più a un lavoro su misura per se stesse, spesso un progetto da portare avanti autonomamente. Scelte di ripiego? Assolutamente no. Decisioni che vengono prese volontariamente e consapevolmente, senza alcun rimpianto rispetto alla perdita del lavoro fisso. Fino a pochissimi anni fa si diventava lavoratrici autonome o freelance perchè costrette dalla crisi economica e dai sempre più numerosi tagli aziendali. Ma oggi, a forza di fare "di necessità virtù", questa prospettiva è diventata il vero valore aggiunto per la propria vita. "Non tornerei più al grigiore e alla rigidità del lavoro in ufficio - spiega ad Affari Giovanna, 35 anni, freelance milanese -. Ci sono voluti molti mesi per costruirmi un lavoro come libera professionista, ma oggi sono soddisfattissima. Riesco a stare di più con i miei figli e mi occupo della loro crescita, senza più sensi di colpa per averli lasciati all'asilo o con la babysitter per troppe ore al giorno". ".
 
Il rifiuto del modello tradizionale di successo significa anche rimanere magari in azienda, ma non chiedere, e persino rifiutare se capita, eventuali avanzamenti di carriera, che comporterebbero sicuramente molto stress in più, a fronte di tante responsabilità e poche soddisfazioni, anche economiche. "Ho due bambini piccoli e mi hanno chiesto di rientrare anticipatamente dalla maternità perchè si stavano aprendo buone prospettive di carriera - racconta Elena, 37enne milanese, esperta di marketing e relazioni pubbliche -. Ma ho rifiutato. Preferisco mantenere la flessibilità del telelavoro per avere maggiore equilibrio tra casa e ufficio".
 
Roberto Re primo piano2013
 
Affaritaliani.it ne ha parlato con Roberto Re, uno dei più noti mental coach in Italia, autore di numerosi libri tra cui "Smettila di incasinarti!" e "Leader di te stesso". 

Come sta cambiando la prospettiva esistenziale delle trentenni di oggi? Dalla Francia all'Italia, sembra che l'obiettivo di una carriera intesa in senso tradizionale sia passata in secondo piano. Lei è d'accordo?

"Sono d'accordo per un semplice motivo: non esiste più la carriera tradizionale, il cui mood fondante si sta poco per volta estinguendo. Non esiste più quel mondo del lavoro in cui tu entravi in un'azienda, facevi i tuoi compitini, una volta ogni anno o due anni avevi il tuo scatto di carriera, dopo vent'anni diventavi dirigente e dopo altri anni andavi in pensione. Oggi le proiezioni dicono che sarà sempre più un'anomalia rimanere a lavorare in un'azienda per più di 5 anni, quindi la carriera è diversa. Niente più posti fissi in azienda, ma si fa carriera aumentando le proprie competenze, abilità e capacità, il proprio appeal sul mercato. Il problema è però che la maggior parte della gente che giudica ha nella testa il modello tradizionale, che ad oggi non garantisce più nulla. Oggi non esiste più la sicurezza, le aziende licenziano e falliscono". 

L'idea di un lavoro "su misura" non è più un ripiego, ma una scelta? 

"E' una scelta, perché c'è stato un altro grande cambiamento negli ultimi trent'anni. Se guardiamo la generazione precedente, quella dei nostri genitori, per loro lavorare era un dovere e poi un piacere, quindi non era preso in considerazione che il lavoro ti desse soddisfazioni personali e ti facesse esprimere al meglio te stesso. Oggi una persona, qualsiasi attività svolga, desidera anche soddisfazioni, un lavoro che le permetta di evolversi come persona, che dia delle opportunità. Questo perché la parola "benessere" è diventata una parola chiave della nostra esistenza, chiunque viene costantemente bombardato da riflessioni sulla qualità della vita e anche il lavoro ormai rientra in questo concetto. L'adattarsi ad un lavoro che non ci fa star bene non è più accettabile, per cui sempre più spesso trovare un lavoro a propria misura è un'esigenza e una scelta ben precisa".

Che cosa chiedono le giovani donne che oggi si rivolgono a un coach? Quali valori mettono in primo piano? Che obiettivi si danno?

"In generale oggi una delle difficoltà principali è riuscire a coniugare la vita personale e la vita professionale. C'è un'enorme differenza fra uomini e donne in questo. Le donne sono molto più rigorose ed esigenti verso se stesse. L'uomo mediamente riesce a mettere da parte più facilmente i problemi. Inoltre, l'uomo tende di più a realizzarsi nell'azione e le sfide lo fanno sentire realizzato e importante, la donna, invece, tende a realizzarsi per sua natura molto di più nella relazione". 

Portare avanti un progetto proprio dà più potere? In che modo sviluppa la leadership?
"Avere un progetto proprio dà indubbiamente più potere personale, si ha la responsabilità sulle proprie scelte e sui propri risultati ed obbliga a sviluppare più leadership: "il prezzo della leadership è la responsabilità", diceva Winston Churcill. Qualsiasi ruolo che ci dia una maggiore responsabilità ci obbliga a sviluppare una maggiore leadership personale. Per alcuni versi un ruolo da dipendente offre il vantaggio di sentirsi più protetti, si è parte di un sistema in cui qualcun altro prende delle decisioni". 

Non adattarsi al lavoro, ma adattare il lavoro a noi: è questa la nuova filosofia?
"Tutte le volte che dobbiamo adattarci a qualcosa che non ci va bene incontriamo difficoltà. È come indossare un vestito che non è della propria taglia: non ci si sente a proprio agio. Mentre prima il solo fatto di avere un lavoro andava bene, oggi questo non funziona più. Le persone cercano, o vorrebbero quantomeno, un lavoro che si adatti a loro, che li faccia stare bene e si agganci al discorso del benessere". 

Consigli per vivere (e non solo sopravvivere) questa nuova fase dell'economia e della società?
"Per non sopravvivere e poter vivere pienamente si devono avere degli standard più alti della media, non accettare la mediocrità. Per poter fare questo serenamente abbiamo bisogno di un qualcosa che le generazioni precedenti non avevano perché trovavano sicurezza in alcuni elementi esterni (il lavoro, la famiglia, la casa). Infatti l'obiettivo dei genitori era quello di sistemare i figli, cioè aiutarli a trovare un lavoro, ad avere una casa e a metter su famiglia. Quando avevi questi tre elementi avevi tutto ed eri sistemato per il resto della vita, salvo complicazioni. Oggi se hai tutti e tre non hai più la certezza di averli ancora il giorno dopo. Quindi l'esterno non ci dà più quelle certezze. L'unica vera chiave importante che ci permette oggi di affrontare questo mondo che cambia velocemente, e che paventa che il nostro lavoro tra qualche anno non esista più perché sostituito da un'app, è la capacità di trovare sicurezza in se stessi. L'unica cosa a cui possiamo appigliarci è il proprio sé. E' come quando da ragazzini in autobus si cercava di stare in piedi senza attaccarsi alle maniglie, mentre la mamma diceva "tieniti, tieniti" e imperterriti si rispondeva "no, ce la faccio lo stesso!". Ecco nella vita oggi è così, bisogna essere in grado di stare in piedi da soli, non si hanno più maniglie a cui aggrapparsi. Stare in piedi da soli vuol dire avere la vocina interna che dice "qualcosa succeda io rimango in piedi, non è un problema, sono in grado di farlo, ho la possibilità di farlo, ho le potenzialità per farlo e lo farò se sarà necessario". Con questo tipo di fiducia in sé qualsiasi cosa accada restiamo in piedi, altrimenti dinnanzi alla prima curva o frenata improvvisa il rischio è quello di cadere rovinosamente a terra". 

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